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MONITOR


lun 16 dicembre 2019

LA GUERRA CHE VIENE. BREXIT, VOLUME TRE

Se “la zattera di pietra” di José Saramago si staccava dal continente e vagava nell’oceano per inseguire l’utopia, l’isola di cemento britannica dichiara la sua separazione dall’Unione Europea da immobile, pronta a essere inghiottita dallo stesso capitale finanziario che ha generato questa frattura. La terza tappa del viaggio dei Diavoli, giù nell'abisso britannico, attraverso le sue sabbie mobili.

Sotto un vento sferzante e continuo, nell’estremo occidente britannico, le sabbie mobili della Morecambe Bay emergono rancide dal sottosuolo. Si aggrappano ai confini dell’isola e ne impediscono la deriva.

Se La zattera di pietra di José Saramago si staccava dal continente e vagava nell’oceano per inseguire l’utopia, l’isola di cemento britannica raccontata da James Ballard dichiara la sua separazione dall’Unione Europea senza avere la capacità di andarsene. Si ferma, immobile, pronta a essere inghiottita dallo stesso capitale finanziario che questa frattura ha provocato e guidato.

Prima di Morecambe Bay, c’è Lancaster. Avamposto romano, nel medioevo diventa una delle più importanti città del Regno e la sede del più famoso processo per stregoneria: The trials of the Pendle witches. Oggi, sul banco degli imputati c’è Jeremy Corbyn.

Ha spostato il partito troppo a sinistra. E infatti ha preso solo un milione di voti più di Ed Miliband e Tony Blair e due milioni più di Gordon Brown, gli ultimi candidati centristi del Labour. È un vecchio rottame, figlio di antiche ideologie che non tengono il passo con il contemporaneo. E infatti ha stravinto nella fascia di età 18-30 e vinto in quella 30-50. Ha perso di poco tra gli over 50 e di molto tra gli over 65.
Jeremy Corbyn è come le streghe, colpevole fino a prova contraria. Colpevole di mostrare la possibilità di un altro mondo, migliore. Colpevole di volere la pace.

«Jeremy Corbyn è stato colpevole prima ancora che cominciasse il processo. La stampa per mesi lo ha trasformato nel bersaglio del più plateale disprezzo e abuso personale. È stato letteralmente il fantasma che si aggirava per la Gran Bretagna con un manifesto di trasformazione sociale che per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale osava proteggere il lavoro, l’ambiente, cambiare la tassazione e rifinanziare il welfare» dice Francesca Coin, senior lecturer in Sociologia alla Lancaster University.

«È il più grande inganno del capitale quello che porta le persone a votare, o addirittura a lottare, contro i propri interessi materiali. Se possiamo chiamare fascismo questo mix di austerity, razzismo e politiche neoliberali che attendono il Regno, sotto questa categoria vanno incluse anche le promesse sul “fare” e “controllare” che hanno caratterizzato la campagna elettorale dei Tories» dice John Foot, professore di storia contemporanea alla Bristol University.
Nella storia più recente, quella imperiale, Lancaster era patria dell’industria tessile. E della schiavitù. Tra un canale e una guglia gotica, un mercatino dell’usato affollato come non mai e un pub dove bere per ricordarsi di dimenticare, appare un dipinto. Fatto dai ragazzi della scuola, rappresenta uno dei “benefattori” della città con in mano quello che sembra un guanto. È la mano del suo schiavo, che tagliò e seppellì nel cimitero alla morte del fedele servitore.

È l’eterno ritorno dell’Impero, sotto vecchie e nuove forme.

«Il neoliberalismo in bancarotta può solo rilanciare su un protezionismo nazionalista che come un muro tenga a distanza la crisi e i migranti. Qui come altrove. Ora ci sarà un inevitabile rafforzamento ed estensione dei legami del Commonwealth. E un ancora più stretto – e vassallatico – legame con gli Usa, Trump o non Trump, e con gli altri paesi anglofoni» dice Leonardo Clausi, corrispondente del «manifesto» da Londra.

