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TREDICESIMO-PIANO


lun 25 gennaio 2016

SOCIAL BANKING

Una proposta per risolvere il problema dei crediti deteriorati

25 gennaio 2016, dal diario di Philip Wade
Ho chiesto ai miei studenti di raccontarmi come avevano visto questa settimana. Ed il loro giudizio su quanto stava accadendo in Italia. Tra i tanti riscontri ne ho selezionato uno, che non potevo fare a meno di sottoporti.Bad Bank vuol dire svendere al mercato gli Npl, allora temo proprio che anche in Europa stia dilagando l’ennesimo capitolo di un capitalismo estrattivo – travestito, piu predatorio ancora – che nel silenzio delle Autorità legalizza gli avvoltoi a becchini della classe media.
“Il Governatore ha appena finito di parlare. Due parole echeggiano nella mia testa: tempo e granulare. Ci vuole tempo, lo sappiamo bene, la crisi ha colpito duro: piccole imprese, famiglie, qualche furbo. Ma il grosso è il ventre molle del Paese, quella classe media che si dissolve.
La banca ha pagato un conto salato. La banca, non un concetto astratto ma la stanza di compensazione fra chi deposita e investe i soldi e chi li ottiene per investire. Spesso sono le stesse persone ma quasi sempre questo particolare si dimentica e ci si ricorda solo del negoziante che stretto fra crisi e grande distribuzione ha chiuso. Il piano d’accumulo di vent’anni fa è servito eccome in questi giorni. Prima che il Presidente della Banca Centrale parlasse avevo un solo numero in testa: 120. Ma dopo la fatica di migliaia di collaboratori, dopo tutti quei collaterali raccolti a garanzia di quei prestiti traballanti e dopo tutti quegli accantonamenti arriva il saccente londinese con quell’offerta sprezzante: 20.
E’ questo il cosiddetto prezzo di mercato, ma il mercato è fatto solo di pochissimi fondi specializzati. Che “cornerano” il prezzo chiedendogli rendimenti del 30% annuo. Il mercato è inefficiente perche è finto. Ed è finto perche in Italia quello dei crediti deteriorati ancora non esiste. Ma se sapremo attendere – pazienti – sorgerà, come accadde in Irlanda.
Non è questo, insomma, il mercato. Qui si parla di case, capannoni, negozi, palazzi, il cui valore è salito troppo soprattutto a causa di quei prestiti che una volta si erogavano con maggiore tranquillità anche per i regolatori. Poi è cambiato tutto. Ma 20. Nella mia testa il numero era 120, non 20. La somma degli accantonamenti e del valore delle garanzie – i collaterali – dava 120. Quasi per una magica simmetria, quel 120 si componeva di 60 svalutati e 60 di garanzie. La mia banca ha prestato per 100 e ha svalutato per 60. Oggi per la mia banca quei prestiti valgono 40 (100-60, accantonati a fondo perso) e su quei prestiti ha garanzie per 60. Perchè, allora, venderli a 20? Perchè far guadagnare uno, dopo che mille hanno perso?
Bisogna far tornare il fieno al fienile. Di recente ho letto un articolo sul Social Lending, la nuova frontiera, gente che presta denaro ad altra gente. Bella teoria, e anche se so benissimo che non potrà mai sostituire le banche, forse potrebbe tornarci utile. Ma certo, non è difficile. Se quell’idea del Social Lending è così socialmente attraente, perchè non usarla? Gli aguzzini mi chiedono 20? Allora perchè non vendere ai miei clienti e ai miei azionisti? A 20.
Gli Npl, oggi, sono iscritti a 40 e per me è un valore giusto. Ma supponiamo mi sbagli, ad esempio di 10. Da 40 scendiamo a 30. E a 30 non posso perdere perchè ho garanzie per 60, il doppio. Oggi non so cosa offrire ai miei clienti, se gli offro di sottoscrivere a 30 in cambio di una bella cedola – che so, il 5% per 4 anni – gli do la garanzia per altri 10, così al massimo possono perdere 20. Comprerebbero ai prezzi degli aguzzini, e loro difficilmente perdono.
Se ho ragione la banca non spenderà un euro in più per accantonamenti, se ho torto i nuovi accantonamenti per la garanzia di 10 li spalmo su quattro esercizi. Sotto i 20, i clienti iniziano a perdere ma intanto hanno incassato il 5% per quattro anni ovvero il 20%. Ma come fanno a perdere sotto 20 se ho garanzie per 60? Il fieno al fienile, le macerie per ricostruire una casa. Può essere la strada giusta… Il Social banking”.

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