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MONITOR


ven 13 gennaio 2017

TRADE WAR, USA VS FCA: DATI “TRUCCATI”

Guerra commerciale, ennesimo episodio. Cambiano i protagonisti, ma il contesto resta uguale. La contesa si svolge tra le due sponde dell'Atlantico. Secondo l'Agenzia per la protezione ambientale Usa, Fiat Chrysler avrebbe usato un software per "truccare" i test sui diesel, permettendo così emissioni superiori ai limiti consentiti.

«Nessuna matassa è inestricabile. Tutto comincia e si conclude con un filo. Basta trovare quello giusto. “Trade War” è solo un modo di vedere e chiamare le cose.» Da La Dolce Vita delle multinazionali – Il Tredicesimo piano

DA UNA SPONDA ALL’ALTRA DELL’ATLANTICO
Le ultime in ordine di tempo sono state Airbus ed Apple. Adesso è arrivata l’ora di Fiat Chrysler. Questa volta l’accusa è: violazione delle norme sulle emissioni. Secondo l’Agenzia per la protezione ambientale Usa, Fiat Chrysler avrebbe usato un software per “truccare” i test sui diesel, permettendo così emissioni superiori ai limiti consentiti.
Cambiano i protagonisti, ma il contesto è sempre lo stesso: una guerra commerciale, a colpi di accuse, presunte violazioni, sentenze e restrizioni fiscali. Una trade war che si svolge tra le due sponde dell’Atlantico: da un lato gli Stati Uniti, dall’altro l’Europa.
Torna alla mente settembre 2015 e lo scandalo emissioni di Volkswagen, partito proprio dagli Stati Uniti contro la casa automobilistica tedesca per lo scandalo legato ai motori diesel, che sarebbero stati “truccati” per risultare meno inquinanti. Torna il caso Deutsche bank e il risarcimento chiesto dagli Usa per la “crisi dei subprime”.
Riaffiorano i nomi di Google, di Starbucks, di Amazon, finite negli ultimi anni sotto torchio dell’Antitrust Ue.

COSA È SUCCESSO: LA VERSIONE DELL’EPA
Gli Stati Uniti puntano il dito contro Fiat Chrysler. Stando alla versione dell’Agenzia ambientale americana (EPA, Environmental Protection Agency) sarebbero coinvolti almeno 104.000 veicoli: in particolare, i modelli Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram che hanno un motore tre litri diesel.
La parola chiave è: violazione. In una nota (qui) l’Agenzia scrive che «non comunicare la presenza di un software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo».
E ancora: «Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole».
Il punto è che le accuse dell’EPA potrebbero costare a Fca fino a 4,63 miliardi di dollari, circa 44 mila per auto.
LA REPLICA DI FCA
Fiat Chrysler Automobiles fa sapere di avere la «coscienza pulita».
La difesa arriva per bocca dell’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ai giornalisti di CNBC: «Non c’è mai stata nessuna intenzione» di utilizzare software considerati illegali, «abbiamo effettuato tutte le comunicazioni (…) Non abbiamo rinvenuto alcuna indicazione» rispetto alle accuse mosse da EPA.
Inoltre, un comunicato di Fca US precisa che «i propri sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili» e fa sapere di essere pronta a collaborare con la nuova amministrazione «per presentare i propri argomenti e risolvere la questione in modo corretto ed equo, rassicurando l’Epa e i clienti di Fca US sul fatto che i veicoli diesel della società rispettano tutte le normative applicabili».
«Le inchieste, e quelle in corso da tempo su Amazon in Lussemburgo e Apple in Irlanda (…) penso che se aggiungo il caso Volkswagen riesco a vedere una guerra commerciale a colpi di sentenze. In Europa attaccano alcune platform tecnologiche, in America rispondono con lo scandalo delle emissioni. Una guerra invisibile, combattuta sopra le teste di milioni di lavoratori. E gli effetti si abbattono come una valanga sulle vite di troppa gente Da La Dolce Vita delle multinazionali – Il Tredicesimo piano

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