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MONITOR


lun 21 agosto 2017

CANTIERI DI GENTRIFICATION A ISTANBUL

Gaziosmanpasa conta mezzo milione di abitanti ed è costituita da tre distretti. Siamo nella parte europea della città, a una decina di chilometri da Piazza Taksim e dal corso commerciale di İstiklal Caddesi. A guardarlo oggi, Gaziosmanpasa è a buon punto ma non è ancora arrivato al pieno compimento del processo. Si può considerare come uno dei principali cantieri di gentrification di Istanbul.

Dal maresal ottomano Gazi Osman Pasa, eroe della difesa della città balcanica di Pleven (nell’attuale Bulgaria) durante la guerra russo-turca del 1877/78, prende il nome una municipalità settentrionale di Istanbul.
È una contrazione del suo nome e cognome, in realtà: Gaziosmanpasa. Conta mezzo milione di abitanti ed è costituita da tre distretti (Gaziosmanpasa, Sultangazi e Arnavutköy). Siamo nella parte europea della città, a una decina di chilometri da Piazza Taksim e dal corso commerciale di İstiklal Caddesi. Balcanici (principalmente della Jugoslavia e della Tracia greca e bulgara) sono anche i rifugiati che negli anni Cinquanta, su impulso del governo Menderes, urbanizzano il territorio di Gaziosmanpasa fino ad allora lasciato al pascolo. A questi si aggiungono migranti rurali, attratti dalla prossimità dei quartieri di Eyüp e Rami che vanno industrializzandosi, dove loro possono trovare lavoro come operai. Negli anni Settanta e Ottanta un’altra ondata migratoria, dalla Turchia orientale, modifica ulteriormente la composizione della zona. Intorno, Istanbul. Che dal milione di abitanti del 1950 passa ai 5 milioni del 1980. E raggiungerà i 14 milioni nel 2014.
In una metropoli complessa e dalle dinamiche urbanistiche in trasformazione, il caso di Gaziosmanpasa mostra come in Turchia siano in atto processi del tutto simili a quelli che conosciamo.
Gated communities, isolati buttati giù e ricostruiti, ricambio della popolazione con aumento dei prezzi e conseguente displacement.

Questo è stato un luogo di marginalità, almeno fino a tutti gli anni Novanta. Nel tempo ci sono andati a vivere i rifugiati balcanici, i migranti dalle campagne turche, la comunità rom. Luogo famigerato e periferico. Oggi sta cambiando. Nel corpo, con le nuove costruzioni che vengono tirate su. E nell’identità, con una tipologia di residenti completamente diversa da quella che Gaziosmanpasa ha sempre conosciuto.
Il termine turco gecekondu significa letteralmente “nato in una notte”. Indica una costruzione abusiva a scopo abitativo, una baracca come quelle che hanno riempito i sobborghi delle città turche e di Istanbul in particolare.
Fino a poco tempo fa, Gaziosmanpasa è stata la seconda zona di Istanbul più fitta di gecekondu. Poi è intervenuta l’amministrazione pubblica, in particolare il Toplu Konut İdaresi (TOKI), una sorta di agenzia immobiliare sostenuta dal governo, istituita nel 1984 per occuparsi dell’abitare e del rinnovamento urbano.
Nell’approcciarsi alla realtà di Gaziosmanpasa, il TOKI puntava a smantellare il sistema dei gecekondu e fare in modo che nuovi alloggi fossero accessibili.
La prima parte ha avuto luogo, tra le proteste di chi doveva lasciare l’abitazione e le complicazioni dovute alla frequente assenza di atti di proprietà. Chi veniva sgombrato riceveva una sorta di buonuscita, commisurata alla documentazione prodotta riguardo la proprietà dell’immobile demolito.
La seconda parte è venuta meno: oggi ben pochi complessi abitativi del TOKI sono destinati alla fasce deboli della popolazione.
E se pure assistiamo a una convivenza di residenti di basso reddito e benestanti, il carattere misto di Gaziosmanpasa sembra solo transitorio. La maggior parte degli interventi, che fossero di demolizione e ricostruzione o di rinnovamento dell’esistente, si è rivolta a ceti medi e upper-class. Sono stati realizzati con capitale misto pubblico-privato, ma nel tempo la tendenza del pubblico sembra essere quella di defilarsi, man mano. Iniziare il processo, lasciarlo alla speculazione privata quand’è in corso, defilarsi. Un meccanismo che a Istanbul si è visto anche altrove, in particolare nei quartieri di Tarlabaşı e Sulukule.
A Gaziosmanpasa nascono complessi residenziali separati dal resto della zona, vere e proprie gated communities in cerca di distinzione, all’inseguimento di separazione e autosufficienza. E insieme ai nuovi abitanti arrivano, in fretta, i servizi per soddisfarne le esigenze. Scuole, ospedali (privati), centri commerciali.
Le due scuole pubbliche accettano l’iscrizione dei soli bambini residenti nelle gated communities del quartiere. Una delle due ha vinto un premio che si chiama “Bandiera bianca” per essere risultata la scuola più pulita del distretto. Decoro e pulizia, si direbbero le parole d’ordine, a esibire quanto si scaccia lontano lo stigma che pesava sul vecchio quartiere.

Sui recenti stravolgimenti abitativi di Gaziosmanpasa ha pesato anche il rischio sismico. Il sistema dei gecekondu era evidentemente lontano dagli standard di sicurezza. In Turchia il terremoto dell’agosto 1999 aveva fatto quasi ventimila morti, distrutto o seriamente danneggiato circa trecentomila abitazioni. Da allora si susseguirono una serie di misure per riqualificare zone come Gaziosmanpasa, finché non si arrivò alla legge di Rigenerazione Urbana del 2012, volta a prevenire disastri e a sanare una situazione considerata al limite. Legge che sollevò violente critiche per come, attraverso la logica della demolizione e ricostruzione, operò sgomberi e displacement, seguendo una logica che ha fatto parlare di “gentrification pianificata”.
A guardarlo oggi, Gaziosmanpasa è a buon punto ma non è ancora arrivato al pieno compimento del processo. Si può immaginare come un cantiere di gentrification.
Nel 2016 gli studiosi Defne Kadıoğlu Polat e Çetin Çelik segnalavano l’esistenza di almeno venti progetti di alloggi di lusso portati avanti nel quartiere. Più o meno nello stesso periodo un responsabile istituzionale del piano di Rigenerazione, Gürsel Öngören, non aveva dubbi: le case che oggi qui vengono vendute a 1.000 dollari per metro quadro, arriveranno s 25.000 dollari. E aggiungeva: “Gaziosmanpasa competerà con Londra e Parigi”.

Per approfondire: Z. A. Gökşin, Y. E. Yazıcı, E. Töre, The Origins, Processes and Emerging Outcomes of Neighbourhood Redevelopment in Gaziosmanpaşa, Istanbul, «Athens Journal of Mediterranean Studies», 2016

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