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VISIONI


ven 7 settembre 2018

IL RIFUGIO ULTIMO DELL’UMANO

Fuori il giallo. Dentro, negli uffici e nei pochi appartamenti ancora abitati, il blu. Per tutti, l’unica illuminazione proveniva dai giganteschi schermi televisivi. Unica fonte per l’approvvigionamento di energia. L’aumento delle temperature che pian piano aveva costretto le città a proteggersi dal giorno e a vivere di notte, decretò la fine del fenomeno migratorio. L’odio per il diverso era stato fino ad allora l’ultimo collante sociale dell’uomo europeo. E con la sua fine, in una società per sempre sgretolata, il consumo diventò il riparo di una specie che affrontava il tema della propria estinzione. Il rifugio ultimo dell’umano era la trappola definitiva, in cui il desiderio e l’affettività personale e sociale avevano come unica forma d’espressione la merce. A guardare la città dall’alto, i pochi esseri umani rimasti sembravano pesci in un acquario. Blu.

Din don dan! dan don din!
Interno supermercato, una signora di mezza età interpretata da una bionda ventenne spinge il carello della spesa. Tra gli scaffali di prodotti per l’igiene intima incontra un uomo vestito di bianco, la calotta cranica traslucida, gli occhi gattiformi e il sorriso leggermente luciferino.
Uomo: Signora mia, ma che fa con quelle creme lucidanti nel carello? Donna: Sono per mio marito, non ha più capelli! Uomo: Signora mia, oggi il desiderio di avere capelli è più importante dei capelli stessi, ci dona serenità e sicurezza, senza avere il problema di doverci pettinare o andare dal parrucchiere.
Donna: Perbacco buon uomo, lei ha ragione! Cosa mi consiglia di fare? Uomo: Signora mia, abbandoni quelle pomate lucidanti e scelga Alopex, il nuovo shampoo per stimolare il desiderio dei capelli. Donna: Finalmente la calvizie non è un più un problema! Mio marito ne sarà entusiasta!
Uomo: Signora mia! Donna: Buon uomo! Uomo: Viva viva Alopex! Donna: Viva viva Alopex!
Din don dan! dan don din!
Le radiazioni luminose prodotte dallo schermo televisivo inondavano l’intero ambiente, un seminterrato composto di un solo locale, virando al blu anche il tenue chiarore della lampadina che penzolava esanime dal soffitto.
Mara si alzò dal tavolo e si diresse all’angolo cucina, armeggiando con la piastra a induzione elettrica per scaldare del caffè. Renato la guardava pensieroso, le gambe penzoloni dalla sedia. Erano sposati oramai da due anni. Non aveva ancora capito se per noia, per amore o per militanza. L’odore di caffè invase la stanza.
Alberto, la schiena rivolta ai compagni per fronteggiare meglio il ventilatore appoggiato sulla piccola libreria, si girò all’improvviso di centottanta gradi. Piantò il suo sguardo acuminato nei loro occhi, come un indiano che scaglia una freccia nel tronco sacro al centro del villaggio.
Erano le uniche due persone al mondo di cui si fidava, Renato e Mara. Erano la prima cellula del MASA (Movimento Armato Sankarista Anticonsumista). La Squadra Uno.
Alberto cercò di staccare i lembi di camicia che il sudore aveva incollato alla sua pelle, sbatté le mani nodose sul tavolo, facendo sobbalzare compassi, squadre e righelli, e cominciò a ripassare il piano. Prima la Squadra Due avrebbe dovuto disattivare l’allarme dell’ingresso della sede centrale del Ministero della Pace Fiscale, poi loro avrebbero avuto sette minuti per arrivare nei sotterranei, piazzare i detonatori, e andarsene.
L’ostacolo maggiore risiedeva nel fatto che nel palazzo si trovavano delle guardie, armate di tutto punto, i cui percorsi casuali stabiliti ogni sera da un algoritmo non era possibile conoscere in anticipo. Ma in fondo, una sola era la controindicazione decisiva. Il percorso studiato per giungere nei sotterranei, il passaggio attraverso i montacarichi delle cucine, richiedeva cinque minuti solo per il percorso di andata. Il ritorno non era assicurato.
Se tutto va bene, aveva concluso infatti il suo monologo Alberto, se almeno uno di noi riesce a piazzare la dinamite, il Server Centrale delle Ricevute Elettroniche esploderà in mille pezzi. Mara e Renato annuirono, ognuno assorto nei propri pensieri.