«Non mi stupirei se la Gran Bretagna dei prossimi anni diventasse una specie di Dubai, un paradiso fiscale che offre libertà ai capitali e agli imprenditori, e in cui la working class vive in condizione di proto-schiavitù. Mi attendo un aumento della disoccupazione, una privatizzazione finale della sanità con ingresso feroce delle compagnie farmaceutiche americane, l’istruzione in buona sostanza è già privata, assalti ulteriori alle protezioni sociali. Libertà di movimento dei capitali per i ricchi; confini, tagli, polizia e sfruttamento per tutti gli altri» aggiunge Francesca Coin.

Le sabbie mobili del neoliberismo sono al lavoro. Andy Capp non ha più scampo.

Da Hartlepool a Middlesbrough, da Leeds a Bradford, da Manchester a Blackpool, da Lancaster a Morecambe. Da Est a Ovest, dall’alba al tramonto. L’inverno del nostro scontento si è infine abbattuto si questa escrescenza di terra emersa nel Mare del Nord.
Roy, titolare della pescheria Edmonsons della Morecambe Bay, mostra fiero le fotografie in bianco e nero di una ridente cittadina di villeggiatura con un enorme piscina affollata e gremita. Tutto intorno, sullo sfondo, navi da pesca e da commercio solcano placide il mare gelido.

Oggi non è più così. Morecambe Bay non è altro che l’ennesima ghost town britannica. La “Food Bank”, che distribuisce cibo a chi nel punto di sviluppo più avanzato dell’Occidente non ha i soldi per mangiare, è presa d’assalto. Sono giovani, bianchi, inglesi. Credono nell’Impero. Hanno votato Boris Johnson. Sono pronti alla guerra.

Qui nel 2004 una ventina di immigrati irregolari cinesi, arrivati nei container nel porto di Liverpool e poi distribuiti come schiavi lungo la costa, fu inghiottita dalle sabbie mobili. Erano quasi tutti giovani di vent’anni. Raccoglievano molluschi sulle sabbie mobili in cambio di paghe da fame, in nero. Morirono tutti, per la gloria dell’Impero.

Fu una tragedia della schiavitù che non scalfì la grandeur blairiana, un grido d’allarme che non fu compreso. Oggi i migranti muoiono quotidianamente nei campi e nei siti di costruzione, nelle fabbriche e nei container. Oggi gli abitanti del Regno fanno la spesa alla Food Bank e votano contro i propri interessi. Rimpiangono l’impero e votano per la Brexit che ne segnerà la fine. Odiano i migranti e ne gioiscono per le morti, coprendosi gli occhi per non capire che stanno uccidendo loro stessi.

Lo specchio è ignobile, perché mostra che l’altro siamo noi.

Con disarmante innocenza, serafico, Roy indica il manifesto elettorale appeso alla vetrina della sua pescheria, e dice: «I Tories con l’austerity hanno tagliato ogni servizio, il welfare e la sanità pubblica. Per questo li ho votati. Perché adesso con la Brexit saranno i grado di farci ripartire».
Di fronte alla Morecambe Bay c’è Barrow In Furness, dov’è nato Mark Fisher, uno dei più lucidi analisti delle sabbie mobili del neoliberismo, della loro capacità di inghiottire ogni dimensione dell’essere umano privandolo di qualsiasi possibilità di fuga. Anche solo immaginaria.

Quarant’anni di politiche di austerity, di tagli indiscriminati, hanno eroso ogni speranza. «Se non è proprio la fine della democrazia, è la sua riduzione a una serie di rappresentazioni messe in scena dal potere che tutti sanno essere false, ma che sono abbastanza divertenti o rassicuranti da essere tollerate» scrive William Davies su «The Guardian».

