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ven 1 dicembre 2017

CINA-ITALIA: VIA DELLA SETA IN LOMELLINA

Nel maggio del 2016, Wang Qianming, vicepresidente del Pavia Calcio e delfino del potente imprenditore Zhu Xiaodong, entra a far parte del consiglio d’amministrazione e avvia i progetti per portare la Via della Seta in Lomellina, la regione del sud-ovest lombardo nota per le sue risaie e, ora, forse, per un ambiguo ma emblematico snodo commerciale tra Cina e Italia.

I cinesi si meritano tutto il successo che hanno. Come dicono loro, in Cina c’è uno che decide e tutti fanno, da noi invece tutti decidono e nessuno fa niente.
Così Mariagrazia Cucinotta, nel marzo del 2015, sintetizzava l’influenza salvifica del capitale cinese atterrato tra le nebbie della provincia pavese, linfa vitale iniettata in un tessuto socio-economico dilaniato dalla crisi.

Cucinotta si trovava a Pavia per le riprese del film cinese Magic Card, annunciato come un “action packed drama” tessuto intorno a una trama tutto sommato aderente alla realtà percepita da un territorio, la provincia pavese, fattosi bastione del localismo in salsa celtica della Lega Nord, dove la nebbia, l’abbruttimento e la malinconia, per almeno sei mesi l’anno, identificano un capoluogo di provincia meritevole di ben altra fama: Pavia, di cui Petrarca informava Boccaccio delle meraviglie già alla fine del quattordicesimo secolo, è ancora oggi un gioiello architettonico tardo medievale.
Una meraviglia che, nella pellicola, un imprenditore cinese senza scrupoli intende acquistare e mostrificare, radendo al suolo le botteghe del centro pavese in favore di un avveniristico centro commerciale, osteggiato dai commercianti locali: gruppo che Cucinotta, nel film, difende dalle angherie dell’insensibile imprenditoria cinese.
La produzione del film, rivelatosi al botteghino cinese un flop di dimensioni macroscopiche, era affidata all’imprenditore Zhu Xiaodong, proprietario del fondo di investimenti cinese Pingyi Shanghai che, nemmeno un anno prima, tramite l’intercessione di Wang Qiangming – già medico tradizionale cinese, attivo da anni nella mediazione tra aziende italiane e mercato cinese – si era guadagnato ampia copertura mediatica grazie all’acquisto della moribonda Associazione Calcio Pavia, la squadra cittadina affossata da milioni di debiti.

Zhu, all’epoca, prometteva un sogno di grandeur senza sconti, deciso a portare a Pavia “centinaia di migliaia di turisti” e nel giro di due anni, forti di un sostegno che in Cina già contava “50 milioni di tifosi”, traghettare il Pavia Calcio, squadra di media classifica in Lega Pro, prima in serie A e poi in Champions League, destinazione naturale del sogno cinese.

Un investimento da 15 milioni di euro, si pensava allora ingenuamente, di spiccata natura sportiva, apripista di operazioni di ben altro tenore che negli anni successivi hanno interessato le due squadre di Milano.

L’avventura calcistica pavese si arena bruscamente all’inizio della stagione 2015-2016, quando il Pavia perde con l’Alessandria lo scontro nei playoff per passare in serie B. Sconfitta che mette in fuga gli investitori cinesi e fa sfumare tutte le promesse fatte da Zhu alla tifoseria e alla città: niente “accademia del calcio” a Pavia per la formazione di allenatori e giocatori cinesi, niente nuovo stadio da 20mila posti, niente rilancio del brand “Pavia Calcio”, concepito con l’apertura di un negozio esclusivo in centro – Casa Pavia – chiuso per morosità dopo nemmeno 40 giorni di attività.

