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MONITOR


mar 12 luglio 2016

IL VENTENNIO PERDUTO E LA «SFIDA MONUMENTALE» DELL’ITALIA

Sarà l’Italia del ventennio perduto quella che consegneremo probabilmente alle nuove generazioni

“E poi, in Italia, negli ultimi vent’anni avete perso la cosa più importante per un Paese: il senso della comunità. Avete esaltato l’io e il consumo di ciò che si possiede. Qui i ricchi si sono comprati squadre di calcio, da noi hanno costruito musei, ospedali, scuole. E sai perché ti devi incazzare? Perché tutto questo vi ha impedito di scoprire la ricchezza e la bellezza dell’altro. E così vi siete sentiti sempre più soli e sempre più poveri. Dovete tornare a condividere il bello. Dovete rinascere” Da “I diavoli” (Rizzoli 2014)
I rischi che restano sbilanciati al ribasso. L’economia che fatica a ripartire. La volatilità sui mercati che aumenta. L’incertezza che pesa sugli investimenti. Le prospettive di crescita che si fermano «appena sotto l’1%» quest’anno e «intorno all’1%» nel 2017. È una «sfida monumentale» quella che deve affrontare l’Italia, è questa l’amara diagnosi del Fondo monetario internazionale. La Brexit e il divorzio di Londra dall’Unione europea hanno innescato deflagrazioni a catena, ma il processo era già in corso. E adesso il Fmi taglia le stime per l’Italia, quella che è la terza economia più grande dell’eurozona, che nelle proiezioni di maggio prometteva una crescita dell’1,1% nel 2016 e dell’1,25% nel 2017. I dati sono contenuti in un documento allegato al rapporto annuale sul nostro Paese, che era già stato chiuso prima che gli effetti del Leavebritannico si concretizzassero.
Tre i fronti principali su cui intervenire, secondo il Fondo monetario internazionale: disoccupazione, bilanci delle banche e debito pubblico e la strada sarà in salita. «Le autorità si trovano di fronte a una sfida monumentale. La ripresa va rafforzata, in modo da ridurre più velocemente l’elevata disoccupazione. Bisogna creare dei sistemi tampone, risanando i bilanci delle banche e intervenendo sul debito pubblico», si legge nel documento. È una lunga stagione quella del debito pubblico italiano, stimato al 132,9% del Pil nel 2016 e al 132,1% nel 2017. Ma ora il debito è «molto alto e fonte di vulnerabilità», è «il più alto di tutta la zona euro; in percentuale al Pil è il secondo più alto dopo la Grecia». E ancora, per le banche i crediti deteriorati sono il vero problema: «Dall’inizio della crisi sono triplicati a 360 miliardi di euro alla fine del 2015. Il problema è pronunciato soprattutto per le sofferenze, che rappresentano la metà dei crediti deteriorati, che rallentano gli investimenti e la ripresa economica».
Sarà l’Italia del ventennio perduto quella che consegneremo probabilmente alle nuove generazioni. Nelle cronache saranno raccontati come i vent’anni di un Paese impantanato tra la crisi finanziaria del 2008 e la rincorsa a una crescita che praticamente non c’è. Prima del 2025 – sostiene il Fmi secondo quanto riportato da Reuters – l’Italia non tornerà ai livelli pre-crisi 2008: «L’Italia quindi probabilmente sperimenterà quasi due decenni perduti, mentre la proiezione per i partner della zona euro è di una crescita cumulativa di 20-25%».
Suonano come profezie, quelle del Fmi, che raccontano un’Italia in cui i salari reali cresceranno poco rispetto ai Paesi vicini. E il rischio, dicono da Washington, è quello di serie «implicazioni per l’emigrazione».
“Sarà una lunga notte per il tuo Paese. Ma lì fuori c’è un’intera generazione, quella dei tuoi figli, che deve partire, andare via” Da “I diavoli” (Rizzoli 2014)

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