Era scontato che nessuno sarebbe riuscito a uscire. Se non disteso, orizzontale. Probabilmente smembrato.
Era una missione suicida, questo era chiaro fin dall’inizio.
Din don dan! dan don din!
Interno appartamento. Un’allegra famigliola bianca, eterosessuale e borghese, è seduta sul divano. Elegantemente vestiti, padre, madre e due figli maschi sorridono all’uomo in gessato che su una poltrona mostra loro dei video su un tablet. Due giovani ragazze in abiti succinti, accovacciate ai lati dell’uomo in gessato, accompagnano le immagini con ampi gesti e ammiccano seduttive ai due figli sul divano.
Uomo in gessato: Se non vi accontentate di un’erezione triste, abbandonate la vostra utilitaria e scegliete il Suv Durex
(Sguardo complice del padre. Annuire addomesticato della madre. Risolini eccitati dei figli. Sguardi promettenti delle ragazze).
Uomo in gessato, mostrando sul tablet il video di un incidente stradale in cui è coinvolto il Suv Durex: Osservate l’eccitazione, immaginate la tensione sessuale, provate l’emozione di un coito di classe superiore!
(Sguardo consapevole del padre. Annuire addomesticato della madre. Risolini eccitati dei figli. Sguardi lascivi delle ragazze).
Uomo in gessato, mostrando sul tablet alcune statistiche sui recenti incidenti stradali: Come dimostrato dai più recenti studi scientifici, gli incidenti con le utilitarie provocano un’energia sessuale pari a venticinque orgoni, mentre gli incidenti con i Suv Durex partono da settantasette orgoni per raggiungere i centoventi orgoni in caso di vittime accertate.
(Sguardo convinto del padre. Annuire addomesticato della madre. Risolini eccitati dei figli. Gesti provocanti delle ragazze).
Poi l’uomo in gessato si alza, e sorridendo esce nel giardino dell’abitazione dove si trova il nuovo Suv Durex consegnato alla famiglia, e mentre padre e madre salgono le scale per dirigersi nella stanza da letto del piano superiore, i due figli cominciano a carezzare le due ragazze rimaste nell’appartamento.
Din don dan! dan don din!
Con le prime luci del mattino, la temperatura continuava a salire. Un fascio luminoso giallo e accecante incendiava l’aria della città oramai deserta. Il rumore dei condizionatori aumentò d’intensità fino a coprire ogni altro suono. Un ronzio continuo, spezzato solo dalle sirene dei carri della protezione civile che ululavano nelle vie facendo scappare i cani randagi, padroni della città durante il giorno.
Fuori il giallo. Dentro, negli uffici e nei pochi appartamenti ancora abitati, il blu. Per tutti, l’unica illuminazione proveniva dai giganteschi schermi televisivi. Unica fonte per l’approvvigionamento di energia. A guardare la città dall’alto, i pochi esseri umani rimasti sembravano pesci in un acquario. Blu.
Mara passò una mano sui fogli di carta da imballaggio su cui era disegnata la mappa del Ministero della Pace Fiscale, poi d’improvviso prese un sasso usato come fermacarte e lo scagliò contro il muro. Spegnete quella cazzo di televisione, urlò. Poi si afflosciò sulla sedia, sul punto di scoppiare a piangere.
Era oramai da diverso tempo, da quando Mara era poco più che una bambina, che le televisioni non si spegnevano mai. Dapprima il bonus era facoltativo, per ogni ora di televisione tenuta accesa si otteneva un’ora di elettricità gratuita. Poi il Governo aveva passato il decreto Salvavita, secondo cui i consumatori avevano ancora la libertà di spegnere il televisore, ma in quel caso la sospensione della fornitura elettrica sarebbe stata immediata e ripristinata solo dopo ventiquattro ore. Quarantotto per i recidivi. E così via.
E con le temperature che continuavano a salire, il bisogno di energia per mantenere i frigoriferi, i condizionatori e i ventilatori, era divenuto una necessità vitale. Dopo tre giorni senza corrente elettrica si andava incontro a morte certa. Per questo, pur avendone la possibilità, da molti anni nessuno spegneva più i televisori.
Per questo sembrava che il mondo fosse osservato attraverso un filtro rosso, colore scomparso dalla triade primaria. Fuori tutto era giallo. Dentro blu.
Din don dan! dan don din!
Studio del telegiornale. Due androidi asessuati guardano fissi in camera. Muti.