Minutosettantotto riporta una dichiarazione dell’ex calciatore del Pavia Dario Biasi che, assieme al resto della società, reclamava il pagamento di stipendi non corrisposti pari a 2,5 milioni di euro: “[abbiamo avuto] l’idea che fossero qui solo per Expo.”
Le trame del denaro cinese si sono rivelate decisamente più complesse.
Difficile determinare se si sia trattato di un obiettivo già nel radar dei cinesi, ma mentre Pingyi Shanghai cercava di sbarazzarsi del Pavia Calcio – venduto infine all’imprenditore romano Alessandro Nucilli, che ne decreterà il definitivo fallimento – sulle tribune d’onore dello stadio Fortunati, riporta «La Provincia Pavese», «è scoccata la scintilla» tra l’allora presidente del Pavia calcio Zhu e l’avvocato pavese Andrea Astolfi, tifosissimo del Pavia e presenza fissa sugli spalti assieme a Ferdinando Crovace, volto storico della destra pavese.
Astolfi è il presidente del Polo Logistico Integrato di Mortara, cittadina di 15mila abitanti a una manciata di chilometri da Pavia dove, nel 2009, era stato inaugurato un interporto destinato a mettere la Lombardia sud-occidentale – tecnicamente, la Lomellina – al centro del trasporto merci continentale su rotaia.
Su «La Stampa si legge»: “Così, tra marcite e allevamenti di oche, è nato nel 2009 l’Interporto da 700mila metri quadrati per iniziativa della Fondazione Banca del Monte di Pavia che ha messo sul piatto 87 milioni per creare dal nulla un polo logistico cresciuto fino a diventare, in pochi anni, uno dei top ten italiani per l’intermodalità ferro-gomma, con oltre 50mila container transitati ogni anno.”

A metà strada tra la zona industriale di Mortara, nota per il suo salame d’oca celebrato nel settembre di ogni anno durante la Sagra dell’Oca, e la località Ceretto Lomellina, dove poche centinaia di abitanti organizzano nello stesso periodo dell’anno la concorrente Sagra dell’Anatra cinquantamila container all’anno vengono qui smistati e trasportati lungo i corridoi europei di Lisbona-Kiev e Genova-Rotterdam.

L’occasione è ghiotta e per Zhu, evidentemente, la Champions League non vale un posto alla sontuosa tavola imbandita dalla Nuova Via della Seta di Xi Jinping.
Nel maggio del 2016, mentre è ancora vicepresidente del Pavia Calcio, Wang Qianming, entra a far parte del consiglio d’amministrazione dell’interporto in qualità di “uomo di Zhu” e, assieme ai tifosi Astolfi e Crovace – vicepresidente dell’interporto –, iniziano i progetti per portare la Via della Seta in Lomellina.
Un anno e mezzo dopo, martedì 28 novembre, sarebbe partito da Mortara il primo treno merci diretto a Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, che in 18 giorni di viaggio attraverso Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Bielorussia, Russia e Kazakistan, trasporterà il primo carico di merci Made in Italy giunto su rotaia nella Repubblica popolare cinese.

La partnership tra l’interporto e la cinese Changjiu Logistics intende tenere il ritmo di due treni settimanali, carichi di prodotti italiani, che trasporteranno dall’Italia alla Cina macchinari, mobili, piastrelle e, soprattutto, automobili, tornando con computer e prodotti per la casa realizzati in Cina.

Tutto su rotaia, risparmiando fino a dieci volte rispetto al trasporto aereo e abbattendo del cinquanta per cento i tempi del trasporto marittimo.

All’inaugurazione della tratta, festeggiata da un taglio del nastro nella tipica cornice lugubre delle mattinate invernali lomelline, le trombe e i tromboni della banda del paese suonano, ci piacerebbe poter scrivere “a festa.”
Tutto intorno, un pubblico di incanutite personalità della Lomellina si scambia sguardi tra il compiaciuto e lo stupito, in una scena degna di una cinematografia neorealista distante anni luce dalle aspirazioni cinematografiche cinesi di Cucinotta: un plotone di umarell in cappotto che salutano decine di container diretti in Cina.
Alla Sagra dell’Oca del 2018 ci sarà di che parlare.

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