Decodificare il presente, raccontare il futuro

MONITOR


lun 16 maggio 2016

LA STAGIONE DEL DEBITO

«Temo che anche in Europa stia dilagando l’ennesimo capitolo di un capitalismo estrattivo – travestito, piu predatorio ancora – che nel silenzio delle Autorità legalizza gli avvoltoi a becchini della classe media» – Social Banking, Philip Wade
16 MAGGIO 2016 – Sabato scorso, nell’ambito del Bergamo Festival Fare la Pace, che aveva come tema portante «Muri che si alzano, confini che si dissolvono», la sociologa ed economista statunitense Saskia Sassen ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “La solitudine dei numeri primi – La vita sulla terra ai tempi della globalizzazione”, della quale Il Manifesto ha pubblicato alcuni brani. Il nuovo capitalismo – questa la tesi di fondo – rompe la dinamica «evoluzione, sviluppo, progresso» a favore dello scippo privato delle risorse, della terra e dei servizi sociali. Le conseguenze sono deleterie in termini di crescita della povertà e cacciata delle popolazioni dai territori espropriati.
Scrive Saskia Sassen: «La logica sistemica delle “città globali” comporta, in termini drammatici, l’espulsione delle persone dai luoghi dove sono nati e la distruzione del capitalismo tradizionale allo scopo di soddisfare i bisogni, anche qui sistemici, dell’alta finanza e l’accesso delle imprese alle risorse naturali. Da sottolineare il fatto che le logiche tradizionali o familiari nell’estrazione di risorse per soddisfare i bisogni nazionali potrebbero comunque preparare il terreno per l’intensificazione sistemica del capitalismo “estrattivo”. Una possibile interpretazione del passaggio dal modello keynesiano a quello attuale è dunque concepirlo come il passaggio dal consumo di massa all’estrazione. Per gran parte degli anni Ottanta e Novanta i paesi poveri indebitati sono stati chiamati a versare una quota degli utili derivanti dalle esportazioni per risanare il debito contratto con organismi sovranazionali (il Fondo monetario internazionale) o imprese finanziarie. Questa quota era intorno al 20%: una percentuale molto più alta di quella richiesta in altri casi. Ad esempio, nel 1953 gli Alleati cancellarono l’80% dei debiti di guerra della Germania e pretesero solo il versamento del 3-5% degli utili derivanti dalle esportazioni per risanare il debito. E negli anni 1990, dopo la caduta dei loro regimi comunisti, chiesero solo l’8% ai paesi dell’Europa Centrale. […] I processi di trasformazione che rafforzano la base dell’attuale capitalismo avanzato sono quindi concentrati su «logiche estrattive» anziché sul consumo di massa. Il consumo di massa è ovviamente ancora importante, ma non è più la logica dominante, il che contribuisce anche a spiegare l’impoverimento delle classi medie e lavoratrici».
In questo quadro, la crisi “di rigetto” appare endogena al sistema e non a caso, in una recente intervista, il trader Lando Hoffman lanciava segnali di allarme: «Il mercato azionario sta diventando troppo centrale e si sta trasformando in un centro di gravità permanente per tutta la finanza, e che però non è in grado di assorbire la massa di risparmi in uscita dall’obbligazionario. L’equilibrio dei mercati finanziari era sostanzialmente garantito da una specie di equivalenza tra i risparmi generati dall’aumento delle masse monetarie e gli strumenti del debito. Adesso gli strumenti del debito sono assorbiti dalle banche centrali e quelli che rimangono sul mercato hanno rendimenti spesso negativi».
«Gli imprenditori col nero in Svizzera, la Porsche in garage e il fido in banca, i risparmiatori che cercano rendimenti dopati, i controllori deboli, i banchieri che estraggono valore ovunque. Oggi ci si indigna per l’ennesimo furto, ma il problema è globale. Il capitalismo estrattivo non salva nessuno. Tutto è a reddito: la terra, l’acqua, l’atmosfera, i saperi. Perfino gli affetti e le relazioni. Figurarsi se i piccoli risparmiatori possono restarne fuori…» – Tempesta a Nord-Est, I Diavoli

Debtocrazy - Un documentario di Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou sulla crisi greca

Leggi anche SALVIAMO IL CAPITALISMO O LA DEMOCRAZIA MUORE Intervista a Yanis Varoufakis

NEWSLETTER


Autorizzo trattamento dati (D.Lgs.196/2003). Dichiaro di aver letto l’Informativa sulla privacy.



LEGGI ANCHE: