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MONITOR


mar 9 febbraio 2016

SEI SOLVIBILE? TE LO DICE IL SOCIAL

Basta una foto e il Grande Fratello saprà se può accordarti un prestito. Si chiama «punteggio sesamo» e lo ha inventato la Cina. Che ora lo vuole usare per valutare la fedeltà al governo

PECHINO, 9 FEBBRAIO 2016 – C’è un momento in cui i Big Data incontrano il Big Brother. Come accaduto di fronte alle rivelazioni di Snowden, è un momento che dovrebbe farci riflettere su quanto della nostra privacy condividiamo e, soprattutto, come e da chi i nostri dati potrebbero essere utilizzati. Nel bene e nel male. In Cina, nonostante il controllo che lo Stato già applica a tutti i contenuti che vengono condivisi online, non è andata così. Dallo scorso autunno sui social media cinesi, affianco alla condivisione di foto e momenti privati, gli utenti hanno cominciato a diffondere una sorta di grafico-torta che li valuta in un numero compreso tra 350 e 950. Si chiama Zhīma xìnyòng fēn o, se vogliamo tradurlo, «punteggio sesamo». Si tratta di un complesso sistema di algoritmi ideato dalla branca finanziaria del gigante di ecommerce Alibaba per tracciare le abitudini di spesa degli internauti e valutarne l’affidabilità in funzione di un eventuale prestito. I punteggi però non sono calcolati solo sulla base del denaro speso online. Viene valutato anche cosa comprano e come si comportano i loro “amici virtuali”.
Inizialmente il sistema è nato da un’esigenza reale: cercare di orientarsi su un mercato in forte crescita. Crediti, finanziamenti, mutui, pagamenti online e carte di credito sono esplosi tutto a un tratto nell’ex Impero di mezzo. Basti riflettere su un dato. Oggi il 30 per cento dei cinesi possiede una carta di credito, contro appena il 15 per cento di cinque anni fa.  Così all’inizio del 2015, la Banca centrale cinese ha autorizzato otto aziende a sviluppare dei progetti pilota per valutare i cittadini con l’obiettivo dichiarato di creare un sistema utilizzabile a livello nazionale entro il 2020. Ma in mano ai privati, questi sistemi di valutazione hanno quasi immediatamente scavalcato la sfera prettamente finanziaria e sono diventati strumenti per “vincere” possibilità come quelle di usufruire servizi vip in qualche aeroporto, ottenere visti per i paesi esteri o addirittura adottare un animale domestico. Si è poi cominciato a parlare di un sistema parallelo che possa valutare «l’onestà e la credibilità» dei cittadini attraverso i loro comportamenti online. C’è già una bozza del progetto governativo che, evitando di trattare nello specifico gli algoritmi sui quali verrà costruito, parla di un sistema in grado di «accrescere l’onestà mentale e i livelli di credibilità dell’intera società».
LA BANCA CENTRALE HA AUTORIZZATO 80 ISTITUTI DI CREDITO A VALUTARE LA CAPACITA’ DI SPESA DEGLI UTENTI. MA PECHINO HA GIA’ IN MENTE DI ALLARGARE IL SISTEMA DI CONTROLLO AL MINISTERO DELLA PROPAGANDA
Tencent, che è un altro dei giganti internet a cui è stata accordata la licenza della Banca centrale per i progetti pilota di valutazione, ha sviluppato un sistema simile. Ma poiché il suo campo di azione sono i social network, basa le valutazioni degli internauti su altri dati, quelli in suo possesso. Ovvero le reti di amici e le abitudini private che i suoi 500 milioni di utenti condividono sui social. E qui c’è un ulteriore campanello di allarme. Secondo il documento del Consiglio di Stato a cui si faceva riferimento prima, «accelerare la costruzione di un sistema di credito sociale è una base importante per implementare lo sviluppo di una visione scientifica e costruire una società socialista armoniosa». Anche perché, come sottolinea lo stesso documento in un paragrafo successivo, il principio chiave delle valutazioni deve essere «la promozione del governo».
Questo passaggio fa ancora più paura. Perché se il sistema di cui qui si tratteggiano le finalità venisse veramente creato e sponsorizzato dal governo cinese, ci troveremmo in pochi anni di fronte al primo paese al mondo che potrà organizzare i suoi cittadini su un punteggio ottenuto attraverso la loro presenza online. E considerando che il dipartimento di propaganda cinese già fa un egregio lavoro nel promuovere i «valori socialisti»  come il patriottismo, la pietà filiale o l’evitare uno stile di vita stravagante, tutto fa pensare che i cinesi si troverebbero in poco tempo di fronte a un’ulteriore limitazione delle proprie libertà. E come già accaduto per tanti scrittori, artisti e intellettuali, la limitazione potrebbe imporsi tramite quella che qui si chiama autocensura: per evitare di esprimere opinioni invise al potere ci si limita a non affrontare quelli che i cinesi chiamano con un eufemismo “temi sensibili”. Sarebbe così che la distopia di orwelliana memoria acquisterebbe un altro elemento di realtà.

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