Fasciosfera equivale a estrema destra nelle sue diverse componenti. […] Gli interessati contestano evidentemente il termine, preferendogli a volte quello di “reinfosfera”. E insistono anche sulla missione di cui alcuni di loro si sentono investiti: fornire una versione corretta delle “balle” attribuite ai media, oppure delle informazioni passate completamente sotto silenzio sulle reti del “sistema” – un concetto introdotto dall’estrema destra radicale francese fin dagli anni cinquanta.
Molto spesso la loro grande ambizione stenta a dissimulare il vero obiettivo: dare diffusione alle analisi e alle parole d’ordine dell’estrema destra, approfittando del fatto che Internet consente di aggirare il filtro dei media “tradizionali” e di stabilire un contatto diretto con l’audience.
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Il termine “fasciosfera” è di uso recente, ma la realtà che esso rappresenta è antica. Nel 1995 il neonazista americano Milton John Klein pubblica un breve saggio intitolato On Tactics and Strategy for USENET. Usenet è una rete decentrata molto popolare tra i primi internauti, che permette di scambiare messaggi tra gruppi di discussione a tema. L’autore comprende subito la portata rivoluzionaria del sistema, il quale finisce per escludere ogni intermediario tra il produttore e il ricettore del messaggio politico: “Internet offre gigantesche possibilità alla resistenza ariana di diffondere il nostro messaggio agli insipienti e agli ignoranti” scrive Klein. […] E in Francia il Front national si sente incoraggiato a lanciarsi nel campo digitale da un identico ragionamento: tanto che è il primo partito nazionale a dotarsi, nell’aprile 1996, di un sito Internet, appena prima dei Verdi.
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Abituati a combattere colpo su colpo attraverso la pratica del voto, alcuni militanti dell’altra sponda ammettono di avere le armi spuntate a fronte di un militantismo 2.0. Un membro anziano dello Scalp, cofondatore del sito antifascista La Horde, scrive: “Prima, per esistere, un gruppo politico doveva avere un giornale, un orientamento ben riconoscibile. Prima esisteva un look ‘fascista’: i ragazzi che ti si presentavano, li identificavi in un batter d’occhio. Ora, invece, con la fasciosfera, si ha l’impressione di combattere contro i mulini a vento: si è passati da modelli stile XX secolo a uno schema trasversale secondo cui un individuo solitario, senza alcun contatto con la ‘vita reale’, può registrare più audience di un gruppo. Internet è diventato una valvola di sfogo per questo genere di profilo. La presenza dell’estrema destra si è andata moltiplicando senza che si sia riusciti a tracciarne in tempo i contorni.”
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Analizzando la fasciosfera, Linkfluence vi ha conteggiato numerose famiglie: i neoconservatori, ai confini con la destra e la destra estrema, pronti a riprendere e fare propria la tesi dello “scontro di civiltà”; i siti legati al Front national; gli identitari, espressione di una concezione razzista della società, molto attivi online; i nazionalisti-rivoluzionari, alla ricerca di una terza via tra capitalismo e comunismo; i cattolici tradizionalisti e integralisti.
La diversità delle posizioni rispecchia le diverse anime dell’estrema destra al di fuori di Internet, mai riconducibili a un’unica tendenza. Ecco perché il termine “fasciosfera” può apparire problematico: non rischia di riunire abusivamente sotto un’unica denominazione i fenomeni più diversi? […]
“Il termine è decisamente efficace per designare un determinato ambiente, ma la nebulosa che sta a indicare è composta da un po’ di tutto, di tutto e di più,” sostiene Stéphane François, universitario esperto dei movimenti radicali di destra. […] È difficile trovarne il minimo comune denominatore. Per esempio, gli esponenti della nuova destra del Club de l’Horloge sono liberali dal punto di vista economico, mentre i nazionalisti-rivoluzionari sono anticapitalisti. Ma i due gruppi sono accomunati da un’unica prospettiva di rifiuto: respingono quantomeno un aspetto dei Lumi – il razionalismo, l’individualismo, l’integrazionismo… E sono a dir poco diffidenti nei confronti della democrazia parlamentare, vista come l’arte della chiacchiera perpetua.”
Gli attori della fasciosfera si caratterizzano così per una comune opposizione alla modernità liberale e al suo ideale di società aperta. […]
Entro una narrazione di questo tipo, l’avversario ha molti volti. E lo si trova regolarmente indicato con il termine generico “sistema”. Utilizzato da una buona parte dell’estrema destra, il termine, piuttosto vago, designa sia i partiti tradizionali sia i grandi media, la finanza, le élite in generale, come se tutti fossero altrettante, e pericolose, società segrete.
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La stessa Marine Le Pen non dice niente di diverso: “Spesso si presenta la fasciosfera come un’entità omogenea. In realtà, tra gli uni e gli altri, provenienti da esperienze diverse, concorrenti o anche avversari, i legami non sono molti. Si tratta in realtà di un accumulo di iniziative personali, più o meno efficaci. L’unico punto in comune è che noi siamo i dissidenti rispetto a un sistema mediatico giudicato da molti, non a torto, chiuso a doppia mandata.” […]
Il richiamo al “sistema” comporta altresì un pensiero complottista, condiviso, a livelli diversi, da gran parte dei movimenti. Secondo un tale modo di pensare, il cammino intrapreso dal nostro mondo non è l’esito di una moltitudine di eventi indipendenti. Corrisponde se mai alla volontà di un piccolo gruppo di individui o di organizzazioni occulte, di cui le istituzioni ufficiali sarebbero solo i derivati.
Esempi di un pensiero del genere si ritrovano sia negli identitari, presso i quali si favoleggia del grand remplacement (“grande cambiamento”) in corso, sia in Alain Soral e Dieudonné, presso i quali si disserta – come presso certi cattolici integralisti – sul “classico” complotto massonico-giudaico. È una griglia di lettura del mondo talmente diffusa nella fasciosfera da poterla in qualche modo definire. E la sua diffusione ha trovato in Internet un moltiplicatore potente.
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La propensione dell’estrema destra per i canali alternativi non è certo di oggi: “Siamo stati i primi a usare il Minitel, il floppy disk, l’auditel e, infine, Internet,” ricorda il primo presidente del Front national Jean-Marie Le Pen. “Come lo spiego? Per necessità. Non esiste stimolo migliore.”
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Per i movimenti di minore entità, il divario tra visibilità online e presenza concreta può anche non corrispondere alla realtà effettiva: un qualsiasi gruppuscolo senza apparente consistenza può, grazie a un sito ben strutturato o a una costante presenza sui social network, trasformarsi in un grosso gruppo influente. Altra importante risorsa di Internet: la creazione di ecosistemi ideologici le cui componenti si completano, si corrispondono, si amplificano a vicenda.
Il successo della fasciosfera ha suscitato molti commenti. I più brutali vi hanno visto la prova che il web sarebbe la “fogna” delle nostre società, e incoraggerebbe ogni perversione politica. Quando invece sembra più ragionevole vedere nella rete una certa immagine delle nostre società: dove trova un suo riflesso tutto ciò che esiste “nella vita vera”, nel meglio e nel peggio. Anche se è vero che si tratta di uno specchio deformante: dato che vi sono multiriflessi gli estremismi di ogni tipo, in particolare l’estrema destra.