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PROFILI


mar 6 giugno 2017

IL CAMPO DI CALCIO COME IL TRADING FLOOR

I calciatori come gli operatori di borsa. La storia di Mark Warburton: ex giocatore, ex trader nella City londinese, oggi tecnico del Nottingham Forrest. Porta i giocatori a vedere "il floor" per far capire loro lo stress della finanza e disegna paralleli tra il trader e il calciatore: «Pressione, rischio, ricompense, soldi. Etica del lavoro, volontà, desiderio. I giorni buoni e i giorni cattivi da vivere insieme. Alla fine tutto si riassume nello spirito di squadra, le similitudini tra i due spogliatoi hanno dell’incredibile».

Il campo di calcio come il trading floor. I calciatori come gli operatori di borsa.
Dice Mark Warburton: «Ci sono molte somiglianze: ragazzi giovani, gioco di squadra, altissima pressione, competitività massima. Carriere molto brevi. Riconoscimenti importanti se fai bene, altrimenti perdi il lavoro.»
«Il fatto di lavorare all’interno di piccoli gruppi, dove la comunicazione è decisiva – aggiunge in un’altra intervista – Più ci faccio caso, più mi rendo conto che le similitudini sono molteplici».
Cresciuto nelle giovanili del Leicester City, Mark Warburton non ha le qualità per sfondare. Difensore centrale, la sua carriera da calciatore si ferma al calcio amatoriale con Enfield e Boreham Wood. Poi si interrompe definitivamente, per la rottura del crociato.
È allora che quell’annuncio di lavoro – Si cerca ragazzo competitivo, affamato, bravo con i numeri – torna a ronzargli in testa. Mark Warburton comincia la seconda delle sue molte vite. Trader nella City londinese.
Bank of America, AIG, Royal Bank of Scotland. Analizza, vendi, compra, shorta, specula, capitalizza, entra, esci, calcola, immagina, resisti. Bank of America, AIG, Royal Bank of Scotland. Sveglia alle 4.32, esci alle 4.52, prendi il treno per Liverpool Street alle 5.02, pronto alla scrivania alle 5.45. A casa alle 10 di sera. Attaccato al telefono tutta la notte con i mercati americani. Poi si ricomincia. Bank of America, AIG, Royal Bank of Scotland. Analizza, vendi, compra, shorta, specula, capitalizza, entra, esci, calcola, immagina, resisti. «Fatturavo un miliardo e mezzo, due, al giorno», dice.
La passione per il calcio gli rimane, allena i ragazzini anche durante i periodi di lavoro a Chicago. O nel North Carolina. O in Asia. Quando nei primi anni del millennio il figlio gioca alla Clement Danes School di Watford, ha una posizione senior nel trading desk di Royal Bank of Scotland, ma non rinuncia ogni sera a prendere il treno da Baker Street a Watford per allenarlo.
Incontra Aidy Boothroyd, all’epoca allenatore del Watford FC (noto ai più per essere stato di proprietà Elton John) che dopo poco gli offre un contratto a tempo pieno come allenatore delle giovanili del club.
È un rischio.
«Significava rinunciare a uno stipendio a sei cifre, a bonus a sei cifre, Significava guadagnare il 90% in meno», racconta.
È un rischio.
Ha messo da parte dei soldi. Ha una grande passione. Avvisa la famiglia. O divento un allenatore di primo livello o mollo tutto e torno sul floor, dice. Si dà tempo dieci anni.
Accetta.
Mark Warburton comincia la terza delle sue molte vite.
Viaggia, studia le strutture giovanili di Ajax, Sporting Lisbona, Barcellona. Studia i metodi di allenamento, i numeri, le cifre, le traiettorie. Allena gli Under 17, gli Under 19 del Watford FC.
Insieme al proprietario del Brentford FC Matthew Benham, conosciuto ai tempi del floor nella City, si inventa la NextGen Series: una specie di Champions League privata per Under 19 che coinvolge tutte le grandi squadre d’Europa e si esaurisce solo pochi anno dopo davanti alla nascita della Uefa Youth League. Diventa responsabile dell’intera struttura delle giovanili del Watford FC.
