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VISIONI


mar 5 giugno 2018

IL GIORNO CHE L’EUROPA SALVÒ IL MONDO-PT.2

Bene, ragazzi. Avete visto cos’è successo negli States con Lehman Brothers e la crisi dei mutui subprime. Avete visto persone che fino a pochi giorni prima dettavano legge nel mondo uscire dai grattacieli di Manhattan con misere scatole di cartone a contenere gli avanzi della loro vita. Ora immaginate che la stessa cosa sarebbe potuta accadere in Europa con la Germania. Quella che viene chiamata la locomotiva dell’Unione europea un giorno si sarebbe trasformata in un kamikaze: la sua funzione non era più di trainare gli altri vagoni, ma di voltarsi contro di loro, sfidarli a duello sul medesimo binario, e schiantarli. Ma non è accaduto, e al posto di questo incubo siamo oggi alle soglie di un mondo migliore.

La ministra della Difesa sorride, si rivolge al collega tedesco, fresco di nomina allo Sviluppo Tecnologico, dopo che il predecessore greco si è ritirato in seguito al ricevimento del Nobel per la Pace, e lo incalza: «Nove luglio duemilasei, una data storica… Per noi!». Il tedesco simula uno stupore esagerato: «Mmmmh, non ricordo. Parli della mail, vero? È successo altro?» «Tipo qualcuno con la maglia azzurra che alza qualcosa sotto il cielo di Berlino? Dopo che in semifinale abbiamo surclassato voi, i padroni di casa, con Grosso e Del Piero?» «Sì, forse hai ragione», ammette il tedesco, assumendo un’aria più seriosa. «Forse quel gol, ancor più del rigore in finale contro la Francia, ha contribuito a cambiare i destini dell’Europa. Ci siamo resi conto che non eravamo invincibili. Il nostro surplus commerciale avrebbe rischiato di danneggiare l’Unione e, a lungo andare, noi stessi. Le decisioni prese in quell’anno sono state determinanti, e le abbiamo prese anche grazie alla magia di tacco di Andrea Pirlo. E al piede sinistro di Fabio Grosso.»
DOCUMENTO 3
Collection de colloques et journées d’études.
Institut des Sciences Juridique & Philosophique de la Sorbonne.
Abstrait, 22/2010.
“Il surplus commerciale tedesco avrebbe potuto essere la crisi europea dei subprime.”
Bene, ragazzi. Avete visto cos’è successo negli States con Lehman Brothers e la crisi dei mutui subprime. Avete visto persone che –  fino a pochi giorni prima, digitando algoritmi sulla tastiera di un computer –  dettavano legge nel mondo uscire dai grattacieli di Manhattan con misere scatole di cartone a contenere gli avanzi della loro vita.
Nemmeno dieci anni prima avevate visto altre persone precipitare nel vuoto, dopo essersi gettate dalle altissime torri di Manhattan, che in quel caso erano le Twin Towers. Avete visto entrambe queste scene e vi hanno spiegato che erano altrettanto drammatiche, e che le conseguenze di quella triste uscita con le scatole di cartone potevano essere addirittura più deleterie, per il mondo tutto, di 9/11.
Bene. Ora immaginate che la stessa cosa sarebbe potuta accadere in Europa. E non mi riferisco agli attentati terroristici, non in senso stretto almeno, ma alle scatole di cartone, e al terrorismo in un senso più ampio.
In questo caso a uscire dall’Unione europea non sarebbero state qualche migliaia di lavoratori, ma decine e decine di milioni di persone, i cittadini di interi Stati, quelli della “periferia”.
A cominciare dalla Grecia. Sarebbe bastato non correggere il surplus commerciale della Germania, e avremmo assistito all’implosione della Ue. E qui veniamo al parallelo col terrorismo. Quella che viene chiamata la locomotiva dell’Unione europea si stava trasformando in un kamikaze: la sua funzione non era più di trainare gli altri vagoni, ma di voltarsi contro di loro, sfidarli a duello sul medesimo binario, e schiantarli. Una serie di provvedimenti, quali l’istituzione dell’unione politica, fiscale e bancaria, hanno neutralizzato il pericolo.
Ora, però, vi racconto cosa sarebbe successo. Vi racconto un what if, la storia possibile della Germania come la Lehman Brothers d’Europa.
Se non fosse stata fermata in tempo, avremmo avuto un’Europa a trazione tedesca, con Berlino leader esportatore che inonda delle sue merci gli altri Paesi i quali, in mancanza di autonomia valutaria, prigionieri della “gabbia” euro, sarebbero stati impossibilitati a svalutare.
La Germania avrebbe riciclato le eccedenze comprando il debito dei paesi in cui esporta. Risultato? Almeno cinque Paesi sarebbero usciti dall’Europa con le scatole di cartone in mano. Lo spiega beneil ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis.
In un’economia asimmetrica, infatti, i Paesi esportatori con la bilancia commerciale in attivo accumulano denaro nelle banche, che a loro volta finanziano i Paesi con la bilancia commerciale in passivo, che continuano a indebitarsi, finendo per stimolare con la loro domanda l’accrescere dell’offerta. È l’equilibrio delle vacche grasse.
Regge solo fino a che c’è crescita. Ma basta un granello di sabbia nell’ingranaggio – un container pieno di merci importate non ritirato, la rata di un mutuo non corrisposta – per creare una reazione a catena che blocca l’intero sistema.
Sarebbe successo questo in Europa, molto probabilmente in Italia, Grecia o Portogallo, nel 2009.
E qui veniamo al punto: come si è scongiurato che un ipotetico surplus commerciale tedesco mandasse in frantumi l’Europa?
La risposta è semplice: grazie al trattato di Atene del 1999 e all’inizio di un nuovo corso continentale che ha portato alla Carta di Magonza del 2007.
Con quel doppio passaggio sono state silenziate le sirene mercantiliste e si è realizzato un grande riformismo continentale, impedendo la creazione del cosiddetto “lavoro precario”.
Dopo l’unificazione, negli anni Novanta la Germania ha conosciuto un’inevitabile crisi che ha risolto durante il secondo governo del socialdemocratico Gerhard Schröder, di concerto con i sindacati.
Questa “modernizzazione” del mercato del lavoro tentava di scimmiottare inutilmente il modello inglese, senza però prevedere le tutele del vecchio welfare britannico, e si risolveva nella perdita di diritti e tutele per i lavoratori, nella facilità di licenziamento e in una serie di sgravi fiscali alle imprese che erano in netto contrasto con l’idea di un Paese membro di una Federazione come l’Unione Europea.
Questo piano, che nel breve ha portato un’enorme crescita entro i confini tedeschi, stava per essere imitato dal resto dei paesi UE, vogliosi di riformare il mercato del lavoro senza occuparsi delle tutele.
La Carta di Magonza del 2007 ha impedito sia il diffondersi a macchia d’olio di un esercito di lavoratori che vagavano senza garanzie per il continente, con in mano una scatola di cartone, sia la crescita unilaterale della Germania a dispetto degli altri Stati.
A Magonza si è evitato che la Germania diventasse la Lehman Brothers europea, che uno dei Paesi fondatori dichiarasse l’eutanasia del continente.

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