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MONITOR


gio 22 febbraio 2018

GENTRIFICATION CLASSISTA A BRESLAVIA

Nadodrze è un quartiere di circa trentamila abitanti, subito a nord del centro di Breslavia, dove il fiume Odra si biforca. La sua specificità più evidente è la sopravvivenza di stili architettonici pre-bellici, dal momento che qui la Seconda Guerra mondiale è passata quasi senza lasciare danni. Nella percezione comune, Nadodrze è stata nel secondo Novecento un ricettacolo di povertà e microcriminalità, una zona dimenticata, lasciata a deperire senza investimenti. Dal 2005 l'amministrazione di Breslavia comincia a investire forte sul quartiere. Viene presentato «il primo grande sforzo per cambiare l’immagine di Nadodrze». La situazione sta cambiando in fretta, una gentrification classista sulla pelle dei meno abbienti.

La stazione Wrocław Nadodrze ha ancora la facciata coi mattoni a vista e il pavimento dai rombi bianconeri come una scacchiera. Esprime bene l’historismus di gusto prussiano che andava di moda nel 1868, l’anno dell’inaugurazione.
È qui che nel secondo dopoguerra sono arrivati i profughi dai territori che avevano smesso di essere polacchi.
Nadodrze è un quartiere di circa trentamila abitanti, subito a nord del centro di Breslavia, dove il fiume Odra si biforca.
La sua specificità più evidente è la sopravvivenza di stili architettonici pre-bellici, dal momento che qui la Seconda Guerra mondiale è passata quasi senza lasciare danni in confronto alle zone meridionali e occidentali. Buona parte dei suoi edifici, perciò, sono gli imponenti e caratteristici kamienice del XIX secolo, che dominano le strade di sampietrini.
Circa l’80% degli alloggi presenti a Nadodrze nel 2013, erano proprietà del Comune. La situazione sta cambiando in fretta.
Nella percezione comune, Nadodrze è stata nel secondo Novecento un ricettacolo di povertà, microcriminalità e piccolo artigianato, luogo di stigma e di forte tessuto comunitario. Una zona dimenticata, lasciata a deperire senza investimenti. Un posto per gli indesiderati, dove mancano i bagni privati e gli ubriaconi si buttano a dormire nei cortili.
Il punto di maggiore criticità è stato toccato negli anni Novanta, subito dopo il crollo del Muro, quando la dismissione delle politiche di Welfare ha dato una specie di colpo di grazia.
Dal 2005 l’amministrazione di Breslavia comincia a investire fortesul quartiere. Viene presentato «il primo grande sforzo per cambiare l’immagine di Nadodrze».
Ristrutturazione degli esterni dei palazzi, «cento all’anno» annuncia un responsabile del Comune, con il sostegno dell’Unione Europea. Creazione e modernizzazione di infrastrutture. Incentivi agli artisti per trasferire qui casa e bottega (affitti convenzionati a 4 złoty per metro quadro).
L’obiettivo chiaro è alzare gli standard dell’abitare, cambiare la tipologia di abitanti, e attrarre capitali privati.
Nadodrze diventa così il “simbolo della rinascita di Breslavia”, nel quadro del restyling con cui si vuole imbellettare la città. Nadodrze deve diventare un hub culturale, un luogo deputato a ospitare la scena alternativa della città, in opposizione al centro (Rynek). Ci si lancia in paragoni con Brooklyn e Friedrichshain.
Si punta insomma sulla trasformazione di un quartiere dalle forti tensioni sociali in una zona giovane, vivace, anticonformista. Le istituzioni invitavano a essere contro, a disobbedire artisticamente, il che sembra una contraddizione che porta poco lontano.
Certo, Breslavia non è New York né Berlino. Ma la nomina e il ruolo di capitale europea della Cultura 2016 (oltre agli Europei di calcio nel 2012 e ai World Games nel 2017) di certo ha calamitato attenzione, turismo, interessi.
A Nadodrze oggi modeste drogherie a conduzione familiare e malfamati locali dove giocare alle slot per tutta la notte si alternano a nuovi caffè e atelier di tendenza, e i suoi muri sono stati ingentiliti dalla street art.
Murales che hanno il permesso di decorare le case e richiamano i turisti con le macchine fotografiche. Non sono raffigurati solo personaggi iconici come Frida Kahlo e postmoderne elaborazioni di Mondrian, ma anche alcuni abitanti del quartiere vengono cristallizzati in ritratti all’aria aperta.
Quando il comune di Breslavia ha modificato, diciamo così, la destinazione d’uso del quartiere, non ha negato il rapporto diretto tra gentrification, l’aumento dei prezzi e l’espulsione della comunità che era stata Nadodrze. Al displacement si è pensato. La considerazione avanzata da una responsabile del Dipartimento per lo Sviluppo Economico è stata però di un semplicismo raggelante: «l’intero processo di gentrification durerà venti, trent’anni. Le persone qui hanno una certa età, quindi il ricambio della composizione degli abitanti avrà uno sviluppo naturale».
Le persone qui hanno una certa età perché sono in buona parte quei profughi che arrivavano dall’Est della Polonia nella stazione di Wrocław Nadodrze. Il costo degli alloggi e della vita è già cresciuto molto. La privatizzazione degli immobili di proprietà del Comune è in corso.
A tirare le somme, la rivitalizzazione del quartiere tanto sbandierata pare non essere che un colpo di mano per togliere le radici vergognose e ottenere l’attenzione dei capitali privati. Un allontanamento di quella marginalità che non può essere addomesticata dall’estetizzazione del popolare. Un’operazione che dismette il social housing, riempie le casse del Comune e scaccia i problemi sociali lontano dagli occhi. Come se fossero risolti.
Per approfondire:
W. Kębłowski, M. Lannuzel, B. Kováts, Revitalisation versus gentrification in contemporary urban studies. The case of Nadodrze, 2013.

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