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MONITOR


ven 27 luglio 2018

TRAME NERE SULL’EUROPA

Mentre in Italia la deriva sovranista va esacerbandosi e porta a galla il sostrato reazionario e intollerante che da sempre cova nel Bel paese, un personaggio dall’abilità politica ormai conclamata si prepara a tessere una serie di trame nere sull’Europa. È Steve Bannon, esponente massimo dell’alt-right americana, ex ideologo e stratega di Donald Trump che ha lanciato in questi giorni il progetto «The Movement», una fondazione no-profit che avrà sede a Bruxelles e si porrà l’obiettivo di coordinare e far confluire in una rete di alleanze strategiche tutte le compagini nazionaliste d’Europa.

Mentre in Italia la deriva sovranista va esacerbandosi e porta a galla il sostrato reazionario e intollerante che da sempre cova nel Bel paese, un personaggio dall’abilità politica ormai conclamata si prepara a tessere una serie di trame nere sull’Europa.
È Steve Bannon, esponente massimo dell’alt-right americana, ex ideologo e stratega di Donald Trump che, a conclusione delle ultime elezioni italiane, caldeggiava un’alleanza Lega-5stelle e, nella sua recente visita in Italia, si dichiarava entusiasta del nuovo governo giallo-verde arrivando a considerarlo “il centro di questa rivolta nazionalista populista.”
Di Bannon ormai sappiamo abbastanza, ma alla luce delle sue nuove mosse non guasta riavvolgerne il profilo, per evitare di incorrere nell’atavico errore di sottovalutarne la portata politica o derubricarlo a personaggio marginale perché, come lo descriveva il «Guardian» ai tempi della campagna trumpiana, “è una figura machiavellica che si pone l’obiettivo di smantellare le forze progressiste.”
Ed è sempre più lampante che Bannon vuole perseguire questa “missione” ben oltre i confini dei suoi States e di Donald Trump
Quando si consuma l’ambigua rottura fra Trump e il suo “falco”, più che esultare per la fuoriuscita dell’«anima nera» dalla Casa Bianca, allora, si sarebbe dovuta porre l’attenzione sul fatto che Bannon guardava con scaltrezza già oltre il trionfo di Trump presidente, cioè puntava a rinsaldare il “trumpismo” e a prepararne un’ascesa o una confluenza con altri fronti populisti al di là dei confini nazionali degli Stati Uniti.
Può sembrare paradossale, eppure nella matrice nazionalista della strategia di Bannon si scorge presto il germe di un progetto ben più ampio e non riducibile all’isolazionismo che aveva alimentato la retorica della campagna elettorale: cioè si scorge una sorta di internazionalismo suprematista, un’alleanza di tutti i sovranismi che stanno tornano alla ribalta.
Ed eccoci dunque, dopo gli apprezzamenti spassionati al governo Lega-5stelle in quanto laboratorio populistico più avanzato, alla chiamata a raccolta ufficiale di tutte le ultra-destre europee da parte di Bannon.
L’ex ideologo di Trump ha lanciato in questi giorni il progetto «The Movement», una fondazione no-profit che avrà sede a Bruxelles e si porrà l’obiettivo di coordinare e far confluire in una rete di alleanze strategiche tutte le compagini nazionaliste d’Europa.
In vista delle elezioni europee che si terranno nella primavera del 2019, mentre miopia politica e scetticismi anti-euro imperversano, potremmo assistere alla discesa in campo di una vera e propria “internazionale sovranista.”
L’unione delle due categorie, quelle di “internazionale” e “sovranista”, trova ora una declinazione tutt’altro che ossimorica nelle trame che Bannon sta cercando di ordire.
E non a caso il fronte privilegiato è proprio quello europeo, laddove il momento storico sembra concedere campo a una serie di revanscismi inquietanti, già debitamente mappati: il Pvv di Wilders nei Paesi Bassi; il Fidesz e  Viktor Orban in Ungheria; il Front National di Marine Le Pen in Francia; l’Alternative Für Deutschland di Alice Wiedel in Germania; il partito di Andrej Babiš in Repubblica Ceca; l’Fpö di Heinze Christian Strache in Austria.
Anti-islamismo, xenofobia, suprematismo bianco, paranoia securitaria, nostalgia conservatrice e reazionaria, sono tutte componenti che accomunano le suddette forze politiche che, ben lungi dal poter essere liquidate come minoritarie, stanno costruendo un consenso sempre più ampio, a volte strisciante anche se tangibilissimo, altre eclatante come i 10 milioni di voti raccolti dalla Le Pen.
E Bannon ha incontrato quasi tutti i leader di queste forze politiche e ha dichiarato, rispetto al governo giallo-verde, che “se funziona in Italia, possiamo importare il modello ovunque”. Insomma, sembra avere un quadro chiarissimo di dove investire i suoi oscuri disegni politici e la sua altrettanto famigerata competenza da “Goebbels dei new media.”
Assistiamo a un panorama europeo – continente chiave per i nuovi equilibri geopolitici mondiali – in cui, senza soluzione di continuità, si affastellano: crisi umanitaria dei migranti, paranoia securitaria e conseguenti misure repressive, picchi di disoccupazione e tasso di povertà, smantellamento del welfare state all’ultimo stadio.
Uno scenario in cui i populismi avanzano sulle macerie delle forze progressiste e dei movimenti di contestazione, demolendo le prime e vampirizzando le seconde. Steve Bannon e gli esponenti politici a lui vicini lo hanno ben chiaro, e per questo a una possibile federazione delle sinistre si preparano ad opporre una ferrea alleanza dei sovranismi.
La presa di coscienza, urgentissima e irrimandabile, è allora che una vera opposizione sarà europea o non sarà.

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