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RECENSIONE


gio 29 marzo 2018

LA FASCIOSFERA: ESTREMA DESTRA SUL WEB

Qual è il ruolo della rete nell'influenzare l'opinione pubblica? Se un tempo internet sembrava "la terra promessa dei dissidenti progressisti", oggi è diventata strumento di battaglia culturale anche dell'estrema destra. È uscito con La Nave di Teseo "La fasciosfera", di Dominique Albertini e David Doucet ed esplora l’humus culturale e il bacino di consensi fornito in Francia da una nebulosa online di canali, aggregatori, webstar e blog di orientamento nazionalista, xenofobo e reazionario. Ne pubblichiamo un estratto.

Sull’onda dell’attualità (il caso Cambridge Analytica) e del risultato elettorale, finalmente anche in Italia ci si interroga più seriamente sul ruolo della Rete nel plasmare un’opinione pubblica ormai sempre più “digitale”, e sempre più sensibile ai messaggi anti-sistema veicolati online da forze bollate – forse sbrigativamente – come “populiste”.

Guardando al nascente “bipopulismo” (il copyright è di Massimo Giannini) italiano, se quella pentastellata rappresenta una variante sui generis di demagogia digitale, l’ascesa politica di Matteo Salvini ha invece molto in comune con la traiettoria percorsa da altri leader e movimenti di estrema destra, in particolare il Front National in Francia. La formazione guidata da Marine Le Pen ha saputo sfruttare la possibilità, offerta dai social network, di un rapporto diretto, disintermediato con gli elettori (“con Facebook ci mostriamo alla nostra audience come siamo, non come ci dipingono i media”, ha affermato Le Pen), ma anche l’humus culturale e il bacino di consensi fornito da una nebulosa online di canali, aggregatori, webstar e blog di orientamento nazionalista, xenofobo e reazionario: la fachosphère.

Proprio in questi giorni è uscito con La Nave di Teseo La fasciosfera, la traduzione del libro sull’estrema destra francese di Dominique Albertini e David Doucet del quale abbiamo parlato qualche tempo fa. Una lettura capace di aprire gli occhi anche a chi si è illuso che l’avvento dei mezzi di comunicazione digitale aprisse le porte a un’epoca di rinascita democratica:
[Internet] sembrava la terra promessa dei dissidenti progressisti, uno strumento volto a favorire gli scambi internazionali e il dibattito democratico. [Oggi] è giocoforza constatare che l’estrema destra ne ha tratto un profitto quantomeno uguale. Lo sviluppo della fasciosfera somiglia molto a quello del mercato pornografico. Prima dell’esplosione del digitale, la rappresentazione della sessualità sullo schermo era rara e controllata. Analogamente, le idee di estrema destra sono uscite dal cono d’ombra e hanno raggiunto il grosso pubblico. La fasciosfera, affrancata dai molti vincoli che un tempo la soffocavano, oggi sta vivendo una vita assai prospera. E non bastano certo i grandi siti che abbiamo enumerato nel corso del libro a riassumere il fenomeno. La fasciosfera si fonda su una moltitudine di iniziative decentrate e spesso anonime: commenti xenofobi su siti di stampa, post pubblicati sui social, fotomontaggi… (p. 379)
Se è vero, come concludono Albertini e Doucet, che “L’estrema destra ha ingaggiato una battaglia culturale. E si aspetta che gli avversari si misurino con lei sul medesimo terreno”, c’è da auspicare che, bando agli snobismi e alle facili ironie, anche dalle nostre parti qualcuno si dedichi a una mappatura altrettanto accurata della fasciosfera italiana.
Fasciosfera equivale a estrema destra nelle sue diverse componenti. […] Gli interessati contestano evidentemente il termine, preferendogli a volte quello di “reinfosfera”. E insistono anche sulla missione di cui alcuni di loro si sentono investiti: fornire una versione corretta delle “balle” attribuite ai media, oppure delle informazioni passate completamente sotto silenzio sulle reti del “sistema” – un concetto introdotto dall’estrema destra radicale francese fin dagli anni cinquanta.

Molto spesso la loro grande ambizione stenta a dissimulare il vero obiettivo: dare diffusione alle analisi e alle parole d’ordine dell’estrema destra, approfittando del fatto che Internet consente di aggirare il filtro dei media “tradizionali” e di stabilire un contatto diretto con l’audience.

[…]

Il termine “fasciosfera” è di uso recente, ma la realtà che esso rappresenta è antica. Nel 1995 il neonazista americano Milton John Klein pubblica un breve saggio intitolato On Tactics and Strategy for USENET. Usenet è una rete decentrata molto popolare tra i primi internauti, che permette di scambiare messaggi tra gruppi di discussione a tema. L’autore comprende subito la portata rivoluzionaria del sistema, il quale finisce per escludere ogni intermediario tra il produttore e il ricettore del messaggio politico: “Internet offre gigantesche possibilità alla resistenza ariana di diffondere il nostro messaggio agli insipienti e agli ignoranti” scrive Klein. […] E in Francia il Front national si sente incoraggiato a lanciarsi nel campo digitale da un identico ragionamento: tanto che è il primo partito nazionale a dotarsi, nell’aprile 1996, di un sito Internet, appena prima dei Verdi.

[…]

Abituati a combattere colpo su colpo attraverso la pratica del voto, alcuni militanti dell’altra sponda ammettono di avere le armi spuntate a fronte di un militantismo 2.0. Un membro anziano dello Scalp, cofondatore del sito antifascista La Horde, scrive: “Prima, per esistere, un gruppo politico doveva avere un giornale, un orientamento ben riconoscibile. Prima esisteva un look ‘fascista’: i ragazzi che ti si presentavano, li identificavi in un batter d’occhio. Ora, invece, con la fasciosfera, si ha l’impressione di combattere contro i mulini a vento: si è passati da modelli stile XX secolo a uno schema trasversale secondo cui un individuo solitario, senza alcun contatto con la ‘vita reale’, può registrare più audience di un gruppo. Internet è diventato una valvola di sfogo per questo genere di profilo. La presenza dell’estrema destra si è andata moltiplicando senza che si sia riusciti a tracciarne in tempo i contorni.”

[…]

Analizzando la fasciosfera, Linkfluence vi ha conteggiato numerose famiglie: i neoconservatori, ai confini con la destra e la destra estrema, pronti a riprendere e fare propria la tesi dello “scontro di civiltà”; i siti legati al Front national; gli identitari, espressione di una concezione razzista della società, molto attivi online; i nazionalisti-rivoluzionari, alla ricerca di una terza via tra capitalismo e comunismo; i cattolici tradizionalisti e integralisti.

La diversità delle posizioni rispecchia le diverse anime dell’estrema destra al di fuori di Internet, mai riconducibili a un’unica tendenza. Ecco perché il termine “fasciosfera” può apparire problematico: non rischia di riunire abusivamente sotto un’unica denominazione i fenomeni più diversi? […]

“Il termine è decisamente efficace per designare un determinato ambiente, ma la nebulosa che sta a indicare è composta da un po’ di tutto, di tutto e di più,” sostiene Stéphane François, universitario esperto dei movimenti radicali di destra. […] È difficile trovarne il minimo comune denominatore. Per esempio, gli esponenti della nuova destra del Club de l’Horloge sono liberali dal punto di vista economico, mentre i nazionalisti-rivoluzionari sono anticapitalisti. Ma i due gruppi sono accomunati da un’unica prospettiva di rifiuto: respingono quantomeno un aspetto dei Lumi – il razionalismo, l’individualismo, l’integrazionismo… E sono a dir poco diffidenti nei confronti della democrazia parlamentare, vista come l’arte della chiacchiera perpetua.”

Gli attori della fasciosfera si caratterizzano così per una comune opposizione alla modernità liberale e al suo ideale di società aperta. […]

Entro una narrazione di questo tipo, l’avversario ha molti volti. E lo si trova regolarmente indicato con il termine generico “sistema”. Utilizzato da una buona parte dell’estrema destra, il termine, piuttosto vago, designa sia i partiti tradizionali sia i grandi media, la finanza, le élite in generale, come se tutti fossero altrettante, e pericolose, società segrete.

[…]

La stessa Marine Le Pen non dice niente di diverso: “Spesso si presenta la fasciosfera come un’entità omogenea. In realtà, tra gli uni e gli altri, provenienti da esperienze diverse, concorrenti o anche avversari, i legami non sono molti. Si tratta in realtà di un accumulo di iniziative personali, più o meno efficaci. L’unico punto in comune è che noi siamo i dissidenti rispetto a un sistema mediatico giudicato da molti, non a torto, chiuso a doppia mandata.”  […]

Il richiamo al “sistema” comporta altresì un pensiero complottista, condiviso, a livelli diversi, da gran parte dei movimenti. Secondo un tale modo di pensare, il cammino intrapreso dal nostro mondo non è l’esito di una moltitudine di eventi indipendenti. Corrisponde se mai alla volontà di un piccolo gruppo di individui o di organizzazioni occulte, di cui le istituzioni ufficiali sarebbero solo i derivati.

Esempi di un pensiero del genere si ritrovano sia negli identitari, presso i quali si favoleggia del grand remplacement (“grande cambiamento”) in corso, sia in Alain Soral e Dieudonné, presso i quali si disserta – come presso certi cattolici integralisti – sul “classico” complotto massonico-giudaico. È una griglia di lettura del mondo talmente diffusa nella fasciosfera da poterla in qualche modo definire. E la sua diffusione ha trovato in Internet un moltiplicatore potente.

[…]

La propensione dell’estrema destra per i canali alternativi non è certo di oggi: “Siamo stati i primi a usare il Minitel, il floppy disk, l’auditel e, infine, Internet,” ricorda il primo presidente del Front national Jean-Marie Le Pen. “Come lo spiego? Per necessità. Non esiste stimolo migliore.”

[…]

Per i movimenti di minore entità, il divario tra visibilità online e presenza concreta può anche non corrispondere alla realtà effettiva: un qualsiasi gruppuscolo senza apparente consistenza può, grazie a un sito ben strutturato o a una costante presenza sui social network, trasformarsi in un grosso gruppo influente. Altra importante risorsa di Internet: la creazione di ecosistemi ideologici le cui componenti si completano, si corrispondono, si amplificano a vicenda.

Il successo della fasciosfera ha suscitato molti commenti. I più brutali vi hanno visto la prova che il web sarebbe la “fogna” delle nostre società, e incoraggerebbe ogni perversione politica. Quando invece sembra più ragionevole vedere nella rete una certa immagine delle nostre società: dove trova un suo riflesso tutto ciò che esiste “nella vita vera”, nel meglio e nel peggio. Anche se è vero che si tratta di uno specchio deformante: dato che vi sono multiriflessi gli estremismi di ogni tipo, in particolare l’estrema destra.

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