Decodificare il presente, raccontare il futuro

MONITOR


mer 1 febbraio 2017

ROMA OVEST, SUL FILO DELLA GENTRIFICATION

Lo stradone che separa il Trullo dal quartiere Portuense è una barriera più che un collegamento. Da una parte i margini, dall'altra quello che già gravita intorno al centro di Roma. La quiete residenziale di Portuense sembra appartenere a un'altra città, eppure la strada dove le Brigate Rosse hanno tenuto Aldo Moro dista appena due chilometri.

Il secondo appuntamento coi racconti delle trasformazioni degli spazi urbani e metropolitani. Gentrification Lipsia: la nuova Berlino, il primo.
Per leggere il Trullo bisogna immaginarlo come un caleidoscopio. Un caleidoscopio che genera forme coerenti a partire da elementi diversi, i quali non si mescolano ma conservano le proprie caratteristiche. Trentamila abitanti. Tre zone principali, fortemente caratterizzate, nel quadrante Ovest di Roma. A poche centinaia di metri c’è il “Serpentone” di Corviale, due stecche lunghe un chilometro che ospitano oltre mille appartamenti. I confini che lo delimitano sono netti, evidenti anche a una prima occhiata. Via Portuense a Nord, lo strampiombo su via Newton a Est, via delle Vigne a Ovest e via della Magliana a Sud. Lo stradone che separa il Trullo dal quartiere Portuense è una barriera più che un collegamento. Da una parte i margini, dall’altra quello che già gravita intorno al centro di Roma. La quiete residenziale di Portuense sembra appartenere a un’altra città, eppure la strada dove le Brigate Rosse hanno tenuto Aldo Moro dista appena due chilometri.
A lungo il Trullo è stato un quartiere che spaventava, pur senza l’unicità di Corviale né l’aura o le proporzioni della Magliana. Una periferia tanto sul piano fisico quanto su quello mentale. Un posto lontano, che è bene stia lontano. Il nucleo storico è quello dell’Istituto Autonomo Case Popolari, su via del Trullo, intorno al quale il fascismo costruisce la borgata secondo i dettami del razionalismo (1939-1940). Il nome originario è “Costanzo Ciano” ma diventa “Trullo” già nel ’45, per la presenza di un sepolcro romano d’età imperiale, il Torraccio, che ricorda i trulli pugliesi. Fino agli anni Settanta ha il carattere di semicampagna della borgata classica. Non a caso Pasolini ci va a girare una gran parte di Uccellacci e Uccellini (1966). E qui Gianni Rodari fa atterrare la torta volante della sua fiaba, La torta in cielo (1964). Poi la città si espande e fa sparire dal Trullo i pollai, gli orti, le porcilaie. Arrivano la speculazione edilizia, la droga, la malavita organizzata.
Il Trullo è frutto della composizione di più zone, riconoscibili prima di tutto dalla morfologia del territorio. Sull’altura a Ovest, Monte delle Capre. Sull’altura a Est, Montecucco. Nel mezzo, a valle, via del Trullo.
Monte delle Capre è una zona prevalentemente abusiva sul piano urbanistico, e ha un’eterogeneità che spinge a dividerla in sottozone (“Monte delle Capre, dove?” si domanda). È la meno riconoscibile, la più ordinaria a vedersi, ed è dove la composizione degli abitanti ha subito più variazioni negli ultimi tempi, per la fisiologica espansione della città e grazie agli affitti bassi, ma soprattutto per l’estraneità al sistema delle case popolari. Si inerpica fra via del Trullo e via delle Vigne, il confine Ovest dell’intero quartiere. Ripidissime strade dove l’asfalto viene via e spesso manca la luce dei lampioni. Per lunghi tratti non ci sono marciapiedi, né esiste una vera piazza, com’è frequente nelle gestioni abusive dello spazio.
Gli equilibri si tengono. Faticosamente, con ciclici scoppi di tensione, ma si tengono. L’impressione è che il loro rovesciamento possa venire solo da una mano esterna. Dai ragazzi dei quartieri bene, che oggi fanno un giro per fotografare la street-art e domani verranno a comprare casa. Dall’intervento dell’amministrazione, che oggi lancia qualche tentativo per far rispettare le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari, domani verrà a sgomberare e costruire e riqualificare dall’alto.
