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MONITOR


mar 7 giugno 2016

LA CRISI DELL’ESTREMISMO DI CENTRO

«Non sembra rimasto niente, pensa Philip, mentre smette di camminare e chiude gli occhi al calore dei primi raggi. Come niente rimarrà della presidenza Hollande: estrema propaggine dell’illusione centrista, la Terza via di Giddens, la morte delle socialdemocrazie e del Novecento. La morte del secolo da cui vengo, e quindi del mio tempo» – Philip Wade, La notte della classe media
7 GIUGNO 2016 – Le elezioni amministrative di domenica ci consegnano un quadro molto frammentato, all’interno del quale si conferma la crisi del cosiddetto estremismo di centro, fatta eccezione, forse, per Milano. Ognuno dei maggiori schieramenti si presenterà all’appuntamento del 19 giugno con nessuna solida certezza: nessuna forza, di governo o di opposizione, può dire di aver vinto ovunque e a farla da padrone è soprattutto il voto “anti-establishment”. Per i Cinque Stelle risultato positivo a Roma e Torino ma non a Milano; il centrodestra va bene a Milano ma male a Roma e Torino; per quanto riguarda il Partito Democratico, infine, una sorpresa positiva arriva dalla Capitale, dove riesce a raggiungere il ballottaggio, ma in contemporanea deve fare i conti con la débâcle di Napoli.
In sintesi, in tutte le grandi città gli elettori hanno espresso una maggioranza politica diversa con risultati, per dirla con le parole del premier Matteo Renzi, a macchia di leopardo. Sulle percentuali molto più alte delle aspettative raggiunte al primo turno da Virginia Raggi, hanno certamente influito l’inchiesta di Mafia Capitale e il fallimento della giunta Marino rispetto alle quali gli elettori si sono schierati in larga maggioranza per una discontinuità totale. A farne le spese è soprattutto il Partito Democratico che registra un calo di circa 10 punti percentuali rispetto alla precedente tornata e perde terreno nei Municipi, soprattutto della periferia romana. Allo stesso tempo resta molto deludente il risultato raggiunto dalla sinistra più radicale di Fassina mentre il centrodestra, con Giorgia Meloni, sfiora soltanto il secondo turno pagando pesantemente la scelta di presentarsi diviso.
In generale, scrive Flavia Perina su Linkiesta, “è l’ora dei terzi incomodi anti sistema” e il successo grillino è l’esempio italiano di un fenomeno europeo (vedi Francia, Austria e Gran Bretagna). Siamo di fronte ad un sistema “tripolare” nel quale emergono le “terze forze”, né di destra nè di sinistra. Sulla stessa linea l’analisi del professor Philip Wade del Birkbeck College: “Stiamo vivendo in tutto il Vecchio Continente un caos che ha profonde radici nel sistema economico e prende le forme di maggioranze fragili, Paesi ingovernabili, forze impolitiche che cercano rappresentanza per assaltare l’Unione europea“.”Nell’era del capitalismo estrattivo – prosegue – la politica diventa una guerriglia tra posizioni lontanissime, dove i centristi provano a operare una sintesi, una mediazione, senza riuscirci. Il futuro non sta al centro. Probabilmente ci spingerà in una terra ignota di aspri conflitti, dove la lotta alle disparità economiche e per il riequilibrio dell’ecosistema saranno cruciali”. Anche Lina Palmerini, sul Sole24Ore, si concentra sulla “notte della classe media” che sta determinando tutte le elezioni, europee ma anche americana: “Se è vero, come appare dai primi dati, che il Pd soffre nei quartieri più svantaggiati e mantiene la presa sul centro delle borghesie medio-alte, è evidente che quello sforzo di politica economica fatto finora da Matteo Renzi ha un difetto nella mira. Che non è stata così ampia da comprendere proprio quel ceto medio-basso che si voleva confortare dal punto di vista del reddito”.
Sullo sfondo i dati sull’affluenza, che si attesta su una media nazionale del 62,14% – in leggera flessione rispetto alle precedenti amministrative – parlano di una sempre crescente disaffezione da parte dell’elettorato rispetto alla quale Ilvo Diamanti, su Repubblica, rassicura: “Non c’è nulla di cui allarmarsi. L’astensione non è una minaccia che incombe sulla nostra democrazia. È, invece, fisiologica. Anche se, fino agli anni Novanta, in Italia votavano tutti… A Londra, di recente, è stato eletto sindaco il laburista di origine pachistana Sadiq Khan. Ha votato meno della metà degli aventi diritto. Ma a nessuno è venuto in mente di discutere legittimità del voto. Né il fondamento della democrazia in Inghilterra”.
«Nell’Occidente globalizzato, si dice, non può esistere più un centro vincente: troppo intense le forze centrifughe, troppo incapaci di sintesi i centri che riconoscono i conflitti senza più saperli governare» – La notte della classe media, I Diavoli

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