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mer 1 novembre 2017

GATED “PANIC” COMMUNITY A LONDRA

L’obiettivo urbanistico dichiarato è avere finalmente anche a Londra una zona di Gated Community: comunità recintata, barricata dentro. Enclave di ricchi. La violenta e inconsistente barriera sociale che diventa tangibile. La separazione di una comunità per mezzo di un muro. Qui noi, là voi.

Nel 1850 i quaccheri William Bryant e Francis May si associano per importare in Inghilterra fiammiferi svedesi. Qualche anno dopo sono abbastanza forti da tentare un azzardo: mettersi a produrre in proprio. Lo stabilimento dove tutto ha inizio diventerà, a cavallo tra Ottocento e Novecento, la maggiorefabbrica di Londra. Si trova a ridosso del fiume Lea, nel quartiere di Bow, nel distretto di Tower Hamlets che è oggi un simbolo della gentrification della città.

Il luogo è celebre per il cosiddetto “Sciopero delle fiammiferaie” del 1888, portato avanti da centinaia di donne che ottennero condizioni di lavoro più umane. A organizzare e guidare lo sciopero era la pioniera del femminismo Annie Besant. Si rivelerà un evento decisivo per la storia del movimento sindacale.
La compagnia Bryant & May attraversa buona parte del Novecento. E lo stabilimento di Bow interrompe solo nel 1979 la sua attività, trasferita nei dintorni di Liverpool. All’apice della sua produzione, la fabbrica arriva a impiegare circa duemila persone.
Il Bow Quarter è costruito intorno alla fabbrica principale, progettata a inizio Novecento, un edificio a L di cinque piani in mattoni rossi. È un Listed Building, cioè un edificio protetto da speciali garanzie in quanto eccezionale per ragioni storiche, architettoniche o culturali. Difficilissimo alterarlo, impossibile demolirlo.

Intorno a questo si allungano edifici minori, sovrastati dalla Water Tower e dall’enorme camino. Un medaglione accanto all’elegante cancello in ferro battuto dice: BOW QUARTER 1991.

Nel 1988 parte l’operazione per ricavare alloggi signorili dall’ex fabbrica ormai in rovina. È uno dei primi interventi di riqualificazione in quell’East London che negli anni Ottanta e Novanta subisce trasformazioni profonde, fra il massiccio potenziamento dei trasporti pubblici e la riconversione a uso commerciale e residenziale-benestante dei docks e delle varie infrastrutture portuali.
Sicurezza, prezzi bassi da fase 1 della speculazione e un tocco d’archeologia industriale che soddisfi il target della giovane e colta middle class. Attorno a questi elementi nasce il Bow Quarter, con i suoi 714 appartamenti e 19 town house da acquistare o affittare.
In più, una piscina coperta e una palestra solo per i residenti, un minimarket (che nel 1998 offre champagne per festeggiare il sesto anno lì) e un bar-ristorante. Mancano la pista di pattinaggio e la piscina all’aperto che le prime brochure promettevano, lamenteràqualcuno.
L’obiettivo urbanistico dichiarato è avere finalmente anche a Londra una zona come il Greenwich Village newyorkese e il Quartier Latin di Parigi. Ma in un’isola felice, che metta al riparo da qualsiasi pericolo.
Vigilanza privata, telecamere a circuito chiuso, tessera per accedere al parcheggio sotterraneo. Un solido guscio che attutisca la presenza del mondo esterno. Anche sul piano dell’udito, ha spiegato una residente: l’autostrada e la metropolitana leggera, seppur vicine, qui non si sentono.
Gated Community, comunità recintata, barricata dentro. Enclave di ricchi. La violenta e inconsistente barriera sociale che diventa tangibile. La separazione di una comunità per mezzo di un muro. Qui noi, là voi.
Un fenomeno su scala mondiale, emerso con queste sembianze negli anni Ottanta, andato via via rafforzandosi con la crescita dell’inurbamento e delle disuguaglianze.
Proteggersi, sorvegliare, securizzare. Poco sorprendente, considerato che riguarda gli abitanti ricchi di una città che si percepisce sotto attacco.
 In un Paese dove in un decennio raddoppiano le abitazioni allarmate. In un Paese dove la regina fa installare panic room da seicentomila sterline nel Castello di Windsor e a Buckingham Palace.

A prenderla da un’altra angolazione poi, come ha osservato il «Financial Times» partendo dal caso di Bow, “un ambiente sicuro rappresenta agli occhi degli investitori la garanzia di un posto sicuro per i propri soldi”.

In vista delle Olimpiadi estive del 2012, nella pianificazione di misure antiterroristiche, il Ministero della Difesa aveva individuato il tetto della Water Tower di Bow come potenziale base per missili terra-aria. Buona parte degli abitanti non aveva avuto nulla da eccepire. Proteggersi, sorvegliare, securizzare.

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