Voce fuori campo: Ci scusiamo per l’interruzione della pubblicità ma volevamo informare il gentile pubblico di consumatori che questa notte sono stati arrestati quattro elementi del pericoloso Movimento Armato Sankarista Anticonsumista. Avevano hackerato la centralina dell’Iva, che come sapete il Presidente ha ridotto lo scorso mese al 2% per incentivare i consumi. Speravano di farla franca, ma sono stati presi e consegnati alla giustizia del Tribunale del Popolo. Saranno giustiziati domani stesso in diretta televisiva. A breve saranno venduti i diritti e vi comunicheremo quale canale televisivo trasmetterà la cerimonia. Ringraziamo il Presidente per l’ennesimo atto di generosità verso i cittadini.
Fermo immagine del Presidente.
Din don dan! dan don din!
Quel pezzo di merda, mormorò Renato con ancora impressi nella retina i lineamenti flaccidi del Presidente. Suo padre era stato uno dei più ostinati oppositori alla sua ascesa, prima di morire per la grande epidemia seguita alla soppressione dei vaccini.
Si ricordava ancora, bambino, il rifiuto del genitore di portare la famiglia alle celebrazioni aziendali per Ralph Nader, il profeta della moderna filosofia del consumo, sepolto nel cimitero di Highgate, a fianco di Karl Marx.
Il Presidente nasceva come un piccolo e innocuo avvocato di provincia, che aveva avuto l’idea di creare la prima Società a Tutela dei Consumatori. All’inizio sembrava tutt’al più un personaggio folcloristico, non scevro da gaffe e scivoloni ridicoli. Sempre pronto a citare in giudizio qualunque autorità per assicurarsi l’appoggio dei cittadini. Della gente. Ma quando, con l’avvento dell’ondata populista e la fine dell’Europa, decise di buttarsi in politica, tutto mutò molto rapidamente.
Il cambiamento climatico, l’aumento delle temperature che pian piano aveva costretto le città a proteggersi dal giorno e a vivere di notte, decretò la fine del fenomeno migratorio. L’odio per il diverso era stato fino ad allora l’ultimo collante sociale dell’uomo europeo.
E con la sua fine, in una società definitivamente sgretolata, il consumo diventò l’ultimo rifugio di una specie che per la prima volta nella storia affrontava filosoficamente il tema della propria estinzione.
L’unico legame che era rimasto agli uomini con l’ambiente circostante e con i suoi simili, era quello della gestione dei desideri e delle affettività legate all’acquisto. E il Presidente lo aveva capito prima di tutti.
Le prime class action erano un ricordo oramai lontano, di quando Mara, Renato e Alberto erano bambini. Eppure, lì s’intravedeva già l’ultimo stadio psicologico della deriva umana. Classi sociali e rapporti di forza che si liquefacevano e si ricomponevano nel magma indistinto del ceto unico dei consumatori.
Come aveva insegnato Ralph Nader, il diritto inalienabile dei cittadini non era più di appropriarsi dei mezzi di produzione, ma di un prodotto finito a loro scelta.
Non fu difficile incanalare questa rabbia e questa paura nelle urne. In pochi anni la Società a Tutela dei Consumatori si trasformò nel Partito dei Consumatori e conquistò il Parlamento. Spinto dall’ondata populista che aveva decretato la fine dell’Europa, divenne in breve la maggioranza relativa. Poi assoluta. Din don dan! dan don din!
Esterno notte. Strade rese fluorescenti dalle insegne luminose. Orde di giovani in divertimento controllato, puliti e sorridenti, entrano ed escono dai negozi e festeggiano gli acquisti con danze e girotondi. Voce fuori campo: Solo da Mastella i migliori ombrelli.
Figurante vestito da inviato speciale della televisione, porge il microfono a un gruppo di ragazzi: Avete già comprato il vostro ombrello da Mastella? Ragazza bionda e sorridente in abito bianco: Certo, ne ho appena presi due, uno anche per mia madre!
Copia di ragazzi biondi in camicia bianca e denti di madreperla: Noi stiamo giusto entrando ora da Mastella, la nostra serata sarebbe inutile altrimenti. Ragazza bruna prosperosa in canottiera: Anche io ne acquisterò uno, di tonalità leggermente diversa rispetto a quello che ho comprato la settimana scorsa. Ho visto la pubblicità dei nuovi colori su Canale 69.
Figurante vestito da inviato speciale della televisione, esaltato: Che gioventù meravigliosa, il vostro divertimento è la nostra più grande soddisfazione!
