Decodificare il presente, raccontare il futuro
Con lui, la Repubblica Ceca si unisce al fronte populista che si oppone a Bruxelles, minaccia l’Unione, è pronto a sigillare i confini contro i migranti (in particolare i musulmani), chiede l’uscita dalla moneta unica. Ecco chi sono i sobillatori anti-Ue che racimolano consensi nel Vecchio Continente.
“L’Islam non fa parte dell’Austria”, “Stop all’immigrazione”, grida da anni Heinz-Christian Strache, detto HC. Quarantotto anni, ultranazionalista con tre campagne elettorali alle spalle, è un sovranista convinto e fiero. Inneggia all’Europa “delle patrie” e molto probabilmente sarà la vera giacchetta nera del dopo-elezioni. “L’Austria ancora e sempre”, “l’Austria prima di tutto”, “l’Islam non c’entra nulla con noi, è “misogino, anti-liberale, fascista”: la narrazione anti-migranti di Strache si compone di profondo spirito nazionalista, costruzione di un Altro, una minaccia da disinnescare. Da “Il cuore nero d’Austria”
Ordine e disciplina sono le parole d’ordine: “L’AfD è l’unico partito che si impegna per la legge e per l’ordine”. Il suo progetto politico prevede la chiusura delle frontiere e il ripristino dei controlli interni. Il fine ultimo è fare arrivare in Germania solo un’immigrazione altamente qualificata per sbarazzarsi di quell’idea di Germania uguale “porto sicuro per i criminali stranieri”. Weidel è una strenua sostenitrice della Dexit, l’uscita della Germania dall’euro, la bionda Alice si dice “assolutamente contraria alle politiche di salvataggio dell’euro”. Critica la Banca centrale europea, che a detta sua fa “esattamente il contrario” rispetto ai comportamenti che dovrebbe assumere una istituzione di quel calibro. Da Il volto borghese della destra xenofoba AfD
Dice di parlare alla “Francia dei dimenticati”, al “Paese che soffre”, a coloro che cercano la grandeur perduta. Il copione sembra sempre lo stesso: euroscetticismo, retorica incendiaria contro l’immigrazione, protesta anti-Islam, ipotesi Frexit: “Se sarò eletta organizzeremo un referendum per uscire dall’Ue”. Aggiunge: “La miglior risposta contro il terrorismo è la scheda nell’urna”. Anzi, Le Pen è fiera di aver fatto da apripista: “Siamo stati i primi a infrangere la barriera del politicamente corretto”. Da “Iron Ladies”
“Lo scontro di civiltà è un tema urgente (…) la motivazione di queste persone è l’odio: stanno contro di noi in ogni senso (…) Chi sono queste persone? L’islam radicale: la maggioranza dei musulmani non è così, ma c’è una crescente minoranza che è vicina al terrorismo”, sostiene Wilders. Sovranista, euroscettico, islamofobo, inneggia a un’identità considerata superiore. Invoca le radici cristiane contro la (percepita) invasione musulmana, ma oggi si definisce agnostico. Vuole bandire le moschee, le scuole coraniche e mettere una tassa sul velo. Deride l’establishment europeo e si batte per l’uscita dell’Aja dalla moneta unica. Il suo slogan è: “L’Olanda torni ad essere nostra”. Da “Il crociato anti-Islam d’Olanda”.
Il suo motto è “ripristinare l’ordine”, il suo diktat “controllo, identificazione e rimpatrio”. Probabilmente la maggior parte degli europei sente parlare di lui sistematicamente da poco più di un anno. Le cronache, infatti, associano da mesi il suo nome alle immagini dei profughi fermati e arrestati, lasciati da soli oltre una barriera di filo spinato ai confini ungheresi. Per Orbán gli arrivi dei richiedenti asilo in Europa non sono altro che un “veleno”, perché l’Ungheria – le parole sono del luglio scorso – “non ha bisogno di un singolo migrante per l’economia o per il suo futuro”. L’equazione è sempre la stessa: migranti uguale pericolo, terrorismo, combattenti (intesi come integralisti islamici). Da “L’uomo che odiava i migranti”.
La sua sfida all’Unione è iniziata e le tappe sono già stabilite: “Rafforzare il capitale nazionale, oggi troppo debole, investe poco. Aumentare il costo del lavoro, per rafforzare potere d’acquisto e domanda”. Il disegno nazionalconservatore stabilisce che l’economia diventi terreno di Stato:”Vogliamo più capitale polacco in economia e banche, abbiamo già preso misure. Siamo felici degli investimenti stranieri, ma vogliamo un trasferimento di economia e finanza in mani polacche”. Il collante è l’unione contro lo straniero, la chiusura contro l’altro: il migrante, percepito come la minaccia al “noi” immaginario che, in una logica binaria, si contrappone a quel “voi” da temere. Kaczynski afferma che bisogna “rafforzare patriottismo e identità nazionale, concetti sfidati dal governo precedente”. Da “Controrivoluzione nazionale in Polonia”