Nella società del burnout raccontata da Mark Fisher e Byung-Chul Han, di cui il Regno è manifestazione più sublime, in ogni bagno pubblico o privato c’è un pulsante attraverso cui i clienti possono dirsi più o meno soddisfatti del livello di pulizia dell’ambiente. Tutto è sotto controllo, tutto è in competizione, ogni cosa è sottoposta a giudizio.

Se pigi il rosso, licenziano metà dei lavoratori perché non hanno pulito bene. Se pigi il verde licenziano metà dei lavoratori perché evidentemente ne bastano di meno per fare quel lavoro. Se pigi il giallo licenziano i lavoratori perché nella società della performance bisogna sempre primeggiare.

Nei cessi del Regno è racchiuso il segreto di questa umanità avariata.

Imprigionato nel più violento dei sistemi di disciplina e sorveglianza mai messi in atto nella storia, l’essere umano utilizza le sue ultime forze per giudicare ed essere giudicato. The trials of the Pendle witches, oggi, è ovunque.

Camminando lungo la promenade della Morecambe Bay, tra una serranda abbassata in maniera definitiva e un edificio sul punto di crollare, i pub e le sale giochi sono le uniche luci che illuminano la notte prematura.

Viva Las Vegas! Where the neon signs flash your name, the one-arm bandits cash in, all those hopes down the drain… … …

Morecambe Bay è finis terrae. Oltre le sabbie mobili non c’è più nulla. Solo la fine del Regno e l’inizio dell’Altra parte di Alfred Kubin. Scritto profeticamente pochi anni prima dell’inizio della Grande Guerra, il romanzo racconta un mondo «gravato da un mistero permanente, concepito come un mosaico di ruderi, antichità, e avanzi decrepiti e corrosi del passato».
Il fallimento della Cop25, la conferenza mondiale sul clima, e la Brexit a venire a seguito delle elezioni britanniche, con conseguente disgregazione dell’Europa, sono collegate tra loro. Sono l’ultima dichiarazione di guerra del capitalismo della catastrofe. L’ennesimo reiterato attentato di Sarajevo. Il casus belli infinito.

«La Brexit come primo passo dello smembramento d’Europa, uno degli assi portanti dell’ordine del secondo dopoguerra, scandirà l’inizio di una fase di straordinaria instabilità. Un po’ come la sospensione della convertibilità della sterlina in oro nel 1914 ha scandito l’inizio di una fase di instabilità culminata nella prima (e poi seconda) Guerra Mondiale, così stiamo assistendo alla lunga agonia dell’ordine geo-monetario del secondo dopoguerra. Sarà tutto fuorché piacevole. Quel che mi spaventa è che, anche nel secolo scorso, è stato necessario attraversare i peggiori incubi per tornare a essere umani» dice Francesca Coin.

Il viaggio al termine della notte della dissoluzione del Regno e della fine dell’Europa si conclude davanti all’Old Pier Bookshop. Una libreria labirinto borgesiano di dimensioni infinite, contenente tutti i libri mai pubblicati dalla notte dei tempi.

Ronnie, il libraio, mostra una copia della seconda edizione originale di The road to Wigan pier di George Orwell, che la fine del Regno l’aveva individuata nel momento della sua massima espansione.
E il fascismo lo aveva combattuto non solo in Catalogna nel 1936 impugnando le armi contro il Bando Nacional, ma anche e soprattutto a casa propria, individuando nell’adesione della working class bianca britannica all’ideologia imperiale i germi della sua sconfitta.

«Non ci dormo la notte per quello che è successo: un giorno ci sveglieremo e ci renderemo conto di essere stati presi in giro. È facile ripetere gli errori del passato se non li ricordi più. E sappiamo cosa succede quando l’Europa non è unita. Quanto tempo è che non vediamo la guerra tra paesi europei, per quanto tempo ancora potrà durare la pace?» chiede Ronnie.

Le sabbie mobili hanno inghiottito ogni speranza. Andy Capp si prepara alla guerra.
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