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lun 4 luglio 2016

SCHÄUBLE: INTESA TRA STATI, CON O SENZA LA COMMISSIONE

Il bastone sull’Europa. L’egemonia tedesca, l’ideologia tedesca. Lo strabismo nel considerare alcuni parametri e non altri, la miopia che distorce la vista di Berlino, il culto del surplus commerciale, l’ossessione per gli scambi esteri – Esportare esportare esportare –, la cieca professione di fede nei mercati e nelle riforme che i mercati – sempre e solo i mercati – esigono. L’ideologia tedesca, l’egemonia tedesca… Da L’Unione europea, tra il cinema di Sergio Leone e il teatro di Molière – Il tredicesimo Piano
4 LUGLIO 2016 – L’integrazione? Può aspettare. Le riforme all’interno dell’Ue? Attendano anche quelle. Per il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, dopo lo scossone Brexit, che si sta consumando nelle ultime ore con le dimissioni del leader dell’Ukip Nigel Farage, è «tempo di pragmatismo». Tradotto: spetta ai governi dei 27 paesi membri Ue dettare l’agenda, che ci sia o meno il via libera della Commissione europea. In una serie di interviste al Corriere della Sera e al Welt Am Sonntag, il refrainripetuto da Schäuble è sempre lo stesso: «Non è il momento».
Eterno secondo della storia politica tedesca, fedelissimo di Helmut Kohl, simbolo del fronte “fuori Atene dall’euro”, Schäuble adesso è pronto a mettere gli stati nazionali davanti alla Commissione: «Ora dobbiamo essere pragmatici. Se non collaborano tutti i 27 Stati, alcuni cominceranno a fermarsi. E se la Commissione non collabora, allora ci occuperemo noi della questione, risolvendo appunto i problemi tra i governi. Questo approccio intergovernativo si è dimostrato efficace durante la crisi dell’eurozona». E ancora: «Non è ora il momento delle visioni. La situazione è così seria che dobbiamo smettere di fare i soliti giochetti europei e di Bruxelles».
Troppo morbide le posizioni di Bruxelles, a detta del ministro tedesco. Dopo il referendum che ha consacrato l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, le condizioni sono tutte da negoziare. Da un lato Londra e Bruxelles spingono per una soluzione rapida, dall’altro la Germania inflessibile guidata dalla Cancelliera Angela Merkel, che vuole rimettere le decisioni ai governi e vedere le mosse britanniche. Ma quello che Schäuble chiama «test cruciale» non è solo la gestione del Leave d’oltremanica. A Berlino preme ridefinire la questione immigrazione: «Dobbiamo sfruttare il legame della gente con la nazione. Dobbiamo spiegare chiaramente cosa possiamo fare meglio come nazione e cosa non possiamo fare con tutta la buona volontà. Ciò che non possiamo fare da soli, dobbiamo farlo a livello europeo. Questo oggi vale in particolare per la crisi dell’immigrazione». La ricetta sarebbe la seguente: «Rapidità e pragmatismo. Dobbiamo concretizzare in fretta, in modo che la gente veda che serviamo all’Europa. Alla fine ci sarà un diritto d’asilo europeo. I tedeschi vedono già ora – al di là di Erdogan – che l’accordo con la Turchia sia la strada giusta per ridurre il numero dei profughi con la collaborazione di Ankara».
I continui flussi, le risposte da dare. Niente in Europa si sottrae alle logiche economiche. Proprio per questo a Schäeble la lentezza della Commissione europea non va giù. Un sistema intergovernativo accelererebbe i tempi e la Germania, fiera della sua solidità economica, confermerebbe il suo ruolo egemone. Così Berlino scalcia e si mostra insofferente, ma il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, rispedisce de facto tutto al mittente. Dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung, infatti, Schulz ha rilanciato: «La commissione Ue si trasformi in un vero governo», controllato dal Parlamento europeo e da una «camera composta dai rappresentanti degli Stati membri. In questo modo le responsabilità politiche sarebbero più trasparenti». Mentre l’Europa temporeggia e ancora non decide quale strada imboccare dopo la Brexit, e la Germania scalpita, si conferma cruciale lo “stabilizzatore” Bce. Secondo Bloomberg, la Banca centrale europea guidata da Mario Draghi potrebbe continuare a contenere le fibrillazioni europee, affrontando in primis la vulnerabilità delle banche ed estendendo il programma di acquisto di asset.
Il problema è all’origine. Lo diceva Keynes un secolo fa. Una nazione non può avere una bilancia commerciale in avanzo per un periodo prolungato rispetto ai Paesi con cui condivide la moneta. E del resto, se la BCE non avesse stabilizzato l’euro, adesso l’Unione continentale sarebbe solo un ricordo. Da Morale e moneta. La Guerra di Berlino – il Tredicesimo Piano

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