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MONITOR


ven 20 maggio 2016

COPENHAGEN FASHION SUMMIT

20 MAGGIO 2016 – Si è appena conclusa la quarta edizione del Copenhagen Fashion Summit, che dal 10 al 12 maggio ha dato vita al più importante evento mondiale dedicato alla sostenibilità nell’ambito della moda. Si tratta di una conferenza biennale nata nel 2009 durante la COP15 sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite  e che è diventata nel tempo un appuntamento irrinunciabile per l’industria del fashion.  Con oltre 1200 partecipanti provenienti da 52 Paesi tra esperti, ONG, rappresentanti del settore, media e politici, si è discusso del futuro dell’industria tessile e della necessità di ripensare ad un modello di business e sviluppo capace di affrontare le crescenti sfide in materia di sostenibilità ambientale e sociale.
Tra gli ospiti, la principessa Mary di Danimarca, la fashion editor del New York Times Vanessa Friedman, il vice presidente degli Affari ambientali del brand eco-friendly Patagonia, Rick Ridgeway, e Eva Kruse, CEO del Fashion Institute danese e della Copenhagen Fashion Week. Tra gli altri anche Livia Firth, direttore creativo di Eco Age Ltd e fondatrice del Green Carpet Challenge, di cui pubblichiamo di seguito l’intervento sottotitolato in italiano. La Firth ha descritto quanto poco sia cambiato nella produzione di vestiti a basso costo prodotti nei paesi più poveri dopo la tragedia del Rana Plaza avvenuta nel 2013, nella quale persero la vita più di mille lavoratori del settore tessile.
«Sono ancora molte le forze sul mercato globale con grandi interessi nel mantenere lo status quo», ha dichiarato di fronte alla platea del Fashion Summit. «Vorrebbero farci credere che va tutto bene nella catena di approvvigionamento, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori del settore dell’abbigliamento. Purtroppo però, le cose non stanno così».
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