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MONITOR


gio 2 giugno 2016

RIPRESA DEBOLE E DISUGUAGLIANZE CRESCENTI

«Creare un po’ d’inflazione è la necessità, il QE l’effetto. Il vuoto, invece, è tutto di una politica debole e rinunciataria. Una politica che ha abdicato» Fiat Money, I Diavoli
2 GIUGNO 2016 – Otto anni dopo Lehman Brothers, la ripresa a livello globale rimane debole e l’instabilità finanziaria rischia di confermarsi protagonista indiscussa sui mercati per un periodo ancora molto lungo. L’ultima fotografia scattata dall’Ocse, all’interno del Global Economic Outlook, è a tinte scure, illuminata solo da qualche fascio di luce: l’economia mondiale è in trappola e le azioni delle banche centrali non saranno sufficienti, da sole, a riportarla su un percorso di crescita, basti pensare che secondo gli economisti dell’Organizzazione il Pil si attesterà sul 2%, in media, nel biennio 2016-2017, sostanzialmente in linea con i risultati degli ultimi anni.
Se la crescita rimane piatta nei paesi avanzati, non sorridono nemmeno gli Emergenti che avevano rappresentato il motore della ripresa dopo la crisi: “La lenta crescita della produttività e la crescente disuguaglianza pongono ulteriori sfide – si legge nel documento – E’ urgente un’azione politica globale per uscire da questo percorso di crescita deludente e spingere l’economia a livelli che salvaguardino più alti standard di vita per tutti”. In questo contesto i rischi connessi alle turbolenze geopolitiche si intensificano e la potenziale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea rappresenta per l’Ocse il fattore che più di qualsiasi altro potrebbe incidere negativamente sul futuro degli assetti economici. Già a partire dai mesi a ridosso del referendum (in programma il 23 del mese di giugno) “i mercati finanziari hanno iniziato a fare i conti con la possibile Brexit attraverso un deprezzamento della sterlina e un aumento dei premi di rischio. La fiducia delle imprese si è allentata, l’incertezza politica è aumentata e la crescita degli investimenti è rallentata”. Secondo il quadro illustrato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, “la decisione di un’uscita porterebbe ad una notevole volatilità nei mercati finanziari e a un lungo periodo di incertezza con notevoli conseguenze negative per Uk, UE e per il resto del mondo”.
Come invertire la rotta? Ad esempio “riallocando la spesa pubblica”, “aumentando gli investimenti pubblici a sostegno di progetti accuratamente selezionati e capaci di un forte impatto sulla crescita”, “rilanciando la domanda senza compromettere la sostenibilità di bilancio”. E ancora, in termini più generali, data la debolezza dell’economia globale sul cui sfondo agisce una crescente disparità di reddito in molti paesi, “le riforme strutturali dovranno concentrarsi sui possibili benefici a breve termine per la domanda, nonché sulle misure volte a promuovere un miglioramento a lungo termine in materia di occupazione, crescita della produttività e inclusione”.

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