Ragazzina riccia, con brufoli e apparecchio dentale: Io non lo compro l’ombrello, che me ne faccio se qui non piove mai, se non ho mai visto la pioggia in vita mia? Figurante vestito da inviato speciale della televisione, condiscendente e paternalista: Mia cara ragazzina, l’ombrello non deve servire a nulla, è uno status symbol! E a vederti, ci è chiaro perché tu non lo abbia, forse che i tuoi genitori non se lo possono permettere?
Ragazzina riccia, con brufoli e apparecchio dentale, in lacrime: Nnnooooo… io non lo sapevo. Come posso fare per avere anche io un meraviglioso ombrello Mastella? Figurante vestito da inviato speciale della televisione, severo: Questa sera da Mastella ci sono anche saldi e prezzi speciali!
Ragazzina riccia (con meno brufoli e senza più apparecchio dentale), fiduciosa: Evviva! Evviva gli ombrelli Mastella!
Esterno notte. Strade rese fluorescenti dalle insegne luminose. Orde di giovani in divertimento controllato, puliti e sorridenti, entrano ed escono dai negozi e festeggiano gli acquisti con danze e girotondi. Una ragazzina riccia, bellissima e sorridente, danza come Ginger Rogers aprendo e chiudendo un ombrello. Accanto a lei una ragazza bionda vestita in abito bianco e una bruna prosperosa in canottiera le fanno da vallette.
Din don dan! dan don din!
Fuori, il giallo del sole. Dentro, il blu delle televisioni. Con l’arrivo del mezzogiorno le temperature salirono oltre i livelli di guardia. Anche le sirene della Protezione Civile si spensero, e nelle strade non vagavano nemmeno più gli sciacalli, canidi o umani che fossero.
Il rumore bianco dei condizionatori sembrava aver trasformato la città deserta in una navicella spaziale, in viaggio immobile verso l’eternità primordiale. Il futuro anteriore.
Alberto si allontanò dall’impianto radio, obsoleto ricordo di epoche lontanissime e unico modo per fuggire al controllo degli algoritmi, e avvisò Mara e Renato che era arrivato il messaggio della Squadra Due. Gli allarmi della sede centrale del Ministero della Pace Fiscale erano stati disattivati. Poi osservò i compagni, convinto di aver letto nei loro occhi una traccia d’indecisione.
Renato aveva la faccia stanca, i folti riccioli neri nascondevano a fatica uno sguardo pensieroso, quasi dubbioso. E’ stata l’apparizione del Presidente, mormorò Mara, la gola arsa dalla calura. Poi rivolse a Renato alcune parole di conforto.
Non erano mossi da motivi personali, anche se l’epidemia causata dalla sospensione dei vaccini aveva ucciso le persone a loro più care, anche se il caldo dovuto al cambiamento climatico aveva distrutto ogni relazione sociale. Il MASA (Movimento Armato Sankarista Anticonsumista) era nato per sovvertire i rapporti di classe tra produttori e consumatori, disse Mara.
E l’unico modo di farlo era creare il caos. Far saltare in aria il Server Centrale delle Ricevute Elettroniche, per impedire il monitoraggio dei consumi e mandare in tilt il sistema.
Se anche per sole quarantotto ore la gente non avrebbe potuto comprare più nulla, aggiunse convinta Mara, magari avrebbe cominciato a pensare che si poteva fare altro. Avrebbe potuto scoprire, nei recessi psichici di una mente oramai addomesticata, che esistevano desideri non legati all’acquisto di un prodotto.
Per questo loro erano lì. Per questo Mara, Renato e Alberto si consideravano avanguardia di classe. Fabbri deputati a rompere le gabbie. Marinai pronti a traghettare l’umanità verso nuovi inesplorati lidi. Psichiatri sociali investiti del dovere di far emergere nuovi desideri.
Din don dan! dan don din!
Studio del telegiornale. Due androidi asessuati guardano fissi in camera. Muti.
Voce fuori campo: E anche oggi la popolarità del Presidente si attesta sul 92% dei consensi. Da un recente sondaggio commissionato dal Corriere dei Consumatori, è il Presidente il prodotto che tutti vorrebbero comprare. L’oggetto del desiderio sessuale della nostra popolazione. Il mento pronunciato, le mascelle gonfie prossime all’ascesso, stimolano sessualmente casalinghe, impiegate e lavoratori di fatica. L’occhio spento da pesce lesso, provoca roboanti eiaculazioni in professionisti, manager, parrucchieri e commesse. Il capello stopposo stimola piacere anale in avvocati, notai, professori universitari e presentatrici televisive.
Din don dan! dan don din!
