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lun 30 ottobre 2017

GENTRIFICATION SECURITARIA AD ATLANTA

Dall’assegnazione delle Olimpiadi in poi sulla città di Atlanta scende una pioggia di finanziamenti federali, statali, privati. E tutto cambia, nel tempo. Bisogna rifare il trucco alle zone più trascurate. I quartieri centrali, in particolare, e quelli orientali. E questo significa anche e soprattutto dare una svolta securitaria e istituzionalizzante al processo di gentrification.

Cabbagetown, Atlanta, GA, si formò intorno a un mulino per la produzione del tessile, il Fulton Food and Cotton Mill. Era l’ultimo quarto dell’Ottocento, al Sud la manodopera costava poco e gli investimenti industriali proliferavano. Nello stesso periodo, nella stessa città, nasceva la Coca-Cola.

Così a Cabbagetown confluiva una forza lavoro proveniente dalla Georgia settentrionale, dai monti Appalachi. Erano bianchi, poveri. Avevano origini scozzesi e irlandesi, coltivavano il cavolo negli orti davanti alle proprie case e lo usavano molto in cucina. L’odore che si spargeva diede forma al nome di “Cabbagetown”, secondo la ricostruzione etimologica più accreditata. Un’altra, meno derisoria, racconta di un camion che trasportava cavoli su queste strade, prima di ribaltarsi e disperdere il carico per tutto il quartiere.
L’evento che segna la storia recente di Atlanta è evidentemente l’assegnazione della sede delle Olimpiadi 1996. Quelle inaugurate da Muhammad Alì, quelle dell’attentato di un suprematista bianco che ucciderà due persone e ne ferirà oltre cento.
L’assegnazione viene annunciata nel settembre 1990. A quel punto sulla città scende una pioggia di finanziamenti federali, statali, privati. E tutto cambia. Bisogna rifare il trucco alle zone più trascurate. E questo significa anche e soprattutto dare una svolta securitaria e istituzionalizzante al processo di gentrification. I quartieri centrali, in particolare, e quelli orientali. Tra questi ultimi c’è Cabbagetown, dove circa duemila appartamenti di public housing vengono abbattuti, aggiungendo migliaia di sfrattati alle circa trentamila persone che non possono sostenere la generale impennata dei prezzi. Nel massiccio intervento di pulizia, circa novemila cittadini di Atlanta ricevono una arrest citation perché senza fissa dimora.
La gentrification della zona affonda però le radici in anni più lontani. Il mulino di Cabbagetown smise di funzionare nel 1977, dopo quasi un secolo di attività. Per gli abitanti le cose si misero male. La chiusura dell’impianto portò, oltre alla disoccupazione, anche la perdita di un riferimento identitario.
Le strade si riempirono di tossicodipendenti e alcolizzati. Eppure già a metà anni Ottanta, come osservava il «New York Times», sul quartiere si stavano posando le mani della speculazione. Perché godeva di un’ottima posizione in città, a due miglia dal centro. Perché aveva un affascinante sapore storico. E soprattutto perché, nonostante ciò, gli immobili a Cabbagetown costavano poco.

Gli agenti immobiliari si misero a caccia, i prezzi cominciarono a salire. Nell’arco di qualche anno, tra 1980 e 1984, i prezzi medi degli alloggi quanto meno triplicarono. Sul portico di una vecchia casa, a quel tempo, comparve una scritta: “We Shall Not Be Moved – Cabbagetown”. In realtà il displacement era solo all’inizio.
Un’alternativa poteva esserci. Molti residenti dell’epoca, almeno, la considerarono un’occasione mancata.
Subito dopo la chiusura del mulino, la Seaboard System Railroad propose un piano per mettere Atlanta al centro del suo traffico ferroviario. A Cabbagetown sarebbe stato costruito un impianto da 20 milioni di dollari per spostare carichi dai rimorchi degli autocarri ai vagoni merci. La proposta avrebbe portato lavoro agli abitanti e soldi per sistemare il quartiere, forse con meno brutalità e più dal basso. L’amministrazione cittadina rifiutò, aveva altri progetti per quella zona.
Oggi il quartiere è conosciuto per le attività di street-art, che gravitano intorno al Krog Street Tunnel. Ma non sembra esserci rapporto tra queste espressioni e la vivacità della scena musicale degli anni Novanta (il cosiddetto “Cabbagetown sound”) da cui per esempio uscì Cat Power.
La libertà da qualsiasi controllo superiore spezza, nel confronto, qualunque ipotesi di unico filo rosso artistico. Perché gli street-artist che dipingono il quartiere hanno il permesso, se non la committenza, di un’istituzione locale: il Wallkeepers Committee. Sono decorazioni, ingentilimenti. E sono perfettamente in linea con la nuova natura di questa zona. Addirittura un’agenzia immobiliare di Atlanta inserisce le passeggiate tra i murales come punto principale alla voce: “Cosa rende unica Cabbagetown”.
Oggi a Cabbagetown esiste una polizia privata, la Cabbagetown Reynoldstown Security Patrol (CRSP), formata da residenti del quartiere.
Girano per i brevi isolati e lungo le strette strade di Cabbagetown, con l’obiettivo di rafforzare il controllo delle forze dell’ordine regolari e così proteggere la comunità da azioni criminali. Nel sito ufficiale si sottolinea che la CRSP coinvolge anche agenti fuori servizio della polizia di Atlanta, autorizzati a compiere arresti.

Oggi il vecchio mulino è un complesso residenziale. La cosiddetta riqualificazione è iniziata nel 1997, vent’anni dopo la dismissione dell’attività industriale. Ne sono stati ricavati 505 loft, una parte in vendita (The Stacks) e un’altra in affitto (The Fulton Cotton Mill Lofts).

Il 14 marzo 2008 un tornado si abbatté sulla città di Atlanta. Imperverso per ventiquattr’ore e non causò vittime. L’ex mulino subì grossi danni, il tetto dall’edificio “E” venne strappato via.

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