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MONITOR


ven 5 agosto 2016

IL PAZIENTE INGLESE È DEBOLE, ARRIVA BANK OF ENGLAND

L’ambulanza BoE arriva con la sua politica monetaria espansiva, proprio mentre la politica non è in grado di dare risposte precise su dove sarà dirottata la Gran Bretagna guidata da Theresa May

05 Agosto 2016 – Delle condizioni dell’uscita di Londra dall’Unione europea non si sa ancora nulla. La Brexit e i suoi effetti, però, si fanno sentire. La Bank of England ha deciso di tagliare i tassi di interesse, abbassandoli allo 0,25%. Questa è la notizia, e non stupisce. Il governatore Mark Carney lo aveva già annunciato tre settimane fa, salvo poi rimandare all’ultimo momento. L’ultimo taglio era stato a inizio 2009, in piena crisi economica. I timori oggi sono simili: l’incubo chiamato recessione va scongiurato.

L’ambulanza BoE arriva con la sua politica monetaria espansiva, proprio mentre la politica non è in grado di dare risposte precise su dove sarà dirottata la Gran Bretagna guidata da Theresa May (pronta a resuscitare le politiche industriali come strategia post-Leave).

Insieme al taglio dei tassi, Carney ha deciso di iniettare nell’economia britannica altri 60 miliardi di sterline, aumentando gli acquisti di asset da 375 miliardi di sterline a 435 miliardi. Così il Quantitative easing sale. La sterlina intanto soffre: appena dopo l’annuncio delle misure, è scesa di valore dell’1% rispetto alle principali monete. La Bank of England si aspetta una spinta dell’inflazione all’1,9% nel terzo trimestre del prossimo anno.
È una «nuova realtà» quella del post-Brexit, ha detto Carney. E bisogna farci i conti. Per questo servono misure «tempestive e coerenti», che possano avere conseguenze immediate sull’economia britannica. Perché, ha aggiunto, «il Regno Unito ce la può fare».

Kevin Dowd, professore di Economia e Finanza alla Durham University, solo qualche giorno fa sosteneva – come riportato dall’Independent – che la BoE fosse «addormentata al volante» e che il Regno si stesse lentamente dirigendo «verso una nuova crisi finanziaria, più grande di quella del 2008».

Al Tredicesimo piano dei Diavoli, invece, le previsioni parlavano di giochi di prestigio delle banche centrali. Staremo a vedere.
Nato a Liverpool sessantuno anni fa, Philip Wade insegna Storia contemporanea al “Birkbeck” College di London City. Studioso del teatro elisabettiano, un prestigioso MBA in Economics e un passato da strategist presso il desk fixed income della J*** Bank, è considerato una delle voci più influenti e autorevoli della sinistra inglese.

Dunque torniamo ai giochi di prestigio delle banche centrali?
Bank of England stampa denaro e con quello compra debito pubblico. Non chiede più cedole al Tesoro, perché dovrebbe rigirarle comunque sotto forma di dividendi. È una pratica che usano anche a Washington DC, ma in questo caso è molto pericolosa, perché Bank of England è debole: e in caso di un attacco alla sterlina, non avrebbe la forza di opporsi. Sarebbe sola contro tutti. Contro il mercato che vede la preda debole, e contro le altre banche centrali che almeno all’inizio non correranno ad aiutarla.

Possiamo dire che da un punto di vista finanziario l’Inghilterra adesso è fragile?
Fragilissima. E il rischio di vedere il pound sotto attacco è molto concreto. Una moneta fuori controllo può essere devastante per un Paese, in particolar modo se è povero di materie prime. Può condurre a iper-inflazione, blocco dei capitali e via dicendo.

Ed è questo che prevede per UK in futuro?
Prevedo che per evitare questa situazione, UK cercherà di assumere – anzi, meglio: di certificare – il ruolo di piazza di riciclo mondiale. Cercherà di farlo ai margini dell’Europa, il che rende tutto più complicato. Non sarà facile, e non è detto che sarà possibile. Però, guardi, non mi sorprenderei di vedere un attacco speculativo su pound e CDS UK nelle prossime settimane. Quando perderemo la tripla A, finiremo sui radar screen dei più grandi raider. E allora sarà tempesta.

Continua a leggere UK, l’inizio della fine. Ue, la fine dell’austerity. Il Tredicesimo piano

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