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MONITOR


lun 4 dicembre 2017

LA POVERTÀ AI TEMPI DELLA BREXIT

Negli ultimi quattro anni 400 mila bambini e 300 mila pensionati sono finiti tra i “nuovi poveri” nel Regno Unito della Brexit e delle disuguaglianze. Tra tagli al welfare e salari stagnanti, migliaia di persone faticano ad arrivare alla fine del mese.

“Hanno visto moltitudini d’inglesi migrare da Londra verso città a buon mercato, “galleggianti” su un oceano di solitudine, povertà, disperazione e paura. Hanno visto migliaia di giovani arrivare a Londra – nel cuore del nuovo “miracolo”, al centro del “sogno” – per rimanere incatenati a lavori di merda. Hanno visto la desertificazione del Nord Inghilterra insieme all’esclusione che dilagava.” Da “L’esercito degli invisibili – il Tredicesimo piano”
È il Regno Unito che negozia le condizioni del suo divorzio dall’Unione europea quel luogo dove negli ultimi quattro anni 400 mila bambini e 300 mila pensionati sono finiti tra i “nuovi poveri”. È la ricca Gran Bretagna (solo per alcuni), quella terra dove ci sono famiglie che vivono in bilico sulla soglia della sopravvivenza. Secondo un rapporto della JRF, Joseph Rowntree Foundation, se il livello di povertà delle famiglie con tre figli era sceso dal 45 per cento di metà anni Novanta al 32 per cento nel 2012/2013, è risalito a quota 39 per cento solo quattro anni dopo. Succede oggi, nell’Inghilterra delle disuguaglianze.

“È una vera lotta quella di migliaia e migliaia di persone ogni giorno per far quadrare i conti”, ha detto Campbell Robb, della JRF, ai microfoni del programma “Today” di Radio 4 e ripreso dalla BBC. “Questi dati preoccupanti suggeriscono che siamo ad un punto di svolta nella nostra lotta contro la povertà. Le scelte politiche, la stagnazione dei salari e l’incertezza economica significano che centinaia di migliaia di persone stanno ancora lottando per sbarcare il lunario”, ha aggiunto a The Guardian.
“Londra è una città rigidamente divisa in classi sociali e bantustan etnici, compartimenti stagni tanto sovrapponibili quanto impossibili da esondare. E il resto del paese è pure peggio. Chiunque parli o scriva di multiculturalismo e integrazione non è mai stato a Londra. O non l’ha mai capita.” Da “London is burning, un rogo di classe”
I numeri raccontano di un incremento della povertà dovuto a un sistema di welfare che non si è adeguato all’aumento dei costi. I salari delle famiglie a basso reddito sono rimasti fermi – spiega la JRF – mentre sono andati via via erodendosi i benefici fiscali. Il meccanismo si è rivelato simile anche per le pensioni degli ultrasessantacinquenni più poveri che hanno subito i tagli imposti dalle politiche di austerity, mentre i prezzi delle case e le tariffe energetiche crescevano selvaggiamente.

Solo sbloccando il sistema di aiuti sociali – spiega la JRF ripresa dalla BBC – il governo potrebbe aiutare 14 milioni di persone (ovvero 4 milioni di bambini e 1,9 milioni di pensionati). “Le persone che lavorano non stanno ricevendo un ritorno equo da questo sistema economico”, ha detto la leader del sindacato dei trasporti Tuc, Frances O’Grady, al quotidiano The Guardian, visto che oggi “i salari reali sono più bassi di dieci anni fa”.

Se non ci saranno interventi per ovviare ai tagli sul welfare, altri 400 mila bambini potranno finire sotto la soglia della assoluta povertà. Lo dicono numeri che guardano ai prossimi sei anni, snocciolati dall’Institute for Fiscal Studies. L’Inghilterra nordorientale e le East Midlands, insieme al Galles e all’Irlanda del Nord saranno le zone più a rischio. Cosa significa? Vivere in povertà “assoluta” nel Regno Unito ai tempi della Brexit, per una coppia con due bambini, vuol dire percepire un reddito inferiore a 345 sterline a settimana (il 60 per cento della media stabilita dal governo). E le stime prospettano un futuro in cui, in termini reali circa 7,5 milioni di famiglie con un reddito basso verranno private di oltre 500 sterline all’anno di sgravi fiscali e aiuti.
“Per definire quanti migrano all’interno della comunità europea verso l’Inghilterra, in cerca di migliori condizioni di vita, assistenza pubblica, protezione sociale, Cameron ha parlato in modo spregevole di “turisti del welfare”. Al contrario il «turismo dei capitali», ovvero la libera circolazione dei capitali stessi, è accettato e sollecitato. Anche i capitali si spostano e migrano in cerca di condizioni fiscali più vantaggiose, e ovviamente le trovano laddove i regolamenti sono più blandi. Bisogna prendere atto dell’esistenza di un grande arbitraggio comunitario fra capitali e individui, in virtù del quale i primi sono sempre graditi mentre i secondi sono spesso osteggiati. UK è – al tempo stesso – un esempio classico ed estremo, estendibile al resto della comunità europea, di come vengano fissate regole per limitare la mobilità di uomini e donne, attaccando i diritti riconosciuti e le garanzie del welfare, mentre si creano “habitat” sereni e accoglienti per i capitali e per coloro che li esportano.” Da “Brexit tra turisti del welfare e turisti del capitale – il Tredicesimo piano”

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