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MONITOR


lun 29 gennaio 2018

UN’ALLARMANTE QUESTIONE POLITICA

Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo, la progressiva egemonia di Casa Pound nella destra italiana è un dato tangibile e reale. Benvenuti a Roma, anno di grazia 2018, dove i fascisti inondano le strade del quartiere San Giovanni nel quarantennale della strage di Acca Larentia. Non è questione di numeri, i manifestanti rivendicano sei-settemila partecipanti, dalle immagini non se contano più di un migliaio. È una questione politica. Allarmante.

L’uomo col megafono urla di mettersi sull’attenti. Il lungo corteo, docile e disciplinato, trattiene il respiro. Immobile. L’uomo con il megafono urla il nome dei camerati morti. Per ogni nome, dal corteo si leva un bosco di braccia tese e l’urlo «presente!».

Benvenuti a Roma, anno di grazia 2018, dove i fascisti inondano le strade del quartiere San Giovanni nel quarantennale della strage di Acca Larentia.

Non è questione di numeri, i manifestanti rivendicano sei-settemila partecipanti, dalle immagini non se contano più di un migliaio. È una questione politica.
Non ci sono simboli di partiti o organizzazioni. Solo tricolori, o stendardi neri issati a lutto. Però in testa si muovono dei volti noti. Visti e rivisti in televisione. Però il servizio d’ordine ha delle pettorine specifiche, con un simbolo ben preciso.
Questo corteo segna la definitiva egemonia di Casa Pound.

Lo riconosce anche Forza Nuova, altra storica formazione dell’ultradestra con ambizioni elettorali, all’indomani della manifestazione, cui non ha partecipato. Proprio sulle celebrazioni di Acca Larentia, pochi anni fa, si era consumata la rottura tra le due formazioni e il vessillo del ricordo era stato preso da Casa Pound.
L’egemonia economica di Casa Pound avviene attraverso ristoranti, marche di abbigliamento, misteriosi trust esteri, come ricostruito qui e qui da L’Espresso. E non bisogna sottovalutare la partecipazione al commando del militante Giovanni Battista Ceniti, lo stesso che uccide Silvio Fanella, il cassiere di Gennaro Mokbel. Una vicenda dagli scenari a dir poco oscuri, che partono dalla Birmania dei diamanti e dell’eroina e, attraverso il Kossovo, arrivano al riciclaggio di miliardi di euro avvenuto nella truffa Telecom Sparkle.

L’egemonia culturale può essere rinvenuta nel pamphlet di uno degli ideologi di Casa Pound, Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione (movimento nato alla fine dei Settanta e rimasto attivo fino ai primi anni Ottanta), quando scrive:
«Bisogna distruggere tutto quello che c’è di estrema destra e recuperare tutto quello che c’è di fascista».
Lo stesso Adinolfi è presente, nel giugno 2014, a una riunione del vecchio e nuovo neofascismo italiano, avvenuta poco fuori Roma. Qui, alla presenza del terrorista nero Stefano Delle Chiaie, fondatore negli anni Sessanta di Avanguardia Nazionale e implicato in stragi e colpi di stato in Italia e Sud America, si ritrovano anche Adriano Tilgher, ex Avanguardia Nazionale e Terza Posizione, e negli ultimi anni molto vicino alla destra partitica di Alemanno, Storace, Mussolini e Santanchè e, soprattutto, Mario Borghezio, arrivato dalle fila del neonazismo della Jeune Europe alla Lega Nord.
La terra, la guerra. Non è più una questione privata. È politica. Annidati nei chiaroscuri della foto del corteo commemorativo di Acca Larentia, si nascondono i problemi più urgenti posti al paese dal neofascismo italiano. A partire dall’egemonia conquistata da Casa Pound all’interno del mondo dell’ultradestra. E nel discorso pubblico del paese.
Una supremazia conquistata grazie a felici intuizioni economiche e politiche e, soprattutto, grazie alla clamorosa sovraesposizione mediatica di cui hanno goduto i fascisti del terzo millennio. Di loro sono stati taciuti i soprusi, sono state elogiate le politiche, benché palesemente reazionarie. Il tutto con lo spauracchio o con l’obiettivo, vallo a sapere, di sparigliare le carte in vista delle elezioni legislative del prossimo 4 marzo.

La foto del corteo è una risposta alle prime, timide, prese di posizione del Governo e della stampa progressista alle sempre più frequenti violenze squadriste. A centinaia solo negli ultimi anni.
A lungo, sui media, i pestaggi e gli omicidi politici commessi da appartenenti alle formazioni neofasciste sono state derubricate a goliardate. Gli assassini chiamati “balordi” o “ultras”, pur di non essere definiti fascisti.
Quando nel dicembre 2011 Gianluca Casseri uccide a colpi di pistola Samb Modou e Diop Mor, i media si preoccupano di definirlo svitato, non di certificare la sua appartenenza a Casa Pound.

Quando nel luglio 2016 Amedeo Mancini uccide di botte il nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, si preoccupano di spiegare come l’assassino sia ultrà della Fermana, tacciono sul fatto che sia anche un militante di Casa Pound.
Mentre il sangue della violenza squadrista continua a scorrere, i rappresentanti di Casa Pound sono invitati, come nulla fosse, nelle trasmissioni televisive come interlocutori: ritenuti degni di esprimere un pensiero fondato sull’odio e sulla supremazia razziale.
Intanto, come hanno fatto prima di loro diversi politici del centro-sinistra, giornalisti di spessore come Enrico Mentana e Corrado Formigli fanno il percorso inverso, partecipando a dibattiti nelle loro sedi in nome di una supposta legittimazione democratica.

