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lun 11 dicembre 2017

CHI È WAUQUIEZ, L’ANTI-MACRON ICONA DELLA DESTRA IDENTITARIA

Classe 1975, appena eletto alla guida dei Repubblicani di Francia. È pronto a ricompattare "la vera destra" sovranista, combattere il "capriccioso" Macron e rosicchiare voti al Front National di Marine Le Pen.

“È l’inizio di una nuova era per la destra”, “oggi la destra è tornata davvero e bisogna ricostruirla” perché “nessuno può più restare a guardare”. Nella Francia del 2017 che ha eletto Emmanuel Macron all’Eliseo, tra i Repubblicani si fa largo un “falco” di nome Laurent Wauquiez. Classe 1975, cattolico, liberale ma anti-Macron, trascinatore della destra sociale, per una Francia “pronta a ritrovare sovranità rispetto alle politiche migratorie, contro l’euroscetticismo ma rivolto a “un’Europa che sia unione di Stati-nazione”, Wauquiez è stato eletto nuovo presidente dei Républicains con il 74,64 per cento delle preferenze.
Attraverso il voto on line di domenica 10 dicembre per 234.556 iscritti e quasi 100 mila elettori effettivi, il partito conservatore punta a lasciarsi alle spalle l’epoca di Sarkozy e Fillon e a ricompattare la destra tradizionale per rosicchiare il consenso del Front National di Marine Le Pen. Favorito nei sondaggi, Wauquiez ha avuto la meglio sui rivali Florence Portelli (39 anni, che ha ottenuto il 16,11 per cento) e Mael de Calan (36 anni, si è fermato al 9,25 per cento).
Capelli grigi, sorriso sornione e parka rosso, il 42enne di Lione ha lanciato la sua sfida a Macron, il presidente da lui ribattezzato “piccolo, arrogante e capriccioso”, concentrato su “un solo progetto: sé stesso”. Già guarda al 2022, pronto a giocarsi tutte le carte da “lupo ambizioso” (ciò che di lui dicono gli altri) e “davvero di destra” (come si è autodefinito).
“La visione che difendo è quella di una Francia che ritrova I suoi punti fondamentali, così da avere il gusto dell’audacia e del futuro. Il nostro Paese credeva nel lavoro, ma si è spostato verso la cultura dell’assistenzialismo. Era un paese di repubblicani; abbiamo permesso al multiculturalismo di abbatterci. Credeva nell’ascensore sociale; siamo bloccati in un’istruzione nazionale che punta al livellamento verso il basso e non è più il tramite di sforzi e lavoro. Dobbiamo dare fondamenta alla Francia che (…) ha fatto il peggio [finora]: ha tagliato tutte le colonne e non ha avuto il gusto dell’audacia nella globalizzazione”, ha detto Wauquiez in una recente intervista a Les Echos.
Anti-élite e paladino dell’identità nazionale da proteggere, già sindaco del Puy-en-Velay e presidente della regione Alvernia-Rodano-Alpi (dal 2015), si è laureato a SciencesPo e ha poi frequentato la scuola di amministrazione dell’ENA. Si è formato politicamente accanto all’europeista Jacques Barrot. È stato prima sottosegretario e poi ministro per gli Affari europei con Nicolas Sarkozy alla fine degli anni Zero. Nel 2013 si è battuto contro le nozze omosessuali e la legge che sarebbe poi stata varata da François Hollande.
Di sé dice di “non essere mai stato un centrista”, ma si considera “veramente di destra”. Il suo motto è “difendere, proteggere, agire”: campeggia appena sotto il suo volto sorridente sulla homepage del sito ufficiale droitesociale.fr. La destra sognata da Wauquiez “deve incarnare la forza, il coraggio e l’ambizione che i francesi aspettano”. Il lavoro, si legge nel programma, deve essere “valorizzato” ma senza assistenzialismo, in modo da – sostiene ancora il neo presidente repubblicano – ristabilire “diritti e doveri”. I punti chiave della “proposta per la Francia” sono: attenzione al mondo rurale e all’agricoltura, quote fisse per l’immigrazione, scuola “santuario” del sentimento nazionale e dell’identità culturale, una République che garantisca il “diritto alla sicurezza e alla tranquillità” ma anche pronta a fare sentire la sua voce in Europa per “privilegiare le PMI francesi nell’attribuzione dei mercati pubblici e imporre la reciprocità negli scambi commerciali”.
Se Nicolas Sarkozy – come fa notare Béligh Nabli dalle colonne di Libération – porta la pesante responsabilità di avere riabilitato la retorica dell’identità nazionale all’interno del discorso pubblico come elemento ritenuto cruciale nella questione immigrazione/integrazione, Wauquiez oggi si innesta in un terreno preparato da almeno dieci anni come icona di una Francia fiera e patriota à la Le Pen e liberale à la Fillon-Sarkozy.
Le sue parole sono chiarissime: “Sono convinto che i valori a cui i francesi sono più legati presuppongono un programma certamente e serenamente a destra. Il dubbio instillato nel nostro rapporto con i francesi non riguarda i nostri valori, ma la capacità di rispettare i nostri impegni. In primavera, la Francia si è trovata in questo incredibile paradosso: si è svegliata con un presidente della Repubblica liberale-libertario, l’esatto contrario di ciò che il paese stava aspettando! Il risultato logico di questo inganno: Macron è crollato a una velocità sconcertante nei sondaggi”.�
Libération gli ha già dichiarato guerra in campagna elettorale per slogan fake, Politico lo ha ribattezzato il “bad boy” di Francia, Le Monde il “campione di una destra spudorata”. Staremo a vedere se Wauquiez riuscirà a ricompattare i suoi e a distinguersi dall’ultradestra del Front National. Perché, come Christakis Georgiou su Jacobin e su i Diavoli qualche mese fa, “da quando ha preso il potere nel 2011, Marine Le Pen ha basato la propria strategia elettorale sulla prospettiva di sganciare dal partito una fetta importante dell’elettorato della destra mainstream e formare un’alleanza di ampio respiro coi conservatori nazionalisti e reazionari. Questo spiega perché il Front National avrebbe preferito Alain Juppé come candidato della destra mainstream, figura che avrebbe incentivato ulteriormente il riallineamento”.
Intanto per la Francia della Liberté, Egalité, Fraternité si prospettano tempi duri.

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