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MONITOR


ven 28 aprile 2017

IL PERCORSO DELLA GENTRIFICATION A LIONE

La Francia sta cambiando e a raccontarlo sono proprio le sue città. Se Lione è tradizionalmente un luogo di passaggio, disseminato di locande e magazzini, la zona della Guillotière è da sempre la porta d’accesso alla città. Nel corso del Novecento sono arrivati e hanno percorso queste strade italiani, armeni e greci, poi maghrebini, e asiatici e africani nella seconda metà del secolo. Il cambiamento sta emergendo più violentemente negli ultimi quindici anni, ma viene da lontano: ha iniziato a scorrere nelle profondità del quartiere come la Rize, il torrente sotterraneo, coperto e interrato a metà Ottocento.

Nel 2014, per alcune settimane, nell’importante place Gabriel Péri sono stati alzati blocchi di cemento e una recinzione: una sorta di falso cantiere, con lo scopo di dissuadere i rom dal riunirsi in quello spazio dov’erano soliti farlo.
La Guillotière sta cambiando. Probabilmente Lione e la Francia intera stanno cambiando. Ma l’effetto in questo quartiere fa più impressione. Perché se Lione è tradizionalmente un luogo di passaggio, disseminato di locande e magazzini, la Guillotière è da sempre la porta d’accesso alla città, situata com’è sulla rive gauche del Rodano in corrispondenza del primo ponte costruito sul fiume. Nel corso del Novecento sono arrivati e hanno percorso queste strade italiani, armeni e greci, poi maghrebini, e asiatici e africani nella seconda metà del secolo.
Il cambiamento sta emergendo più violentemente negli ultimi quindici anni, ma viene da lontano: ha iniziato a scorrere nelle profondità del quartiere come la Rize, il torrente sotterraneo, coperto e interrato a metà Ottocento.

La Guillotière cuore del cambiamento di Lione

Quando si parla della Guillotière si parla sempre di molti elementi diversi.
Piuttosto centrale, ben collegata, sul piano amministrativo la Guillotière è parte di due diversi arrondissement. Ha confini incerti ma rintracciabili nel Rodano a ovest, una ferrovia a sud e due larghi viali a est e nord.
Le popolazioni che la abitano appartengono a realtà socioeconomiche lontane, e l’espressione di questa distanza è chiaramente visibile nella struttura del quartiere stesso.

La strada della gentrification

Da una parte le strade irregolari della parte più antica, dall’altra le strade ordinate della pianta a scacchiera novecentesca. Da una parte gli edifici bassi costruiti per i commercianti, con la bottega sotto e la casa sopra. Dall’altra gli alti palazzi borghesi di stampo haussmaniano, che si alzano lungo i grandi assi del quartiere. E poi le nuove e impersonali costruzioni anni Settanta e Ottanta, destinate ai lavoratori immigrati.
Da una parte le varie comunità arabe, cinesi, afro-caraibiche, le marginalità che vivono la Guillotière com’era e si stringono in piccoli sottoquartieri separati. Dall’altra, il percorso intrapreso sulla strada della gentrification.
Liberi professionisti e giovani famiglie benestanti che arrivano nel quartiere, fra brunch della domenica e partecipate feste notturne.

Tra terziarizzazione e associazionismo per tenere insieme quell’eterno “noi” e “voi”

Molte attività del quartiere si orientano alla terziarizzazione. Contestualmente, ex magazzini sono diventati spaziosi loft, e nel 2013 è stato aperto un hotel della catena Mama Shelter, che sul sitodi AccorHotels viene presentata così: «Luogo di vita, vero rifugio urbano, bello, moderno, popolare, divertente e caloroso».
L’associazionismo prova ad avere un ruolo di mediazione fra le anime della Guillotière. Di sicuro ha contribuito a portare feste aperte alla collettività, mercati di prodotti locali, festival geek, orti urbani.
Il punto è che l’incontro e lo scambio fra quelle anime è mancato. Immigrati e bobos (per semplificare le categorie) nello spazio della Guillotière si fronteggiano invece di convivere in senso etimologico. Da una parte le macellerie arabe e i bar africani, dall’altra le gallerie d’arte e i negozi bio. Separazione, noi e voi.
Il caso quasi didascalico per raccontare questa realtà è l’importante rue Montesquieu, e la sua evoluzione spaziale.
All’inizio, in prossimità del Rodano, la strada è abitata dall’anima popolare e métissée del quartiere, con gli squat e i vecchi immobili cadenti, lo spaccio e il disordine. Via via che la si percorre, rue Montesquieu cambia volto con sempre più forza. Boutique, atelier dove fare corsi di pittura, ristoranti che ospitano concerti e mostre temporanee.