Le case popolari di via del Trullo sono un mondo a parte, raggomitolato tra Monte delle Capre e Montecucco. Lunghi edifici di un giallo pallido, a tre piani. Molto verde, stradine interne che corrono fra i palazzi in parallelo all’asse di via del Trullo. Grandi cortili con una spiccata funzione di socialità, dove si stende il bucato e si gioca a pallone e ci si ferma a parlare sulle sedie di plastica. Intorno la parrocchia con l’oratorio, il teatro, il mercato rionale. Una specie di paese, dove tutti si conoscono, piuttosto autosufficiente. Sono case assegnate, sono case occupate. Occupate e poi rivendute per qualche decina di migliaia di euro, magari, in modo da regolare la questione secondo le consuetudini del quartiere, ma senza documenti che garantiscano la proprietà di fronte allo Stato. Oggi è praticamente impossibile metterci le mani senza avere rapporti personali nel quartiere. Ma ha un notevole potenziale per un processo di gentrification, a immaginare un futuro dove entreranno in campo dinamiche amministrative dall’alto, il controllo dal basso verrà neutralizzato e il “popolare” à la page si affermerà espellendo il “popolo”.
Montecucco è la zona più isolata, una separazione da cui ha tratto le caratteristiche che nell’immaginario ne fanno la parte più difficile del Trullo. Per paradosso è la più visibile, tutt’altro che nascosta, lassù a dominare l’area. Costituita essenzialmente da edilizia popolare, ha strade larghe con improvvisi spazi vuoti, palazzi in cortina e residui di barocchetto romano. La strada da cui prende il nome, si avvolge a spirale sull’altura Ovest del quartiere. Tutt’altro che “città alta” che può godersi l’autonomia, Montecucco sembra sporgersi su via del Trullo come per accorciare la distanza che li separa.
Gli equilibri si tengono. Faticosamente, con ciclici scoppi di tensione, ma si tengono. L’impressione è che il loro rovesciamento possa venire solo da una mano esterna. Dai ragazzi dei quartieri bene, che oggi fanno un giro per fotografare la street-art e domani verranno a comprare casa. Dall’intervento dell’amministrazione, che oggi lancia qualche tentativo per far rispettare le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari, domani verrà a sgomberare e costruire e riqualificare dall’alto.
Per ora è avvenuto un autorecupero dal basso, che ha segno opposto rispetto ai meccanismi di colonizzazione della gentrification. Specialmente negli ultimissimi anni, al Trullo è emerso un insieme di esperienze spontanee, forse naïf ma di sicuro generose, che si tengono alla larga dalla politica locale ma hanno un valore politico evidente. Si è parlato di “rivolta gentile”. Alla base c’è Ricomincio dal Faro (“il Faro”), il centro sociale che dal 1987 occupa gli ambienti di un ex cinema. Sta in cima a una scalinata che sbocca su via del Trullo, è un punto di riferimento culturale del quartiere, con spettacoli e concerti. Ci sono poi i recenti lavori degli street-artist, primo fra tutti Solo, che ha riempito il quartiere di personaggi ispirati o direttamente provenienti dal mondo del fumetto. E i Pittori Anonimi del Trullo, che si armano di vernici e pennelli per colorare le pareti del quartiere, con tinte calde che vanno a sostituire i toni cupi e ingentilire l’ambiente. L’esperienza più dirompente è però arrivata da un collettivo anonimo che ha scavalcato i netti confini del quartiere, i Poeti der Trullo. Di loro si sa che sono sette, come i re e i colli di Roma, e che scrivono una versione 2.0 dei sonetti romaneschi. Fanno parlare i muri della città, fanno circolare i loro versi sul web. Nel 2005 hanno autoprodotto Metroromantici, una raccolta di loro testi che ha avuto ottimi riscontri col solo sostegno del passaparola.
Il recupero dal basso del territorio sembra ispirare una fase affascinante ma troppo fragile per potersi opporre a un processo di gentrification che si direbbe inevitabile. Il cambiamento è in atto. E se un caleidoscopio mostra l’avvicendamento di colori e figure, il Trullo deve prepararsi ad assumere tinte e forme nuove.
Leggi anche “Gentrification — il Tredicesimo piano”

NEWSLETTER


Autorizzo trattamento dati (D.Lgs.196/2003). Dichiaro di aver letto l’Informativa sulla privacy.



LEGGI ANCHE: