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RECENSIONE


gio 8 marzo 2018

RIPORTARE IL FOCUS SULL’EUROPA

A pochi giorni dalla conclusione delle elezioni italiane e a un anno da quelle europee (del 2019) il focus deve tornare, con ineludibile urgenza, sulla questione continentale, cioè sulle sorti dell’Europa unita. In questo senso recuperare una riflessione sul documentario "Piigs", uscito l’anno scorso nelle sale europee, è un buon inizio per sottrarre il più possibile il dibattito pubblico sia alle retoriche sovraniste sia agli imperanti dogmi neoliberisti. Il docu-film si pone come obiettivo quello di confutare alcuni grandi dogmi esibiti dall’irrigidimento del regime economico: debito pubblico, inflazione, deficit, costituzione europea. Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna sono i cosiddetti maiali. Sono i paesi europei segnati da un’economia sempre più precaria, in cui molte delle imposizioni applicate e volute dalla BCE sono basate su convinzioni arbitrarie piuttosto che su solidi principi economici.

A pochi giorni dalla conclusione delle elezioni italiane e a un anno da quelle europee (del 2019) il focus deve tornare, con ineludibile urgenza, sulla questione continentale.
In questo senso recuperare una riflessione sul documentario Piigs, uscito l’anno scorso nelle sale europee, è un buon inizio per sottrarre il più possibile il dibattito pubblico sia alle retoriche sovraniste sia agli imperanti dogmi neoliberisti.

P.i.i.g.s. è l’acronimo coniato nel 2009 da un giornalista dell’«Economist» per indicare, in maniera palesemente dispregiativa, quei paesi europei contraddistinti da una situazione economica sfavorevole, con un debito pubblico diventato ormai insostenibile. Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, sarebbero quindi i cosiddetti “maiali” dell’Unione Europea. Ma come si è arrivati a questo punto?
Il bilancio negativo delle economie di questi paesi è davvero dovuto alla loro natura spendacciona, pigra e ingorda, incapace di autogestirsi, o è piuttosto imputabile a decisioni prese al di fuori dei confini nazionali?
Piigs, film documentario uscito nell’aprile 2017, dallo scorso 24 febbraio in dvd e in chiaro su RaiPlay, tenta di rispondere a questi interrogativi. Scritto, prodotto e diretto da Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre. È il frutto di un lavoro di ricerca durato più di cinque anni, nato dalla volontà di comprendere quello che stava succedendo in Europa durante la crisi, partita dagli Stati Uniti nel 2007 e, maturato in seguito all’analisi del saggio Il più grande crimine di Paolo Barnard, che ribalta tutte le prospettive europee raccontate in quel momento.
Il docu-film si pone come obiettivo quello di confutare alcuni grandi dogmi esibiti dall’austerity: debito pubblico, inflazione, deficit, costituzione europea. Il messaggio è chiaro: le politiche UE non stanno funzionando, e deve essere invertita la rotta. Al tempo stesso, però, con la medesima decisione vanno respinti i revival sovranisti che, in maniera altrettanto anti-democratica e irresponsabile, vogliono frantumare l’Europa.
Per rendere comprensibili a un pubblico – mediamente a digiuno di nozioni economiche – le argomentazioni degli economisti e degli intellettuali chiamati a esprimersi nella pellicola, i tre registi hanno operato per far convivere analisi economica e narrazione.

Non a caso Piigs è stato accostato al migliore Michael Moore, nonché alle narrazioni proletarie di Ken Loach. Nel corso di un’intervista uno dei tre registi, Federico Greco, ha voluto precisare come la definizione più adatta a Piigs non sia tanto quella di “documentario” ma quella di “film”: il groppo in gola che accompagna la fine della visione non è provocato dall’aver assistito a una conferenza di economia, ma a una storia che, purtroppo, ci coinvolge nel reale in maniera drammatica.
«Tratto da una storia vera, la tua», recita la locandina.
L’intreccio tra documentario e film sembra essere quasi speculare a quello tra le nozioni di macro e microeconomia che, sciolte alla luce della loro stretta connessione, costituiscono i termini fondamentali di una più grande visione sociale. Come spiega Warren Mosler, esperto di sistemi monetari, la correlazione tra macro e microeconomia è ben rappresentata dalla metafora degli ossi e dei cani: se in una stanza ci sono cento cani, ma solo novantacinque ossi, è inevitabile che cinque cani rimarranno senza osso.
A risolvere il problema non possono essere i cani all’interno della stanza, ovvero la realtà microeconomica: per quanto i cani potranno impegnarsi a essere più veloci o ben addestrati, i cinque ossi necessari saranno sempre mancanti. E questo è un problema macroeconomico, che andrebbe risolto da chi è fuori dalla stanza.
A rappresentare la microeconomia, in Piigs, è chiamata una cooperativa sociale di Monterotondo, il Pungiglione, che si occupa dell’assistenza a disabili e a persone svantaggiate: gli effetti tragici delle decisioni prese a livello macroeconomico ricadono su questa piccola realtà, che si vede negare da mesi un credito di un milione di euro da parte della regione, rischiando il fallimento e la conseguente perdita del lavoro per 100 dipendenti, senza considerare i 150 assistiti che rimarrebbero abbandonati a sé stessi.
È davvero possibile che non ci siano alternative, che le misure dell’austerity, decise ai piani alti della Banca Centrale Europea, dirette responsabili della situazione drammatica di entità sociali come quella del Pungiglione, siano le uniche possibili per far quadrare l’economia dell’Eurozona? Secondo gli esperti interpellati in Piigs, quella dell’austerity non è la scelta, ma una delle scelte, e probabilmente la peggiore.
A esprimere la loro opinione e a spiegare perché molte delle imposizioni volute dalla bce siano basate su convinzioni arbitrarie piuttosto che su solidi principi economici, sono economisti del calibro del già citato Warren Mosler, ideatore della Teoria della Moneta Moderna; di Stephanie Kelton, ex capo per i democratici alla commissione di bilancio del senato usa; di Yanis Varoufakis, ex ministro dell’economia del governo greco e tra i leader fondatori di Diem25; di Noam Chomsky, filosofo, linguista e sociologo; di Paul De Grauwe, professore emerito della London School of Economics. Oltre a tali esperti di calibro internazionale, partecipano Stefano Fassina, Vladimiro Giacchè, Federico Rampini, Paolo Barnard, e lo scrittore e poeta Erri De Luca.
Tutti gli interpellati concordano sul fatto che le misure adottate in seguito alla crisi non abbiano fatto altro che soffocare le economie dei paesi più svantaggiati, quelli della zona mediterranea, i “piigs”, appunto.
Il film di Cutraro, Greco e Melchiorre ci offre un’altra interpretazione di questa parola, capiamo dunque quale senso vogliono attribuire a quel “maiali”.
Bestie da allevare, da far diventare il più appetitose possibili, per poi essere divorate, sacrificate sul solito altare dello sfruttamento dei deboli, a favore dei forti.
In fondo è una storia antica, che l’uomo è costretto ad affrontare dall’alba dei tempi. Il problema reale, specifico di questo preciso momento storico, come ci ricorda lo scrittore Erri De Luca, è che adesso rischiamo di diventare pochi, pochi a essere veramente consapevoli di quello che accade al di sopra di noi. Stiamo correndo il pericolo di mettere in dubbio i valori stessi della democrazia, come hanno dimostrato i dibattiti successivi al referendum come quello della Brexit o dell’Oxi greco.
Il lavoro di questi tre registi ci ricorda come la rabbia sociale necessiti di studio, conoscenza e immaginazione politica, per diventare uno strumento a nostro favore.
Per metterci nelle condizioni di non azzuffarsi tra di noi, ma di combattere in una stanza più grande, capendo che se mancano cinque ossi non è colpa degli altri cani, ma di chi ha sbagliato i calcoli. Per ripensare un continente democratico e solidale, in grado di condividere gli sforzi e redistribuire in modo equo la ricchezza.

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