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gio 28 aprile 2016

LE VERE RAGIONI DEGLI ATTACCHI A DILMA ROUSSEF

Per capire cosa stia accadendo in Brasile, bisogna guardare all'alta finanza e alla lobby delle banche

28 APRILE 2016, www.theintercept.com – Non è semplice per chi non conosce bene la situazione fare ordine riguardo la crisi politica del Brasile e il continuo sforzo atto a cacciare la sua presidente, Dilma Rousseff, che ha vinto le ri-elezioni solo 18 mesi fa con 54 milioni di voti. Ma il mezzo più importante per comprendere la vera natura antidemocratica di ciò che sta avvenendo è quello di guardare alla persona che gli oligarchi brasiliani e i loro media stanno cercando di insediare come presidente: il corrotto, e profondamente impopolare, vice presidente Michel Temer. Solo in questo modo può risplendere una luce brillante su cosa realmente accade e sul perché il mondo potrebbe esserne profondamente turbato.
Il redattore capo dell’ufficio di corrispondenza del New York Times in Brasile, Simon Romero, ha intervistato Temer questa settimana e questo è il modo in cui il suo eccellente articolo si apre:
«Un recente sondaggio ha rilevato che solo il 2 per cento dei brasiliani voterebbe per lui. E’ sotto esame a causa di una testimonianza che lo collega ad un colossale scandalo per corruzione. E una corte suprema di giustizia ha decretato che il Congresso dovrebbe prendere in considerazione un procedimento di impeachment contro di lui. Michel Temer, vice presidente del  Brasile, si prepara a prendere il timone del Brasile il mese prossimo se il Senato dovesse decidere di mandare il Presidente Dilma Rousseff a processo».
Come si può razionalmente credere che sia la lotta alla corruzione a guidare lo sforzo dell’aristocrazia per la rimozione di Dilma quando in questo momento le stesse persone stanno insediando qualcuno come presidente che è accusato di corruzione in modo di gran lunga più serio di lei? E’ ovviamente una farsa. Ma c’è qualcosa che è ancora peggiore. La terza persona in linea per la presidenza, proprio dietro Temer, è stato smascherato per essere spudoratamente corrotto: il fanatico evangelico e presidente della Camera, Eduardo Cunha. E’ stato lui ad aver guidato il procedimento di impeachment anche se l’anno scorso si è intascato milioni di dollari in tangenti in conti bancari svizzeri, dopo aver mentito al Congresso negando di essere titolare di conti in banche estere. Quando Romero ha chiesto a Temer quale posto occuperà Cunha una volta che avrà preso il potere, questo è il modo in cui Temer ha risposto:
«Mr Temer difende se stesso e i suoi migliori alleati che sono sotto una nube di accuse in un complotto. Esprime il suo sostegno per Eduardo Cunha, la persona che con maggiore forza conduce il procedimento di impeachment all’interno del Congresso, dicendo che non chiederebbe a Mr Cunha di dimettersi. Mr Cunha sarà il prossimo in linea per la presidenza se il signor Temer dovesse prendere il sopravvento».
Di per sè, questo dimostra la truffa di massa che si sta realizzando da queste parti. Come il collega David Miranda ha scritto questa mattina nel suo editoriale sul Guardian: “E’ ormai chiaro che la corruzione non è la causa dello sforzo teso a spodestare il presidente due volte eletto del Brasile; piuttosto, la corruzione ne è semplicemente il pretesto”. In risposta, i media brasiliani sostengono (come fa Temer) che una volta che Dilma verrà messa sotto accusa, allora gli altri politici corrotti verranno sicuramente held responsabili, ma sanno che è falso, e l’appoggio allucinante che Temer assicura a Cunha lo rende chiaro. Infatti alcune agenzie di stampa mostrano come Temer stia progettando di insediare come procuratore generale – ruolo chiave per le inchieste sulla corruzione – un politico specificamente voluto in quella posizione da Cunha. Come spiega l’editoriale di Miranda, “il vero piano dietro l’impeachment della Rousseff è di mettere fine alle indagini in corso, proteggendo così la corruzione, non di punirla”. Ma c’è anche un altro motivo fondamentale a guidare tutto questo. Guardate chi sta andando a prendere in consegna l’economia e le finanze del Brasile una volta che la vittoria elettorale di Dilma verrà annullata. Due settimane fa Reuters ha riferito che la scelta principale di Temer per la guida della Banca Centrale è l’uomo di Goldman Sachs in Brasile, Paulo Leme. Oggi Reteurs riporta che “Murilo Portugal, il capo della più potente lobby dell’industria bancaria del Brasile” – e a lungo dirigente del FMI – “è emerso come un candidato forte per diventare ministro delle finanze se Temer dovesse prendere il potere”. Temer ha anche promesso che vorrebbe abbracciare l’austerità per la popolazione già sofferente del Brasile: Egli “si propone di ridimensionare il governo” e “tagliare la spesa pubblica”. Durante una conference call lo scorso venerdì con JP Morgan, il celebrativo amministratore delegato del Banco Latinoamericano del Commercio Estero, Rubens Amaral, descriveva in maniera esplicita l’impeachment di Dilma come “uno dei primi passi verso la normalizzazione del Brasile”, e diceva che se il nuovo governo di Temer implementasse le “riforme strutturali” che la comunità finanziaria desidera, allora “sicuramente ci saranno opportunità”.
Nel frattempo i principali organi di informazione brasiliani come Globo, Abril, Estrado, sono praticamente unificati a sostegno dell’impeachment e hanno incitato le proteste di piazza fin dall’inizio. Perché dico questo? Reporter Senza Frontiere proprio nei giorni scorsi ha pubblicato il suo rapporto 2016 sulla libertà di stampa classificando il Brasile 103esimo nel mondo a causa delle violenze perpetrate nei confronti dei giornalisti ma anche a causa di questo fatto fondamentale: “La proprietà dei medi continua ad essere molto concentrata soprattutto nelle mani delle grandi famiglie industriali che spesso sono vicine alla classe politica”. Non è forse critallino, dunque, quanto stia avvenendo qui? Per riassumere: le elite finanziarie e della carta stampata stanno fingendo che la corruzione sia la ragione per la rimozione del due volte presidente eletto del Paese mentre cospirano per insediare e dare potere ai personaggi più corrotti della nazione. Gli oligarchi brasiliani potrebbero riuscire a rimuovere dal potere un governo moderatamente di centro sinistra che ha vinto quattro elezioni nel nome della rappresentanza dei più poveri, e stanno letteralmente consegnando il controllo dell’economia brasiliana (la settima più grande al mondo) a Goldman Sachs e alla lobby del settore bancario.
La frode che viene perpetrata qui è tanto palese quanto devastante. Ma è lo stesso modello che abbiamo visto ripetutamente realizzarsi in tutto il mondo, in particolare in America Latina, quando una piccola elite intraprese una guerra contro i pilastri della democrazia. Il Brasile è il quinto paese più popoloso al mondo, è stato un esempio ispiratore di come una giovane democrazia può diventare matura e crescere. Ma ora, queste istituzioni democratiche e questi principi sono interamente assaliti dalle stesse fazioni finanziarie e mediatiche che hanno soppresso la democrazia e imposto una tirannia in questo paese per decenni.
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