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gio 9 marzo 2017

CRONACHE DAL DEEP WEB – PT. 3. PISTOLE 3D

La pistola in 3D che si può creare da casa e stampare. Si chiama “Liberator” e può averla chiunque. Anzi, nasce proprio per questo. La figura chiave si chiama Cody Wilson, statunitense, classe 1988. Intorno a lui nel 2012 è nata “Defense Distributed”, un'organizzazione volta a dare libertà d'accesso alle armi da fuoco.

La pistola 3D non si vede su uno schermo e con le lenti colorate. È apparsa nella serie tv “Gomorra” nel suo modello classico, “Liberator”, ma può averla chiunque. Anzi, nasce proprio per questo.
La figura chiave si chiama Cody Wilson, statunitense, classe 1988. Intorno a lui nel 2012 è nata “Defense Distributed”, un’organizzazione volta a dare libertà d’accesso alle armi da fuoco.
Affascinati dalle potenzialità delle stampanti 3D, quelli di “Defense Distributed” hanno raccolto qualche migliaio di dollari con un crowdfunding. Sono arrivati a un prototipo funzionante. E poi hanno deciso di rilasciare il progetto al mondo. Gratis.

Il progetto

Una volta diffuso, il progetto non poteva essere fermato. Internet non fa tornare indietro, non dà la possibilità di pentirsi. E Cody Wilson non sembra affatto pentito. Nel 2012 il magazine «Wired» lo ha inserito fra le 15 persone più pericolose al mondo, lui ha continuato sulla sua strada.
La stampante 3D realizza un modello tridimensionale a partire da un oggetto disegnato per mezzo di un software. Costa sempre meno, è sempre più diffusa
Basta quindi una connessione internet, l’accesso a una stampante 3D e il progetto “liberato” da Cody Wilson e i suoi. Ognuno può crearsi la propria pistola. E “Defense Distributed” non ha bisogno di registrarsi come produttore di armi da fuoco.

Caratteristiche di un’arma speciale

La pistola 3D standard non ha l’aspetto di una pistola, sembra un giocattolo o forse un’arma disegnata da un bambino.
Ora, le leggi americane prevedono una certa quantità di metallo nelle armi, perché siano rilevabili dai metal detector.
La pistola stampata in 3D è di plastica, fatta eccezione per una piccola quantità di metallo necessario al funzionamento, che però è troppo poca per essere rilevata. Lo stesso vale per il metallo contenuto nei proiettili.
Bisogna quindi necessariamente aggiungere un pezzo di metallo per rispettare l’Undetectable Firearms Act del diritto statunitense. Aggiungere o meno quel pezzo fa stare dentro o fuori dalla legge.

Una questione di diritto

La storia della pistola 3D e l’operazione condotta da “Defense Distributed” pongono diverse questioni che riguardano la filosofia e il diritto.
Stravolge l’accezione di arma da fuoco. Mette in fuorigioco l’Undetactable Firearms Act. Reinterpreta il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, quello che garantisce il diritto di possedere armi. Va in netta controtendenza rispetto alle misure restrittive di Obama in merito.
E fa domandare come il diritto possa regolamentare questo scenario nuovo. In quale passaggio deve intervenire: quando si spara con un’arma del genere, o quando si stampano le componenti della pistola 3D e le si assembla, o già quando si scarica il progetto?
La prima e la seconda tappa del viaggio qui e qui

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