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MONITOR


ven 9 novembre 2018

ORBÁN CONTRO GLI HOMELESS

Dal 15 ottobre in Ungheria è entrata in vigore una nuova legge. Chi di notte viene trovato a dormire all’aperto è multato e, se ha una baracca in cui stare, questa viene demolita. Se poi è recidivo (bastano tre volte in novanta giorni) può essere arrestato, incarcerato e privato dei suoi averi. È l’inasprimento di una legge del 2013 che criminalizzava la povertà e che sollevò allarmi rimasti inascoltati. E lo ha voluto il Primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orbán, che così facendo si schiera apertamente contro gli homeless. Una tendenza, quella della guerra ai poveri, che a ben vedere accomuna sempre più Paese, in Europa e nel mondo.

Nel suo Giglio rosso del 1894, Anatole France scriveva con un’ironia piena di serietà: «la maestosa uguaglianza delle leggi vieta tanto al ricco quanto al povero di dormire sotto i ponti, di mendicare nelle strade e di rubare il pane». Ma nelle misure che di recente ha scelto di adottare Viktor Orbán, Primo ministro dell’Ungheria, non aleggia alcuna ironia perché sono, spudoratamente, contro gli homeless.
Dal 15 ottobre in Ungheria è entrata in vigore una nuova legge. Chi di notte viene trovato a dormire all’aperto è multato e, se ha una baracca in cui stare, questa viene demolita.
Se poi è recidivo (bastano tre volte in novanta giorni) può essere arrestato, incarcerato e privato dei suoi averi.
È l’inasprimento di una legge del 2013 che criminalizzava la povertà e che sollevò allarmi rimasti inascoltati.
Ed è una misura che la Fidesz di Viktor Orbán, legittimata dalle trionfali elezioni dell’aprile scorso (quasi il 50% dei consensi), ha accorpato all’emendamento costituzionale di giugno contro Organizzazioni Non Governative e migranti.
Allora l’ONU condannò il provvedimento, definendolo «crudele e incompatibile con le norme internazionali per i diritti umani». E il mese scorso il Parlamento dell’UE ha ammonito l’operazione, in cui individuava «il chiaro rischio di una violazione dei valori dell’Unione Europea».
Vietato dormire per strada, dunque, nelle baracche o sulle panchine che sia.
Ma come funziona se la strada è casa, perché non ne hai un’altra, e se al contempo non ci sono abbastanza ricoveri d’accoglienza?
Orbán insiste a descrivere la legge come fosse ispirata da principi umanitari, finalizzata a migliorare le condizioni di vita dei senzatetto. In realtà l’intera operazione è stata realizzata senza mai un confronto con le organizzazioni che gestiscono l’accoglienza.
Ammesso che ogni soggetto accetti di accedere a una struttura (con il suo sovraffollamento, le sue regole ferree e la convivenza con sconosciuti cui obbliga), gli shelter locali hanno circa 11mila posti, cioè la metà di quanti ne servirebbero per assorbire gli homeless del Paese (circa 20mila secondo la cauta stima della BBC).
Più schietto è stato il Segretario di Stato con delega all’Inclusione Sociale, Attila Fülöp, spiegando che l’obiettivo della nuova legge è «assicurare che i senzatetto non siano in strada di notte e garantire che i cittadini possano far uso dello spazio pubblico senza impedimenti».
Gli “impedimenti” sarebbero i corpi degli homeless, la presenza fisica di chi nello spazio pubblico ci vive e non ha alternativa.
La dichiarazione più significativa comunque è venuta da un uomo del governo, Bence Rétvári: «Bisogna dare più aiuto, non più diritti».
Alcune settimane fa ragionavamo qui riguardo il “sadismo dell’ambiente urbano” (citando Mike Davis) e degli articolati castighi previsti dall’arredo urbano per rendere scomoda la vita ai senzatetto.
Osservavamo come il 2008 avesse segnato una cesura in Italia (con lo spostamento dei poteri alle amministrazioni locali in materia di sicurezza), e sottolineavamo come il fenomeno fosse ovunque in evidente espansione.
Un’insofferenza crescente verso la presenza di povertà in carne e ossa che ha prodotto, già solo negli ultimi sei mesi, pesanti restrizioni in Paesi diversissimi per tradizioni politiche e culturali: da Besançon nella Francia Orientale ai dintorni di Portland in Oregon, fino a Tauranga in Nuova Zelanda.
Un caso esemplare è quello di Nottingham, nelle Midlands inglesi. All’inizio di ottobre, il Comune ha emesso un Public Spaces Protection Order (un tipo di ordinanza amministrativa anti-degrado, frequente nel Regno Unito) che di fatto vieta agli homeless di dormire in strada e ricevere cibo in elemosina. Negli ultimi anni, misure simili sono state prese a Hackney e paventate a Newport.
È interessante come le autorità di Nottingham si difendano dall’accusa di voler cacciare i senzatetto sostenendo che l’obiettivo sia «gestire i comportamenti anti-sociali in una zona circoscritta del centro città».
Di nuovo, insomma, la retorica del decoro e la “vetrinizzazione” dei centri urbani.
La stessa amministrazione di Nottingham era finita al centro di accese polemiche, un paio d’anni fa, per aver affisso manifesti criminalizzanti e privi di una qualunque compassione nei confronti della marginalità. Immagini di senzatetto che fumano e la scritta: «Mendicare: guarda il tuo denaro andare in fumo». Immagini di siringhe buttate a terra e la scritta: «Le persone che mendicano spesso hanno seri problemi di droga o alcol. Per favore date in beneficienza, non a chi mendica».
Considerate le tendenze globali, le recenti vicende locali e la convergenza ideale tra le politiche ungheresi e quelle del nostro Paese, non c’è che da aspettarsi un inasprimento di tali misure anche in Italia.
«Salvini è il mio eroe, un mio compagno di destino» ha detto ad agosto Orbán, a ridosso dell’incontro con il Ministro degli Interni italiano. Il quale da parte sua rivendica un legame con il Primo Ministro ungherese: «L’amico Viktor è un modello».

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