Tutto era pronto per la missione. Mara si alzò dal tavolo, si diresse verso l’armadio di plastica grigia che serviva da armeria e guardò di sottecchi Renato.
Odiava rendersi conto che il ritmo dei suoi pensieri era dettato dalla televisione, che il calendario delle sue priorità era stabilito dalle pubblicità. Significava che anche loro non erano immuni all’apparato ideologico dominante. Anche loro, in fondo, erano i figli del Presidente, unico in grado di soddisfare le loro necessità.
Odiava tutto questo, ma non poté fare a meno di porsi la domanda. Da quanto tempo non facevano l’amore? Forse da quando avevano smesso di fare acquisti. Era la realtà. C’era davvero una correlazione così stretta tra bisogno della merce e desiderio sessuale, o era solo una coincidenza?
Scacciò l’inquietudine impugnando un vecchio fucile a pompa e mettendoselo a tracolla. Poi si allacciò il pesante cinturone con le munizioni e coprì il tutto con la coperta isotermica.
Renato si accorse dello sguardo di Mara, e gli sembrò di leggere stampate nell’aria come fossero sottotitoli le riflessioni che si affastellavano nella mente della compagna. Ci aveva pensato anche lui ovviamente, si era anche chiesto se non fosse stata la scelta della clandestinità ad avere demolito il desiderio sessuale.
Ma si era subito risposto che la clandestinità era un paradigma sociale per tutti i sopravvissuti, costretti a inseguire il sonno di giorno e a lavorare la notte. A vivere nelle stanze blu, illuminate dagli schermi televisivi, per ripararsi dalla luce infuocata del sole giallo.
Il rosso era sparito per tutti, non solo per i militanti del MASA. Il desiderio sessuale era stato sostituito dal bisogno della merce. Se questo era stata l’idea geniale del Presidente, o semplicemente lui era stato in grado di cavalcare quell’onda comunque inarrestabile, quella mutazione antropologica in atto, non era possibile stabilirlo.
Di una cosa era sicuro. La Squadra Uno del MASA era solo l’avanguardia. L’attentato al Server Centrale delle Ricevute Elettroniche il primo atto di un conflitto necessario. Poi sarebbero arrivate altre battaglie. Poi la Squadra Due, o la Squadra Dieci o la Squadra Ventisette, sarebbe arrivata fino al presidente. E allora la pace e la giustizia sarebbero tornate tra gli uomini.
Con il sorriso sulle labbra Renato prese la dinamite e si accodò a Mara e Alberto. Prima che fossero fuori, nella torrida e rovente città deserta, si accorse che Mara aveva spento la televisione. Il dado era tratto. Erano pronti a dichiarare guerra allo Stato.
Din don dan! dan don din!
Esterno notte. Due bellissime ragazze bionde, bombastiche, i seni esplosivi stretti in tute di latex, una azzurra e una gialla. Con telecamera e microfono, si avvicinano a uno dei molti posti di blocco della città presidiati dall’esercito. Con fare accattivante si rivolgono ai militari.
Ragazza azzurra, volgendo il petto all’intervistato: Buonasera soldato! Com’è la situazione stasera? Soldato: Tutto tranquillo, come sempre!
Ragazza gialla, carezzandosi le natiche a favore di telecamera: Buonasera soldato! Ha mai pensato che anche il terrorismo in fondo è necessario alla nostra società? Soldato: Ma come? Cosa dice signorina?
Ragazza azzurra, muovendo vorticosamente la lingua a pochi centimetri dall’intervistato: Ma certo, reprimere un desiderio è sempre sbagliato, qualunque esso sia. Così si abbatte l’energia orgonica della cittadinanza, cala lo stimolo sessuale! Soldato: Mi scusi, non sapevo. Non avrei mai immaginato!
Ragazza gialla e ragazza azzurra, abbracciandosi voluttuosamente e rivolgendosi alla telecamera: Diamo libero sfogo alle nostre pulsioni, anche a quelle più recondite! Aiutiamo il terrorismo, Sovvertiamo l’ordinamento statale!
Esterno notte. Mentre un soldato, tolto l’elmetto, si gratta pensieroso la testa, due bellissime ragazze bionde, bombastiche, i seni esplosivi stretti in tute di latex, una azzurra e una gialla, cominciano a baciarsi. Sullo sfondo un’enorme esplosione distrugge una serie di palazzi governativi e di negozi. In sovraimpressione, appare l’invito del Presidente a iscriversi al MASA (Movimento Armato Sankarista Anticonsumista).
Fermo immagine del Presidente.
Din don dan! dan don din!

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