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MONITOR


ven 9 giugno 2017

DISUGUAGLIANZE E GENTRIFICATION A BRISTOL

Piccola storia d'Inghilterra e di chi ha deciso di investire per ricomporre le conseguenze sociali delle disuguaglianze. «Pianificare uno sviluppo che non include alloggi accessibili ha un impatto. Non è un atto neutrale. La gentrification distrugge le comunità, cambia l'aspetto e il sentire della città, e ne riduce la diversità».

Nel quartiere di Montpelier, a Bristol, tra il 2011 e il 2016 il prezzo degli immobili è cresciuto del 40%. Quaranta per cento, in cinque anni. Nulla del genere si è verificato nel Regno Unito, fuori da Londra.
Questo dato statistico non è isolato: a Bristol sta succedendo qualcosa. Nei valori immobiliari ma soprattutto nel ricambio della composizione sociale. E sta succedendo in diverse parti della città. Qui vengono a vivere giovani famiglie, creativi attratti dai riflettori puntati, professionisti che non possono permettersi i prezzi di Londra. La coolness sta cambiando anche la percezione della città, facendo trascurare il suo passato strettamente legato all’industria e al porto fluviale.
Per conoscere le profondità del Regno Unito, le sue disuguaglianze e le sue rimozioni, forse è interessante studiare questo caso. Dove una specie di magma copre i quartieri un tempo famigerati, sforzandosi di cancellare le tracce di povertà e spingendo gli untori fuori città.
Tra le dieci città più popolose del Regno Unito, Bristol sembra destinata a crescere. Di certo ha effettuato una trasformazione radicale nella composizione dei suoi abitanti. Perché da alcuni anni questa città sul fiume Avon attira tipi di persone che un tempo non si sarebbero avvicinati, contestualmente all’espulsione della parte indesiderabile di chi l’ha abitata a lungo.
A Bristol sono cresciuti musicisti come i Massive Attack e Tricky, i Portishead e Roni Size, emersi negli anni Novanta e rappresentanti della vivacità culturale di questa città. A legare gli esponenti del “Bristol Sound” non era tanto un genere specifico quanto la spinta che veniva dall’underground.
Da quel che si sa anche Banksy, uno dei più famosi street-artist del mondo, è nato a Bristol. E diverse sue opere sono sparse per la città. La più importante è probabilmente quella che ha realizzato al civico 80 di Stokes Croft, il murale del 1999 dal titolo The Mild Mild West, che più avanti qualcuno avrebbe minacciato di mettere sotto vetro, per difenderlo da atti vandalici… Perché la situazione è cambiata, rispetto a quando si dipingeva illegalmente sulle facciate vittoriane di Stokes Croft: oggi i graffiti sono diventati uno sfondo suggestivo, fotografato dai turisti. Anzi, dal 2008 l’amministrazione cittadina organizza l’Upfest, un festival d’arte urbana dedicato agli street artist.
Nei quartieri ex popolari che qui prendiamo in esame, la situazione diventa critica nel secondo dopoguerra. Ma il peggioramento delle condizioni, e la stigmatizzazione che ne consegue, sono progressivi fino all’apice degli anni Settanta: disoccupazione, case popolari in pessimo stato, tensione nei rapporti tra le minoranze (soprattutto africane e caraibiche) e la fascia benestante della città.
Nella storia recente di Bristol, il magma ha iniziato a scorrere a Montpelier. Che nel secondo dopoguerra era il posto dove andavano a vivere gli immigrati (soprattutto polacchi e italiani) ma già negli anni Ottanta iniziava a essere un quartiere piuttosto benestante, alternativo e bohémien. Si orientava ai ceti medi creativi, ai quali offriva eleganti case georgiane dai prezzi accessibili.
Il magma si è poi spostato, negli anni Novanta e soprattutto negli anni Zero, dalle parti di Stokes Croft. Che non è solo una strada, come abbiamo visto, ma il cuore di un’esperienza che negli anni Novanta si proponeva di fare contro-cultura ed esaltare la libertà espressiva. C’era la musica, c’era l’arte, c’erano gli spazi occupati. Oggi la zona è satura di ristoranti vegetariani e biciclette a ruota fissa, e qualcuno inizia a sostenere che avrebbe esaurito il suo hype. Il magma pare dirigersi verso una nuova strada trendy: Old Market, il cosiddetto “Gay Village di Bristol”, nel quartiere orientale di St Philip’s.
Il più grosso cortocircuito però si è verificato altrove.
Nel 1980 a St Paul’s si solleva una rivolta: la polizia entra nel malfamato Black and White Café, frequentato dalla comunità caraibica di Bristol, una delle più colpite dalla crisi degli anni Settanta. Ne nasce uno scontro lungo e violento, che prosegue in strada e si conclude con 25 feriti e 130 arresti.
Se ancora negli anni Novanta su St Paul’s pesava una forte stigmatizzazione, oggi è un quartiere in marcia verso la gentrification. Di Portland Square si vede il quadrilatero dei palazzi e il cerchio del giardino nel mezzo, non più il passato da grosso centro di spaccio e prostituzione. La gentrification ha avuto un impatto evidente ma il displacement sembra incompiuto: sono ancora molti gli abitanti storici che vivono qui.
Nel 2004, comunque, il Black and White Café è stato chiuso. E nel 2006 un gigantesco centro commerciale è stato inaugurato a quattrocento metri da Portland Square.
Il sindaco di Bristol, Marvin Rees
Pare davvero notevole che dietro ad alcuni luoghi di socialità di queste zone gentrificate ci sia la LoveBristol Church, che al tempo stesso è una chiesa e una Charity senza scopo di lucro. Con l’intento dichiarato di salvaguardare lo spirito comunitario del luogo, la LoveBristol Church è proprietaria di alcuni spazi di co-working, un forno (“LoveBristol Bakery”), un negozio dell’usato e un mercatino d’arredamento di seconda mano. Rigenerazione dello spirito e rigenerazione della città.
C’è anche la resistenza. Nel 2011 a Stokes Croft va in scena un duro scontro fra la polizia e manifestanti che si oppongono all’apertura di un punto vendita di Tesco, colosso della grande distribuzione che minaccia gli esercizi commerciali locali. «La strada appartiene a noi», dice lo slogan. Banksy dà il suo appoggio, mettendo in vendita un’edizione limitata di un suo lavoro e cedendo i compensi a gruppi che guidano la protesta. Tra questi c’è PRSC (“The People’s Republic of Stokes Croft”) che ha lo stesso intento dichiarato della LoveBristol Church, difendere l’identità della zona, ma portando un’offensiva contro i meccanismi di gentrification.
Più o meno nello stesso periodo, gli abitanti di Bristol iniziano a opporsi alla riconversione di una storica fabbrica produttrice di cioccolato in un comprensorio di appartamenti. Una battaglia ancora in corso, perché il magma non copra davvero tutte le tracce.
Marvin Rees è un giovane politico del partito laburista, ha origini giamaicane e ha trascorso una parte dell’infanzia a St Paul’s. Poco tempo fa, a ridosso delle elezioni comunali di Bristol, diceva: «Pianificare uno sviluppo che non include alloggi accessibili ha un impatto. Non è un atto neutrale. E se diventerò sindaco mi troverò a dover spendere per ricomporre le conseguenze sociali della disuguaglianza».
Nel maggio 2016 è diventato sindaco. Una delle sue prime iniziative è stata l’istituzione di una commissione per monitorare il processo di gentrification a Bristol. «La gentrification distrugge le comunità», ha detto «cambia l’aspetto e il sentire della città, e ne riduce la diversità».
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