L’esempio dei giardini

Poi ci sono i giardini, che negli ultimi anni fioriscono negli isolati della Guillotière. È una delle associazioni del quartiere a creare nel 2003, presso l’Ilôt Mazagran, un piccolo giardino pubblico, spazio verde condiviso, bene comune.
Ma più interessante è il caso del giardino nell’Ilôt d’Amaranthes, stavolta a partire da un bando pubblico per la riprogettazione dell’isolato, dove comunque la gestione spetta a un’associazione.
Nelle intenzioni doveva essere una piazza-villaggio, un riferimento e un centro aperto a tutti gli abitanti del quartiere: è diventato un punto di ritrovo solo per la parte benestante ed è stato chiuso da un recinto, per timore di vandalismi.

Guardare agli anni ’80 per capire le origini della gentrification

Se vogliamo davvero leggere la Guillotière di oggi, bisogna tornare agli anni Ottanta. È quello il momento di svolta. Per la crescita demografica, intensa e costante, e per l’intervento urbanistico che prende in mano l’area come mai aveva fatto.
Dal 1984 il Comune di Lione, di concerto con lo Stato francese e l’ANAH (Agence Nationale pour l’Amélioration de l’Habitat), lancia una serie di operazioni programmate di politica urbana sul territorio della Guillotière. Un impegno sistematico e continuo nel tempo, che era sempre mancato e che proseguirà per un trentennio almeno.
La strategia è recuperare edifici esistenti e costruirne di nuovi dopo aver distrutto quelli irrecuperabili. Si interviene anche per liberare spazio costruito e dare aria e valore al tessuto, oltre a creare piccoli parchi che vadano a colmare la tradizionale assenza nel quartiere. Soprattutto, centinaia di alloggi in stato d’abbandono vengono sistemati e rimessi sul mercato, benché l’offerta di alloggi a basso costo continui a risultare insufficiente.
Nei recenti interventi dall’alto sul quartiere, una tappa significativa è l’inaugurazione nel 2001 della linea 1 del tram di Lione, che ha una fermata “Guillotière” e riduce ulteriormente la distanza simbolica e fisica tra il quartiere e il resto della città. E altrettanto importante è il rinnovamento e l’apertura al pubblico nel 2007 degli spazi sul Lungo Rodano, un’operazione massiccia volta a far vivere più direttamente il rapporto col fiume.

Gli altri esempi

Di esempi di gentrification a Lione ce ne sono altri (Saint-Georges, La Duchère), ma il confronto inevitabile è con Croix-Rousse: quartiere sulla riva destra del Rodano, luogo suggestivo per i suoi pendii e per il passato di centro industriale della lavorazione della seta. Qui, dalla metà degli anni Settanta, gli operai hanno progressivamente lasciato la zona, in un brusco processo di ricambio della composizione, che ha seguito un’impennata del costo degli alloggi.
È questo il precedente storico della gentrification a Lione, e fa mormorare che la Guillotière possa essere una “nuova Croix-Rousse”. Ed è indubbio che il processo di trasformazione sia in atto. Eppure il quartiere sembra ancora al riparo da uno stravolgimento profondo e violento come quello di Croix-Rousse. La complessità e la parcellizzazione della Guillotière fanno sì che alcune parti resistano, o facciano da zavorra, al tentativo di totale riqualificazione dell’area.

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