Poi, improvvisamente: la testata di un membro del clan Spada – molto vicino a Casa Pound – al giornalista (di “Nemo”, il programma Rai) inviato a Ostia; la manifestazione di Forza Nuova sotto la sede del quotidiano «la Repubblica» a Roma; l’irruzione di un gruppo di teste rasate del Veneto Fronte Skinheads durante un’assemblea di associazioni che lavorano con i migranti a Como. Tutti elementi che sembrano mutare il quadro.

I media si accorgono che i fascisti picchiano, sempre in condizione di superiorità numerica, certo. E a volte uccidono.
La politica organizza una marcia a Como contro l’intolleranza.
Insieme, i media e la politica, fino ad allora attentissimi a non usare la parola «fascismo», si scoprono tutto a un tratto democratici e antifascisti, rivendicano un non si sa bene quale lavoro di inchiesta o di resistenza in realtà mai svolto.

Ecco a cosa serve il corteo di Acca Larentia.

A dire siamo sempre noi, ci avete portato su un palmo di mano quando vi servivamo, ci avete legittimato, ci avete blandito.
Ora non potete far finta che noi siamo diversi da come siamo sempre stati.Siamo fascisti. E lo sapevate benissimo.
L’uomo col megafono urla di mettersi sull’attenti. Il lungo corteo, docile e disciplinato, trattiene il respiro. Immobile. L’uomo con il megafono urla il nome dei camerati morti.

Per ogni nome, dal corteo si leva un bosco di braccia tese e l’urlo «presente!».

Benvenuti a Roma, anno di grazia 2018, dove i fascisti inondano le strade del quartiere San Giovanni nel quarantennale della strage di Acca Larentia.

La terra, la guerra. Non è più una questione privata. È politica.

La riunione del 2014 è decisiva. Segna la comunione tra Casa Pound e Lega Nord, officiata dall’ostia nera di Delle Chiaie.

Nel 2015 nasce infatti il movimento Sovranità, associazione politico-culturale attraverso cui Casa Pound offre il suo appoggio elettorale alla nuova Lega di Matteo Salvini.
Nel 2017, invece, mentre Alemanno e Storace, attraverso il polo sovranista annunciano l’appoggio al Carroccio, Casa Pound decide di correre da sola. Non è rottura, è semplice strategia politica.
Uniti si fa egemonia culturale. In Italia e in Europa. Divisi si corre meglio alle elezioni.

Quanto sia importante quel momento fondativo lo si comprende anche da alcune intercettazioni, riferite a quel periodo, emerse tre anni dopo all’interno di tutt’altra inchiesta (quella dei “banglatour”), nelle quali Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, disegna l’asse Casa Pound-Lega chez Delle Chiaie. Aggiungendo che con loro si stanno aggregando anche Militia di Maurizio Boccacci, ex Movimento Politico, e il battitore libero Giuliano Castellino, animatore dell’estrema destra romana e trait d’union tra galassia militante e rappresentanze parlamentari. Fiore ne parla da avversario, ma tutto torna.
L’alleanza è cosa fatta. La chiave è il voto.
Divise su vari fronti, alleate su altri, Forza Nuova e Casa Pound marciano separate in vista delle prossime elezioni legislative. L’esempio più clamoroso di divisione è il confine russo-ucraino, dove Forza Nuova si è subito schierato con la Novorossija e la cosiddetta resistenza ultranazionalista del Donbass, mentre Casa Pound era inizialmente vicina ai neonazisti di Praviy Sektor e al Battaglione Azov, con cui hanno condiviso iniziative fino a poco fa.
Anche se poi, di recente, i fascisti del terzo millennio hanno ridotto l’appoggio agli ucraini per non urtare le sensibilità filorusse dell’alleato Matteo Salvini. Le affinità elettive, comunque, si riscontrano nell’appoggio congiunto alla Siria di Assad.
Forza Nuova, figlia di Terza Posizione e dell’ala movimentista del Movimento Sociale Italiano, nasce come forza elettorale. Da sempre relegata allo zero virgola, il 4 marzo si presenta all’interno della coalizione “Italia agli Italiani”, che raccoglie diverse sigle dell’estremismo neofascista.

Casa Pound invece sta crescendo, e di molto, nei consensi elettorali. Dopo l’ottimo risultato alle Comunali di Roma nel 2016, e poi di Ostia (dal 2% al 9% nel 2017), l’elezione dei primi consiglieri comunali in giro per il paese, a marzo secondo alcuni sondaggisti potrebbe addirittura superare la soglia del 3% ed entrare in Parlamento.

Tanto che se ne accorge anche il New York Times.
La sovraesposizione mediatica di Casa Pound, le continue partecipazioni di politici e giornalisti agli incontri da loro organizzati, ha sortito i suoi effetti. Previsti o meno.
Le prese di distanza degli ultimi giorni suonano al minimo tardive, al limite ridicole.

Ora la Lega di Matteo Salvini si trova, alla sua destra, un alleato in costante ascesa. Divisi alle urne, uniti nella galassia di riferimento che va da Lealtà e Azione (è dell’estate l’accordo elettorale) agli Hammerskins, Casa Pound e Lega sono lo spettro che incombe sul 4 marzo.

L’uomo col megafono urla di mettersi sull’attenti. Il fascismo è (di nuovo) una realtà concreta nella politica italiana. La terra, la guerra. Non è una questione privata. È un dannato problema, di tutti.

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