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TREDICESIMO-PIANO


ven 18 novembre 2016

ITALIA: TEMPESTA PERFETTA

«Roma è di nuovo sotto attacco. La marea montante del populismo spaventa i mercati (...) La paura è l’alfa e l’omega, sta al principio e alla fine di tutto. Previsioni negative generano panico, e alcuni sanno approfittarne per alzare profitti. Ma non è solo questo. Potremmo definire lo spread lo slogan della campagna elettorale dei mercati, l’endorsement occulto della finanza al tempo della sua pervasività biopolitica: cioè, quando diventa dispositivo di manipolazione capace anche d’indirizzare e raccogliere il consenso»

«Se ci pensi, però, qualcosa di simile l’abbiamo già visto», dice dopo qualche secondo con voce conciliante. «Destabilizzare per stabilizzare, diffondere il panico per creare l’ordine.» Massimo annuisce. «Te lo concedo, è vero. Qualcosa di simile l’abbiamo già visto. Una volta mi hai detto che non c’è stato nessun dopoguerra, che in Europa si combatte in modi diversi da più di mezzo secolo. Adesso stanno cambiando armi per aumentare l’intensità dello scontro.» Flavio sorride amaro. «Solo i morti conoscono la fine del la guerra. E c’è sempre bisogno di un nemico, di un conflitto da combattere. (…)» Da I diavoli di Guido Maria Brera (Rizzoli, 2014)

Livraghi, la parola magica è tornata: spread. Il differenziale tra BTP e Bund veleggia intorno ai 180 punti base. Non accadeva da due anni a questa parte. Aggiungiamo che piazza Affari è in rosso e che le banche sono in calo, al centro di un’ondata di vendite. Che sta succedendo?

Roma è di nuovo sotto attacco. La marea montante del populismo spaventa i mercati. E in Italia, questa tendenza complessiva assume la forma di un pericolo minaccioso, perché incrocia una congiuntura segnata dall’imminente referendum e da una drammatica condizione del sistema bancario, prossima allo stallo. La partita su Monte Paschi è stata data per chiusa troppo presto. E poi verrà il turno di Unicredit con un aumento di capitale quantificato intorno ai 13 miliardi di euro. Definirla una “tempesta perfetta” non è un’iperbole. Del resto, di recente avevo messo in guardia contro il rischio di un taker over sul risparmio italiano. In quei giorni si profilava un passaggio di consegne – in alcuni grandi gruppi bancari e assicurativi del Paese – dai vecchi soci a nuovi soggetti pronti ad approfittare di un inasprimento dei parametri di controllo della Vigilanza europea. Le grandi manovre erano in atto da tempo.

L’aumento dello spread, dunque, è solo l’effetto di un’ondata di panico?

La paura è l’alfa e l’omega, sta al principio e alla fine di tutto. Previsioni negative generano panico, e alcuni sanno approfittarne per alzare profitti. Ma non è solo questo. Potremmo definire lo spread lo slogan della campagna elettorale dei mercati, l’endorsementocculto della finanza al tempo della sua pervasività biopolitica: cioè, quando diventa dispositivo di manipolazione capace anche d’indirizzare e raccogliere il consenso.

Tuttavia, questo non è accaduto con i recenti risultati del referendum inglese sul Brexit e delle elezioni americane.

Solo perché ci si concentra sui pronunciamenti espliciti della comunità finanziaria londinese o sull’appoggio alla campagna di Hillary Clinton da parte di alcune grandi banche d’affari. In realtà, la discontinuità è meno radicale di quanto si pensi. Basta vedere come hanno reagito i mercati alla vittoria di Trump. Non escludo che alcuni abbiamo preso in considerazione anche il successo del candidato repubblicano senza vincolarsi all’adesione a una delle due parti.  

Quindi, la marea populista non la preoccupa.

Dove tanti scorgono un pericolo e cedono al panico, io vedo solo possibilità e colgo occasioni. Sarà fondamentale capire quali saranno le mosse della BCE al prossimo meeting di dicembre. Mi aspetto nuovi stimoli e il prolungamento delle politiche monetarie espansive. Lo scorso dicembre, preannunciando burrasca sul Nordest italiano, con particolare riferimento ad alcune “popolari”, ho montato posizione corte sui bancari, cioè li ho “venduti allo scoperto”. Ma sulla street il tempo è tutto: così, prima delle eventuali mosse di Francoforte avrò chiuso quelle posizioni.

Cosa voterà al referendum?

Ovviamente, voterò NO. La crisi politica innescata da una vittoria del NO sarebbe una grande occasione per estrarre valore.
«Il nostro sistema è un organismo complesso a garanzia dell’equilibrio. Deve assecondare l’alternanza di fasi recessive ed espansive, e dev’essere assecondato dalla politica. Nel buio del teatro, dietro le quinte, a volte perfino sulla scena illuminata, abbiamo finanziato leader che rispondevano al nostro disegno. All’opinione pubblica abbiamo offerto finte alternanze al potere. Perché noi non siamo solo il mondo della finanza: siamo l’ordito segreto della realtà, nel tempo in cui tutto è intrecciato e connesso» Da “La biofinanza contro la rabbia e il dissenso” — Il Tredicesimo piano

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