Quando lascia il Watford FC, l’approdo è al Brentford FC, prima come assistente del tecnico Nicky Forster, poi come direttore sportivo. Poi, nel dicembre 2013, come allenatore. Sono passati meno di dieci anni, il rischio comincia a ripagare.
A dicembre è premiato come allenatore del mese della League One, la terza serie del calcio inglese. Il 15 marzo, alla vigilia dello scontro con il Leyton Orient, ha un’idea.
Prende il vice David Weir, il magazziniere Bob Oteng, tre giocatori come Jonathan Douglas, Clayton Donaldson e Marcello Trotta, li porta fuori dall’albergo di Canary Wharf, attraverso i canali umidi dei vecchi dock londinesi, fino alla trading room del grattacielo della HSBC.
«Ero stufo di questi giovani calciatori che dicevano di essere stanchi di non farcela […] Abbiamo passato un paio d’ore un mio vecchio collega, nel frattempo diventato responsabile del foreign exchange di HSBC. Ci ha portati in giro per il floor. I ragazzi hanno visto loro coetanei che ogni anno facevano fruttare milioni alla compagnia dieci volte tanto quello che erano pagati. Ragazzi di 25-32 anni che dimostravano voglia, passione, spirito di squadra», racconta.
Per la cronaca, il giorno dopo la partita finisce 1-0 per il Brentford FC. Gol di Marcello Trotta, uno dei tre calciatori che hanno visitato il floor di HSBC. Un mese dopo il Brentford FC è matematicamente promosso in Championship, la seconda serie del calcio inglese. Un risultato storico.
Nella stagione 2014-15 Mark Warburton guida il Brentford FC alla semifinale dei playoff per la promozione in Premier League, vince il titolo di allenatore dell’anno e su di lui mettono gli occhi squadre importanti come Leicester City, Fulham, Aston Villa, Newcastle e Leeds United.  Sono passati dieci anni, il rischio ha ripagato.
«Pressione, rischio, ricompense, soldi […] Etica del lavoro, volontà, desiderio. I giorni buoni e i giorni cattivi da vivere insieme […] Alla fine tutto si riassume nello spirito di squadra, le similitudini tra i due spogliatoi hanno dell’incredibile», dice. Il campo di calcio come il trading floor. I calciatori come gli operatori di borsa.
Anche la bolla speculativa, nel calcio come in borsa, è uno dei topoi letterari preferiti di Warburton nel racconto delle similitudini ricorrenti. Forse è per questo che nella stagione 2015-16 decide di sedersi sulla panchina dei Rangers Glasgow, nobili decaduti del calcio europeo dopo il fallimento dovuto a un tracollo finanziario. Guida i Rangers alla vittoria nella seconda serie scozzese, con promozione, e in Coppa di Lega. Nella semifinale di Coppa di Scozia sconfigge gli odiati rivali del Celtic Glasgow nel derby dell’Old Firm.
Poi, dopo alcuni dissidi con la proprietà, resta in attesa qualche mese e il 17 marzo scorso siede sulla bollente panchina del Nottingham Forest. Analisi, grafici, algoritmi, diagrammi, acquisti, vendite, speculazioni, calcoli si arrestano qui, davanti alla meravigliosa magia della squadra della foresta di Sherwood.
Le maglie rosse che sul finire degli anni Settanta, guidati da un Robin Hood contemporaneo come Brian Clough, partirono dalla provincia, dai pugni chiusi nei picchetti e negli scioperi a fianco dei minatori,  e arrivarono a vincere un campionato inglese e due Coppe dei Campioni. Poi il riflusso. Le miniere che chiudono, il welfare state che scompare. E negli anni Novanta, con l’avvento del blairismo e la morte di Clough, arresosi alla bottiglia, lo sprofondo nei gorghi del calcio minore.
In tre mesi Warburton guida il Nottingham Forest alla salvezza in Championship, arrivata sul filo di lana, all’ultima giornata. Per la prossima stagione c’è da ricostruire il mito, rilanciare l’utopia di una delle squadre che più segnano l’immaginario rivoluzionario del calcio.
Analizza, vendi, compra, shorta, specula, capitalizza, entra, esci, calcola, immagina, resisti. Sarebbe splendido e paradossale che a farlo fosse un uomo della City londinese.

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