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TREDICESIMO-PIANO


ven 18 maggio 2018

ITALIA, LOSE-LOSE SITUATION

Ritenuto per molto tempo l’enfant prodige della comunità finanziaria londinese, Bruno Livraghi è il responsabile della sede britannica di M*** L***, prestigioso hedge fund statunitense. Nonostante si divida tra le due sponde dell’Atlantico, Livraghi non ha mai perso di vista le vicende del suo Paese d’origine, l’Italia, dove è nato quarantacinque anni fa e dove si è laureato all’università “Bocconi” prima di sbarcare a London City. L’abbiamo contattato per rivolgergli alcune domande sulla delicatissima congiuntura italiana a più di due mesi dalle elezioni politiche. E lui ci ha parlato di una “lose-lose situation”.

Ritenuto per molto tempo l’enfant prodige della comunità finanziaria londinese, Bruno Livraghi è il responsabile della sede britannica di M*** L***, prestigioso hedge fund statunitense. Nonostante si divida tra le due sponde dell’Atlantico, Livraghi non ha mai perso di vista le vicende del suo Paese d’origine, l’Italia, dove è nato quarantacinque anni fa e dove si è laureato all’università “Bocconi” prima di sbarcare a London City. L’abbiamo contattato per rivolgergli alcune domande sulla delicatissima congiuntura italiana a più di due mesi dalle elezioni politiche.
Livraghi, cosa succede in Italia? E cosa succede sul mercato italiano?
Il mercato scende, perché è finita la tregua, la politica nascosta per più di un anno torna ad alzare la testa.
Ma come? Si è votato il 4 marzo, c’è stata una campagna elettorale pesante e i partiti tradizionali si sono dissolti. Perché accade ora, se era già tutto chiaro due mesi fa?
Perché il risultato elettorale avrebbe potuto garantire uno stallo ben più lungo o soluzioni molto più pragmatiche, e invece adesso ci costringono a guardare meglio, ad analizzare la situazione, a immaginare scenari. Vede, trovarsi sotto i riflettori, oggi, è la cosa peggiore per l’Italia.
Si spieghi meglio.
L’Italia era il miglior mercato da inizio anno: nonostante il risultato elettorale, l’assenza di un governo politico lasciava le mani libere agli investitori. Elliott aveva cominciato una serie di operazioni molto interessanti; lo scorporo della rete di Telecom poteva segnare l’inizio di operazioni strategiche su asset partecipati dallo Stato; la guerra ai capitali francesi poteva creare molteplici opportunità; i media erano pacificati; le fazioni erano molto meno agguerrite.
Ora la festa è finita, e siamo costretti a sapere cosa succede nella politica, siamo costretti a sapere chi sta con chi. Così, tutto diventa più complicato.
E quindi lei non è preoccupato dal programma, trapelato e poi smentito, dell’eventuale governo giallo-verde?
Ma la prego, noi ci occupiamo di cose serie. Quando sento blaterare di uscita dall’euro o di analisti preoccupati per i conti pubblici a causa del reddito di cittadinanza, mi viene da ridere…
Ci aiuti a capire.
I governi si giudicano in base alla credibilità e alla loro forza relativa e contrattuale. E questo presunto governo nascerebbe zoppo, non ha nessuna speranza di garantire ciò che promette: le forze in campo sono asimmetriche ed è destinato a fallire senza ottenere nulla. Del resto, come può un esecutivo nascere in una prospettiva antagonista alle stesse istituzioni che tengono in piedi il Paese e che lo dovrebbero rappresentare? Eppure, la lezione greca dovrebbe esser servita, e attenzione, in Grecia partivano da basi teoriche ben più solide e radicali, oltre a una situazione molto peggiore.
Alcuni giornali e commentatori mettevano in relazione la discesa dei mercati a una sorta di ritorno alla sovranità del Paese, ora in grado di scegliere la propria strada in autonomia.
Sì… È classico di un certo tipo di propaganda: ricordando il Candidodi Voltaire, tifano per i crolli dei mercati come se un crollo andasse a intaccare le fortune dei milionari o della… “finanza globale”, come spesso viene definita. Sono ingenui, non capiscono che il mercato sono Loro, non siamo Noi, il mercato sono le loro pensioni, i loro risparmi, le loro scuole, i loro ospedali. Non capiscono che i capitali sono molto più rapidi degli esseri umani, e sono più aggressivi e più rapidi nel fuggire. Quello che chiamano mercato sono loro, è la loro stessa vita.
Sta parafrasando il titolo dell’ultimo film di Sorrentino?
Certo, Noi siamo come Silvio che osserva la corte intorno a lui, è incredibile la mancanza di consapevolezza che circonda il nostro mondo. Se i mercati crollano, noi siamo felici, perché ci illudiamo che si creino enormi opportunità, quando poi, in realtà, sta arrivando la Restaurazione, implacabile.
Questo è cinismo, Livraghi…
Lo chiami pure “realismo capitalista”. Vede, il mercato, o meglio chi estrae valore dal mercato, è davvero post-ideologico e tifa per la sopravvivenza dell’ecosistema. Noi invece non giudichiamo nulla: la Cina comunista, ad esempio, per noi è fantastica, mentre Paesi con una radicata storia liberale ci fanno schifo. Le pare che ci preoccupiamo del reddito di cittadinanza, a favore del quale probabilmente a un certo punto ci schiereremo, o per qualsiasi altra ipotesi politica? Noi guardiamo alla sfera del possibile, le nostre decisioni sono basate su proiezioni di solidità, la politica deve lavorare per noi, proteggendo l’ecosistema da cui peschiamo ricchezza.
E se invece saltasse tutto e non si arrivasse alla formazione del nuovo governo?
Lo scenario non cambierebbe molto, perché siamo in una lose lose situation. Questa maggioranza si è palesata. Quindi è possibile che accade, ma una bocciatura istituzionale la potrebbe addirittura rafforzare in vista delle prossime elezioni, il mercato diventerebbe ostaggio di un sondaggio infinito che durerebbe mesi. È chiaro che tutto può succedere e Noi saremo sempre i più veloci a ribaltare le cose, a cominciare dalle nostre posizioni.

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