Decodificare il presente, raccontare il futuro

MONITOR


mar 11 maggio 2021

SINDEMIA

È «Sindemia» quando la malattia colpisce tutti, ma il modo in cui ognuno la subisce è diverso. Il podcast di Stefano Bises con I Diavoli.

È sindemia quando la malattia colpisce tutti, ma il modo in cui ognuno la subisce è diverso.
Diverso se sei giovane o anziano. Se sei sano o sei malato. Se hai accesso a cure tempestive o se non hai la possibilità che qualcuno si prenda cura di te.
È sindemia quando la malattia fa male anche se non la prendi. E anche in quel caso, fa male in modo diverso.
Se sei costretto a lavorare fuori comunque o puoi farlo da casa. Se la casa dove sei potuto restare è grande o piccola. Se hai un lavoro tutelato o se te lo sei dovuto inventare ogni giorno. Se hai un’attività solida o fragile. Se sei uno studente con tutto il necessario per imparare anche a distanza o se in casa non ci sono abbastanza computer, o nessun computer e neppure internet.
Se sei bianco o sei nero. Se sei donna o sei uomo. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.
E in tutto il mondo, i milioni di morti, le decine e decine di milioni di persone che hanno perso il lavoro, o lo perderanno, che non recupereranno l’istruzione perduta, scivolando ancora più indietro nella scala sociale, si concentrano tra chi era più debole: non solo di salute, ma anche economicamente e socialmente.
Questa è la sindemia.

Quello che avete appena letto è il trailer di Sindemia, il primo podcast dei Diavoli, prodotto da Chora Media, che abbiamo realizzato insieme a Stefano Bises: sceneggiatore di diversi film e serie come Gomorra, The New Pope, Il miracolo.

«Sindemia» è una parola coniata dall’antropologo americano Merril Singer, e ripresa quest’anno dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet per riferirsi alla pandemia da covid-19. Una parola che significa, letteralmente, l’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione sinergica di una o più malattie trasmissibili, caratterizzata da pesanti ripercussioni, in particolare sulle fasce di popolazione svantaggiata.

Sindemia è diventato quindi un viaggio al termine della notte degli ultimi trent’anni, quelli della globalizzazione neoliberale e del monopolio della tecnofinanza, del capitalismo estrattivo delle piattaforme e della sorveglianza, della progressiva perdita di tutele e della deleteria dispersione delle lotte.

I trent’anni che hanno cambiato in maniera definitiva il mondo per come lo conoscevamo.

Per questo Sindemia, che raccoglie anche gli interventi di David Quammen, Gino Strada, Vittorio Agnoletto, Francesca Coin, Pier Giorgio Ardeni, Stefano Liberti, Andrea Capocci, Guido Brera, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini e Pietro, un lavoratore della logistica, è un ulteriore tentativo di decodificare il presente per raccontare il futuro. Un futuro che è già qui.

Nella prima puntata di Sindemia abbiamo provato a ricostruire come questo dannato virus – che tutti nella comunità scientifica si aspettavano e che in molti ci avevano avvisato che sarebbe arrivato – non sia apparso dal nulla, né tantomeno sia stato creato in laboratorio, come sarebbe comodo credere per rifuggire alle nostre responsabilità. L’emergere e il diffondersi del Sars-CoV-2 è invece il frutto avvelenato di decenni di devastazione ambientale, di deforestazione e cambiamento climatico, di allevamenti intensivi e consumo ininterrotto delle risorse del pianeta.

Nella seconda puntata raccontiamo invece come e perché il virus abbia colpito gli strati più deboli della popolazione. Mentre chi poteva, chi aveva i soldi, si è salvato. È un’indagine sociale ed economica che non fa sconti a nessuno, in alto e in basso, e che racconta di un tessuto sfilacciato che aspettava solo di rompersi per sempre. Quella che abbiamo vissuto è una tragedia di dimensioni epocali causata non certo dal battito d’ali di un pipistrello, ma da un modello di sviluppo che era già gravemente malato da ben prima dell’arrivo della pandemia.
Nella terza puntata, oltre a cercare di capire come sia stato possibile smantellare la nostra sanità pubblica senza badarci più di tanto – e facendo sì che il covid imperversasse senza trovare alcuna barriera o scudo di protezione –, guardiamo al futuro. Un domani che non ispira fiducia se è vero che davanti ai vaccini, il primo banco di prova dopo mesi in cui abbiamo continuato a dirci di aver capito la lezione, ci siamo comportati esattamente come prima. Seguendo le logiche di un modello economico dannoso e insostenibile.
Il virus, dunque, non guarda in faccia a nessuno, perché non è interessato alla vita delle persone che colpisce. La sindemia invece sì, lo è. Perché colpisce i deboli, i fragili, le persone meno tutelate. La sindemia uccide gli anziani, i poveri, le donne, i migranti, i malati, i disabili.

Perché oggi, che cominciamo a intravedere un barlume di speranza all’orizzonte, è più che mai necessario scardinare ogni teoria del cigno nero, ovvero il tentativo di razionalizzare e giustificare a posteriori un evento in sé imprevedibile.

Lo spiega benissimo nel podcast il giornalista scientifico David Quammen, che con il suo libro Spillover quasi dieci anni fa aveva previsto l’arrivo della pandemia, quando dice che non dobbiamo tanto immaginare se potrà arrivare un nuovo e più pericoloso virus. Ma solo attrezzarci per essere pronti quando arriverà. Perché arriverà.

Se è vero che la sindemia rispecchia le fratture e le ingiustizie della nostra società malata, e le rende ancora più evidenti, allora dobbiamo lottare ogni giorno per cambiare le cose e non accontentarci di voler tornare alla normalità di prima. Perché era quella normalità a essere il problema.
Buon ascolto.


La vita di prima (Sindemia, parte 1) https://www.spreaker.com/user/choramedia/00019-01-creditsok
Il virus della disuguaglianza (Sindemia, parte 2) https://www.spreaker.com/user/choramedia/00019-02-rc
I padroni dei vaccini (Sindemia, parte 3) https://www.spreaker.com/user/choramedia/00019-03-def2
#sindemia#podcast#i diavoli#stefano bises#pandemia#disuguaglianza

NEWSLETTER


Autorizzo trattamento dati (D.Lgs.196/2003). Dichiaro di aver letto l’Informativa sulla privacy.



LEGGI ANCHE: