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MONITOR


mer 4 agosto 2021

CARNE

Nel caldo e afoso inverno, Michel si aggira solitario per lo spettrale giardino deserto della villa seicentesca. Non solo siccità, deforestazione, cambiamento climatico, malattie. No, gli allevamenti intensivi erano diventati anche la prima causa di zoonosi, di trasmissione di virus da una specie all’altra.

Materia [matèria]. Dalla definizione on-line dell’enciclopedia Treccani: «nell’accezione più generica, ciò che costituisce tutti i corpi, la sostanza fisica che, assumendo forme diverse nello spazio, può essere oggetto di esperienza sensibile, ed è in generale concepita come esistente indipendentemente dalla coscienza individuale».

Oggi, il tempo per concepire le materie al di là della coscienza individuale e collettiva volge al termine.


carne

Parigi, quartier d’Auteuil. Irrorato dal sole primaverile il giardino della grande villa seicentesca gronda di allegria e di felicità. Il banchetto del ricevimento prosegue lieto, mentre alcune coppie danzano e i bambini ridono rincorrendosi. Sulle tavole imbandite non manca nulla, c’è da bere e da mangiare in abbondanza. Philippe, il padrone di casa, ha voglia di una bistecca. Alta, sanguinolenta. Adora la carne, la mangia almeno cinque volte la settimana, se riesce anche di più. Tutti intorno a lui adorano la carne, tutti mangiano carne.

L’umanità la mangia dalla notte dei tempi la carne, cruda, ancora prima di imparare a cuocerla. È uno stato di natura. Per decine di migliaia di anni l’uomo ha cacciato animali per cibarsene, e in alcune parti del mondo ancora lo fa. Per la maggior parte però è diventato stanziale, ha scoperto l’agricoltura, ha costruito città, si è moltiplicato all’infinito sulla superfice terrestre. Adesso gli umani sono sette miliardi, più o meno, e tutti mangiano carne, più o meno. Non solo Philippe.

Per soddisfare questi nuovi bisogni dell’umanità aumentata sono stati creati gli allevamenti intensivi. Migliaia di animali, centinaia di migliaia di animali, rinchiusi in enormi capannoni dove non penetra luce solare, impossibilitati a muoversi: nascono, ingrassano, sono macellati, impacchettati, mangiati e quindi digeriti. Questi allevamenti intensivi permettono all’intera popolazione mondiale di cibarsi di carne, ma hanno alcune controindicazioni.

Per esempio secondo le Nazioni Unite sono la fonte principale della siccità e dell’inquinamento idrico. Non solo si spreca una quantità abnorme di acqua – è stato calcolato che la bistecca da un chilo che arriva sulla tavola di Philippe ha avuto bisogno di 15mila, q-u-i-n-d-i-c-i-m-i-l-a, litri di acqua –,c’è poi tutto il problema dello smaltimento delle enormi quantità di feci degli animali che non è più concime ma anzi, rende improduttivo il terreno e inutilizzabili le acque.
La bistecca costa molto cara a Philippe, i suoi figli da grandi non avranno più acqua.

Parigi, quartier d’Auteuil. Sotto una grande tenda che li copre dal sole estivo, un nutrito gruppo di banchieri, industriali e politici francesi è riunito nel giardino della grande villa seicentesca per decidere le sorti del paese. Tra una portata e l’altra, degustando preziose bottiglie di vino, si discute degli assetti economico finanziari della nazione, della scalata a quel gruppo assicurativo, della stabilità incerta di quel conglomerato bancario. I camerieri in livrea portano infine a tavola la viande, la carne. Marcello, il padrone di casa, inebriato dai profumi affonda felice le posate in quella tenera materia ancestrale.

Come per la bistecca di Philippe, anche la tagliata di Marcello proviene però dagli allevamenti intensivi. Se prima ci siamo accorti che sono la principale causa della progressiva diminuzione di acqua potabile a disposizione del pianeta, ora è forse il caso di approfondire per renderci conto che sono anche la principale causa del cambiamento climatico. Gli animali accatastati negli allevamenti intensivi hanno infatti bisogno di cibo, e quale miglior cibo della soia?

Di solito si pensa che la soia sia il sostituto della carne invece la soia è la materia più usata per crearla, la carne. La produzione di soia nel mondo è cresciuta a dismisura, arrivando a sfiorare il mezzo miliardo di tonnellate annue, e di queste almeno l’ottanta per cento è destinata a diventare cibo per gli animali degli allevamenti intensivi. Per produrre così tanta soia bisogna trovare terreni utili. Per trovare terreni utili si disboscano foreste in giro per il mondo. Si devasta il pianeta.


Effetto serra, emissione dei gas, scioglimento dei ghiacciai, aumento della temperatura terrestre, inondazioni e scomparsa di interi territori, siccità, migrazioni, guerre, virus, pandemia, fine dell’umanità. Questo contiene la tagliata in cui affonda le posate Marcello, di questo dovrebbero occuparsi i banchieri, i politici e gli industriali seduti a tavola con lui. Altro che la scalata del noto industriale al debole gruppo assicurativo, non sono più questi gli equilibri fondamentali per il mondo al giorno d’oggi.

La tagliata costa molto cara a Marcello, un domani non avremo più né industriali né gruppi assicurativi.

Parigi, quartier d’Auteuil. Il grande tiglio che troneggia nel giardino della villa seicentesca comincia a perdere le prime foglie all’avanzare dell’autunno, e i bambini felici ci giocano rincorrendosi e rotolandosi, fino a che la madre li richiama all’ordine: è pronto a tavola. Approfittando di una delle ultime giornate calde, anche se in generale si fanno sempre più calde, Ugo ha deciso di far mangiare la famiglia in giardino e per questo ha ordinato dal suo macellaio di fiducia in rue Boileau degli ottimi hamburger. Eccoli che arrivano. Che delizia, pensa Ugo, mentre affonda i denti nella carne.

Come per la bistecca di Philippe e la tagliata di Marcello, anche l’hamburger di Ugo proviene però dagli allevamenti intensivi. E se prima ci siamo accorti come questi siano responsabili del più grande spreco mai visto d’acqua, dell’aumento delle temperature e della devastazione del pianeta, forse non abbiamo ancora ben capito che gli allevamenti intensivi porteranno all’estinzione dell’umanità. E no, non è un’esagerazione, ma una semplice constatazione che parte dall’hamburger di Ugo e arriva alla fine di ogni racconto sotto il nome di antibiotico resistenza.

Gli animali rinchiusi e ammassati negli allevamenti intensivi infatti rischiano seriamente di ammalarsi, anzi sono malati, per questo sono bombardati di antibiotici fin dalla nascita. Si stima che oltre il settanta percento degli antibiotici prodotti nel mondo, uno dei più grandi asset di big pharma e dell’industria farmaceutica, sia destinato agli animali degli allevamenti intensivi. Sia per trattare i malati, sia per evitare i contagi (metafilassi) sia per prevenire eventuali malattie (profilassi) una quantità industriale di antibiotico finisce in ogni animale che sviluppa ovviamente una serie di batteri resistenti all’antibiotico.

Questi batteri si diffondono nell’ambiente, attraverso l’aria e le acque, tramite gli esseri umani che fanno parte del ciclo della logistica degli allevamenti intensivi, attraverso i trasporti, i rifiuti organici e inorganici, tramite lo smaltimento delle carcasse degli animali morti. Attaccano l’essere umano, lo rendono immune agli antibiotici, alle medicine, lo costringono ad assumere sempre più farmaci, lo rendono sempre più malato. Lo uccidono. Secondo le Nazioni Unite l’antibiotico resistenza entro il 2050 causerà almeno dieci milioni di morti l’anno. Dieci milioni di morti, gli altri saranno malati.

L’hamburger costa molto caro a Ugo. A breve, in quel giardino, i pochi superstiti saranno tutti malati.

Parigi, quartier d’Auteuil. Nel caldo, asciutto e afoso inverno, Michel si aggira solitario per lo spettrale giardino deserto della villa seicentesca. Non c’è nessuno in giro, un tiglio morto giace stanco nel centro del terreno arso e brullo. Michel ricorda che mancava una cosa, in effetti, a quella brutta storia degli allevamenti intensivi. Non solo siccità, cambiamento climatico, devastazione ambientale, deforestazione, malattie. No, gli allevamenti intensivi avevano cambiato a velocità forsennata il fragile lento e instabile equilibrio tra gli animali e l’ambiente. Erano diventati la prima causa di zoonosi, di trasmissione di virus da una specie all’altra.

Gli allevamenti intensivi di carne erano la causa principale della pandemia che aveva decretato l’estinzione dell’umanità e lo avevano lasciato solo, unico superstite, nel giardino di quella decadente villa parigina. Non c’è nessuno, da nessuna parte. Sono morti tutti. Michel si siede sulla panchina dove una volta mangiava allegramente con Philippe, Ugo, Marcello. Mangiavano carne. Ora invece non mangia più nessuno, sono morti tutti. Michel non si sente molto bene, è stanco, è malato, è pronto a morire anche lui. Alza lo sguardo dalla panchina e intorno a sé, nel giardino, l’unica cosa che riesce a vedere prima di chiudere per sempre gli occhi, sono bistecche, tagliate, hamburger, salumi, salsicce, che spettrali adornano il giardino di una villa a Parigi, nel quartier d’Auteuil.
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