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TREDICESIMO-PIANO


ven 10 luglio 2015

ALLA RICERCA DI UNA NUOVA SOCIALDEMOCRAZIA

Dovremmo ripartire da qui, dal Manifesto di Ventotene

La socialdemocrazia europea esce sconfitta dal passaggio refendario greco del 5 luglio.
Settant’anni fa, il manifesto di Ventotene Per un’Europa libera e unita, elaborazione visionaria e a tratti utopica, alimentò uno sforzo di superamento democratico e di unificazione continentale, alternativo allo scontro tra partiti progressisti e forze reazionarie. Si delineava così, al termine dell’orrore della guerra, un grande orizzonte di unificazione politica dell’Europa, come alternativa al confronto tra capitalismo e socialismo.
Questa prospettiva è stata applicata con grande successo, per buona parte del secondo Novecento, dalle forze socialdemocratiche del continente che hanno coltivato e animato il sogno europeista in un graduale superamento della centralità degli Stati nazione. Cos’è accaduto nel tempo compreso tra la prima crisi del debito greco e l’OXI al referendum del 5 luglio? La socialdemocrazia europea si è dissolta e appiattita su posizioni ottusamente rigide. Ha smarrito la grande capacità  di sintesi su cui basava il proprio progetto alternativo.
Oggi, la socialdemocrazia – e in particolare la socialdemocrazia tedesca – dovrebbe essere il principale argine al disfacimento europeo e al proliferare di localismi, fascismi e sovranismi di ogni genere. Il fallimento del socialismo europeo si è consumato sul piano economico-finanziario per poi diventare conclamato sul terreno politico. Syriza ha finito per togliere terreno alla socialdemocrazia, ponendosi immediatamente come forza riformatrice, e distruggendo di fatto la secolare funzione socialdemocratica.
«Vogliamo salvare il capitalismo da se stesso» ha ammesso quasi con malinconia Yanis Varoufakis, consapevole di come l’obiettivo di una radicale trasformazione dello status quo stesse cedendo alla pratica di un realismo consapevole dei propri margini d’intervento. Solo nella visione distorta degli “estremisti di centro” questo progetto poteva apparire sovversivo.
E così la socialdemocrazia si schiaccia su posizioni apertamente conservatrici, perdendo ogni funzione sulla scena pubblica. Le esternazioni dei suoi leader prima del referendum greco sono esemplari al riguardo. Intanto, Syriza diventa la vera forza riformista, capace di un effetto attrattivo su scala europea. Dialoga con la trojka, ne decostruisce il linguaggio, propone soluzioni innovative e smonta pezzo dopo pezzo modelli antiquati.
L’impasse socialdemocratico nasce dalla paura della propria estinzione. Lo smarrimento di un’idea di alternativa in Europa e la rimozione del conflitto ha condannato le forze socialiste alle secche di uno sciovinismo mascherato e di un centrismo impotente. Il referendum greco ha esplicitato l’essenza stessa del conflitto, e Syriza si è assunta il paradossale compito di risolverlo. L’ultima chance della socialdemocrazia è volgere lo sguardo a sinistra, assorbire il linguaggio di forze in crescita tra Atene e Madrid, smettere di impiegare gli stigmi di “radicalismo” e “populismo” nell’interpretazione di fenomeni complessi. La socialdemocrazia europea dovrebbe ripartire da qui, dal Manifesto di Ventotene, dalle antiche eppur vive parole di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi , Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann.

Philip Wade

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